Capitolo 4 -Ombre notturne-

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La desolazione pervadeva il campo di battaglia: in tremila erano caduti, anche se l'obiettivo era stato raggiunto e gli avversari erano stati dimezzati, tremila vite di compagni erano state troncate. Il fumo bianco si era gradualmente diradato, mostrando quel misero scenario.

Awryn camminava con le braccia che oscillavano attorno al il corpo, spoglia di ogni volontà di movimento conscio. Di nuovo sentiva quell'odore di morte: non l'odore della putrefazione, ma quello dello zolfo della polvere esplosiva, l'esalazione ferrigna del sangue versato sulla neve bianca. Di nuovo vedeva le lacrime di chi scopriva la realtà della guerra per la prima volta nella perdita di un compagno, ancora una volta assisteva allo sfilare dei corpi di giovani uomini, distesi nel sudario ceruleo della loro prematura dipartita.

Dentro di sé, da qualche parte, seppe perché era tornata in mezzo a quella scempia visione, perché si stava costringendo a guardare: ciò che era davanti ai suoi occhi doveva servirle da monito ed essere un motore costante per spingerla a continuare a respirare e a lottare. Doveva dare il suo contributo, tutto questo doveva finire.

Farkas la raggiunse correndo:

-quello schifoso di Roin è caduto in battaglia Awryn!- c'era disprezzo nella voce della ragazzina.

-E noi allora? Chi guiderà la nostra unità adesso?- chiese Awryn piattamente di rimando; no, non avrebbe pianto il sergente.

-Ho sentito che per il momento sarà il capitano Uriel a decidere.-

Awryn si riscosse, rivide ciò che era successo solo pochi istanti prima, la rabbia che il capitano aveva nei movimenti mentre si batteva, quasi dovesse liberare se stesso prima che la sua terra, quasi come qualcosa lo tenesse prigioniero di quella furia. Era così diverso da quell'uomo che le aveva regalato la spada, appena un giorno prima. Che demoni teneva rinchiusi dentro di sé per combattere con una tale ferocia?

Awryn si portò la mano alla bocca, in un gesto improvviso. Farkas lo notò e la guardò incuriosita:

-Che ti prende?- le chiese con tono indagatore.

-Nulla- rispose lei. Eppure non era nulla, si era sorpresa di sé stessa. Che le prendeva? Perché pensava a quell'uomo?
-Sono solo stanca- tagliò corto, dissimulando in uno sbadiglio un po' troppo teatrale.

***

-Dunque capitano, ci è riuscito, complimenti- disse il maggiore Rolfs, -tuttavia mi spiace informarla che le perdite sono state molto gravose e non ci consentiranno di proseguire nella riconquista della regione.-

-Ammetto che abbiamo avuto più difficoltà di quanto credessi, diverse unità di fantaccini sono state decimate, Roin è morto per cui ce n'è una senza direttive- rispose lui sentendo un sottile nervosismo percorrergli la nuca.

-Non è dei fantaccini che mi preoccuperei se fossi in lei, il loro compito è morire. La fanteria ha perso più di duemila unità- disse l'altro a denti stretti.

-Eppure possiamo ancora andare avanti maggiore, mi creda, dobbiamo agire e in fretta, sfruttando il vantaggio che i nostri uomini ci hanno coraggiosamente offerto, sacrificando le loro esistenze- disse Uriel.

-Lei vorrebbe proseguire? Lei è un pazzo.-

Uno degli altri ufficiali intervenne:

-Ascoltiamo quello che ha da dire, infondo nessuno di noi avrebbe scommesso su questa piccola vittoria, eppure il capitano ha saputo rischiare bene.- Uriel lo squadrò con gratitudine, poi fece per aprire la bocca ma Rolfs lo zittì:

-Abbiamo perso tremila uomini in una sola battaglia, vi sembra forse "rischiare bene"?- chiese con un ghigno malevolo.

-Fatelo parlare maggiore, sentiamo almeno cos'ha in mente.-

[COMPLETA] L'era del Caos -La corruzione degli uomini-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora