Capitolo 6 - Pranked

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Mavis

Se qualche settimana fa qualcuno mi avesse detto che avrei scritto canzoni per una band formata da quattro ragazzi (che avevano più l'aspetto di quattro fotomodelli), probabilmente gli avrei tirato un rastrello in testa e sarei scappata in Messico.

Eppure eccomi qui, seduta sulla panchina del giardino sul retro, a discutere di rime e figure retoriche con Aiden Wilson - meglio conosciuto come la mia versione terrena di Leonardo Di Caprio.

Erano ormai due giorni che ci incontravamo lì di pomeriggio - Aiden con la sua chitarra acustica ed io con il mio fedele quadernino a fiori. Avevamo entrambi concordato sul fatto che sarebbe stato meglio finire prima la melodia e poi iniziare il testo, in modo che il tutto mi sarebbe risultato più facile. Ma, a causa di ciò, la stesura della canzone stava richiedendo più tempo del previsto, perché i ragazzi non erano ancora riusciti a trovare una melodia che si adattasse al nuovo stile soft rock della band.

Proprio per questo io ed Aiden eravamo stati costretti (mi piaceva vederla come una costrizione, nonostante per me fosse il contrario) a passare ogni istante, degli ultimi due giorni, insieme. E la cosa non era certo sfuggita alla mia famiglia.

Si erano ormai tutti convinti che io ed Aiden fossimo una coppia e che ci incontrassimo ogni giorno su quella panchina per pomiciare. Come se avessi il coraggio di baciarmi apertamente con un ragazzo proprio nel giardino di casa mia.

Comunque sia, il fatto che Chris avesse spifferato a tutti quello che aveva visto in biblioteca, non aveva fatto altro che alimentare il fuoco e ci mancava poco che la mamma iniziasse a scegliere la stoffa per il mio vestito nuziale. Era già perdutamente innamorata di Aiden. E io dovevo ancora capire se la cosa mi andasse a genio oppure no.

"Secondo te la melodia dovrebbe essere lenta e delicata oppure aspra e ritmata?" Chiese Aiden ad un certo punto, tamburellando la matita sul foglio di carta sui cui aveva abbozzato alcuni accordi. Sulla fronte, nello spazio vuoto tra le sopracciglia, gli si formava sempre una piccola 'V' ogni volta che era concentrato.

E avevo avuto modo di vederlo concentrato parecchie volte, in questi ultimi giorni.

Ma al momento non avevo voglia di riflettere sul perché avessi iniziato a notare quelle piccole cose.

"Non lo so Aiden, il mio cervello ha esaurito tutto il carburante, per oggi," gli risposi, sbuffando stancamente e facendo ricadere la testa fra le ginocchia piegate.

Sentii Aiden ridacchiare. "Okay, lo capisco, sei stanca. Possiamo fare una pausa, ma dopo dobbiamo assolutamente trovare un tema per la canzone."

Rialzai il capo e lo guardai. La forte luce del pomeriggio gli rischiarava i capelli fin quasi a farli diventare di un biondo scuro, mentre gli occhi blu come l'oceano sembravano brillare di luce propria mentre si fissarono nei miei.

Aiden era bello - bellissimo. Forse anche troppo per me.

Scossi la testa e spostai lo sguardo verso la piscina alle mie spalle. "Stiamo lavorando al brano da due giorni interi, e l'unica cosa che sono stata in grado di scrivere è stato il nome della band, al centro della pagina. So che volete comporre prima la musica, ma non ho in mente nessuna idea per il testo. Sono bloccata, letteralmente. Forse dovresti trovare qualcun altro."

Ero scoraggiata e confusa. Probabilmente perché volevo aiutarlo, ma avevo troppa paura di non esserne all'altezza. E perché quasi certamente lui iniziava a piacermi e io avevo paura di non essere alla sua altezza.

Tutto questo mi faceva imbestialire perché non mi ero mai sentita tanto insicura in vita mia. Mai.

"No, voglio te."Aiden parlò con risolutezza, facendomi voltare di scatto la testa verso di lui. Strabuzzai gli occhi e socchiusi le labbra.

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