Capitolo 10

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Per la maggior parte del tragitto di ritorno alla fattoria, Ember e Aidan rimasero in silenzio. Il tempo era lentamente peggiorato e le nuvole bianche che quella mattina erravano nel cielo, ora si erano addensate e lo stavano oscurando.

Aidan si era chiuso come un riccio in sé stesso, ed Ember, senza nessun reale motivo, si sentiva la causa di quel momento imbarazzante. Camminando silenziosamente accanto a lui continuava a domandarsi cosa potesse essere successo di tanto importante da renderlo così inaccessibile.

Ho fatto uno stupido errore, si rimproverò Aidan silenziosamente.

Immerso nei suoi ragionamenti aveva iniziato a camminare con falcate lunghe e cadenzate, puntando lo sguardo sul terreno che scorreva veloce sotto i suoi piedi.

La parte selvaggia di lui lo aveva spinto istintivamente e stupidamente a un atteggiamento sconsiderato. Se lei avesse fatto domande, lui avrebbe risposto con sincerità, ma prevedeva quasi per certo la conseguenza di questa scelta.

Lei lo avrebbe allontanato.

Come ho fatto a essere così sprovveduto!

Continuava a ripensare al dialogo avuto con il capo branco dei GigantsWolfs e alla sua ultima domanda senza trovare una risposta alternativa. Sì, era complicato perché la diffidenza, la paura del diverso portava spesso a un atteggiamento di discriminazione.

Da quando era bambino si era abituato a stare da solo. Non si ammalava mai, almeno non delle classiche malattie degli esseri umani. Non si feriva quasi mai e, le rare volte che succedeva, la guarigione era troppo veloce. Questi particolari e altri ancora lo rendevano agli occhi degli uomini un essere da detestare o da invidiare. Comunque fosse, erano sentimenti negativi che, nel tempo, gli avevano fatto preferire la solitudine.

Dancan gli diceva che: l'uomo arrogante, ignorante e crudele era la specie più pericolosa esistente. L'unica tra le specie animali che avrebbe portato all'estinzione di tutto, anche di sé stesso.

Con il passare degli anni Aidan aveva capito che anche tra quella specie, di cui lui per metà faceva parte, vi erano esseri come Dancan con cui valeva la pena interagire e collaborare e rispettare. In fondo neanche i draghi erano privi di difetti. Quale essere vivente senziente lo era? Se esisteva, doveva ancora scoprirlo.

Comunque, aveva imparato, in giovane età, in fretta, a tenere nascosta la sua natura e le sue capacità. L'uomo era l'animale che faceva più fatica ad accettare la diversità.

Nonostante si sentisse irrimediabilmente legato ad Ember, era cosciente del fatto che, molto probabilmente, lei lo avrebbe potuto rifiutare, anche solo come amico se fosse venuta a sapere chi lui fosse veramente.

Per la prima volta nella sua vita avrebbe voluto essere solo un uomo.

Neanche la solitudine patita da bambino o le cattiverie ricevute lo avevano spinto a desiderare una cosa simile. Semmai era successo esattamente il contrario.

Il cielo e la terra ormai erano ricoperti da un unico velo di pioggia fitta.

Aidan, nonostante fosse a torso nudo, non sentiva freddo grazie alla capacità di regolare la temperatura del corpo a seconda della necessità. La pioggia cadeva su di lui a ritmo costante, scivolando sul suo corpo in rigoli che gli solleticavano la pelle.

Alzò lo sguardo su di lei.

Camminava al suo fianco, adattando la velocità del passo al suo, senza neanche una lamentela. Stava fissando la strada davanti a lei e immersa nei suoi pensieri non sembrava preoccuparsi della pioggia che la bagnava. Non sembrava allarmata, ma solo assorta in qualche ragionamento come evidenziavano le lievi linee corrucciate della fronte. Aidan sperò intensamente che non stesse rivalutando la loro collaborazione dopo quello che aveva visto.

La stirpe dei DraghiTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang