Capitolo 11 - Another Almost

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Aiden

Colin stava fissando una mela. Una mela rossa, per la precisione.

Quando ero entrato nella mensa, quella mattina, e lo avevo visto chino sul suo vassoio avevo pensato che fosse intento a leggere qualcosa. Ma poi mi ero avvicinato e mi ero accorto che se ne stava semplicemente lì, a fissare una mela - come se questa possedesse le risposte ai grandi interrogativi dell'universo.

Mi sedetti di fronte a lui e inclinai la testa, facendo passare lo sguardo tra lui e la mela, la fronte aggrottata. "Colin? Ti senti bene, amico?"

Il suo sguardo non si staccò nemmeno per un secondo dal frutto. "È colpa di una fottutissima mela."

Okay, adesso iniziavo a spaventarmi. "Si può sapere di che diavolo parli?"

"Deve essere questa la punizione di Dio. Sto pagando la colpa di un mio antenato. E tutto questo perché Adamo doveva per forza mangiarsi quella fottutissima mela." Sembrava sinceramente arrabbiato, visto come fissava con odio il frutto.

Restai a fissarlo per qualche istante, indeciso su cosa sarebbe stato meglio fare. Alzarsi dalla sedia e allontanarsi di soppiatto oppure chiamare l'ospedale psichiatrico più vicino? Non lo sapevo. "D'accordo bello, ora ti rilassi, fai un bel respiro, e la smetti di sparare cazzate."

Colin sospirò e si lasciò ricadere sullo schienale della sedia. "Stamattina ho finalmente trovato il coraggio di rivolgere la parola a Sheila."

Spalancai gli occhi. Cavolo, quella sì che era una sorpresa.

Il mio amico andava dietro a Sheila dalle elementari e non era mai riuscito a rivolgerle nemmeno un saluto. Sapevo che farla entrare nella band avrebbe fatto smuovere la situazione.

"Era ora, cazzo. Sei un grande, amico," mi sporsi per dargli una pacca sulla spalla, "le hai chiesto di uscire?"

Colin si poggiò una mano sulla fronte e assunse un'espressione sconfitta. "Ma magari, non me ne ha nemmeno dato il tempo! Mi sono avvicinato e le ho detto 'ciao', e due secondi dopo era già scappata a gambe levate lungo il corridoio. Adesso mi evita come se avessi la peste!"

Strinsi le labbra per trattenere le risate. Magari Colin non era esattamente un asso nel rimorchiare le ragazze, ma Sheila era addirittura scappata via?

C'era un non so che di comico in quella situazione.

"Dai, ridi pure, lo so che vuoi farlo. Tanto la mia vita è già abbastanza miserabile così." Mi disse, sospirando teatralmente.

Alzai gli occhi al cielo. "Dai, adesso non fare la femminuccia, Colin. Magari Sheila ha solo paura ad, uhm... impegnarsi. Non la vedo quasi mai interagire con i ragazzi. " Tentai di consolarlo.

Ora che ci pensavo era raro vedere Sheila parlare con un ragazzo. Anche con me si limitava a qualche cenno del capo o a monosillabi, per il resto cercava sempre di mantenere le distanze.

Era dal primo superiore, quando stava con quel Logan Steinfeld, che non la vedevo frequentarsi con qualcuno.

"Tu credi?" Mi chiese Colin con sguardo quasi speranzoso.

Era proprio cotto.

"Sì certo, magari devi darle i suoi spazi. Sai, fare le cose con calma."

Colin annuì con forza. "Giusto, hai ragione. Darle spazio, posso farlo."

Ma ormai non lo stavo più ascoltando. La mensa aveva iniziato ad affollarsi, tuttavia i miei occhi trovarono immediatamente quelli di Mavis non appena fece il suo ingresso. Le sorrisi e lei ricambiò, abbassando subito dopo la testa con le guance rosse. Il suo amico occhialuto era di nuovo di fianco a lei e provai una punta di fastidio quando le diede un colpetto sulla spalla per indicarle un tavolo libero.

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