Cap. 22 Pt.e 1 -Volontà-

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Le truppe Sunek marciavano inesorabili verso est, come una tempesta annunciata, un uragano al quale era impossibile sottrarsi. Non affrettavano il loro passo, poiché ad ogni modo sapevano di aver già vinto. Al contrario sembrava stessero pregustando quasi i momenti in cui avrebbero varcato le porte di Miorn, pregni di soddisfazione davanti allo spettacolo di quelli che fuggivano terrorizzati al loro arrivo. Syas strinse i denti, facendoli scricchiare fra loro. Doveva correre ora, o non sarebbe giunto in tempo per mettere in salvo l'oste e quei pochi che erano rimasti. Si rintanò dietro la roccia e trasse un profondo respiro, poi scattò, veloce come l'aria, leggero come un granello di sabbia. Sentì fischiare qualche timida freccia nella sua direzione, mentre zigzagava tra i massi e macinava la distanza che lo separava dal villaggio.

Forse aveva tentennato troppo, ma non aveva potuto fare in altro modo. Gli scarsi nascondigli che Raleb offriva non gli erano stati d'aiuto, e neppure il Consiglio. Non erano stati mandati rinforzi, il confine a sud era stato abbandonato al proprio destino. Syas non aveva più nessuna cognizione di come stessero andando le cose sul fronte a nord. Scosse la testa, rifiutandosi di ammettere che forse era tutto perduto. No, Syas non si sarebbe arreso, fosse stato l'ultimo uomo a difendere Dror, non l'avrebbe fatto.

Perché poi? Perché lui, che era uno straniero, avrebbe dato così tanto per una terra che non era la sua, e invece il Consiglio si arrendeva così? Si disse che Dror aveva rappresentato tutta la sua vita, che ne aveva amato ogni filo d'erba, ogni albero contorto, ogni sorriso mesto. Il sentimento che provava per le sue lande verdi era ben diverso da quello che l'aveva legato alle sabbie e alle rocce di Noume. Noume, nella sua monotonia, nei suoi riti, nelle sue tradizioni, non aveva mai fatto per lui.

Si catapultò dentro alla piccola locanda, sfondando la porta con una spallata. –Ruten!- chiamò, -presto! Dobbiamo andare via di qua! I Sunek stanno arrivando!-

L'oste comparve dal retrobottega, lo sguardo attonito di chi sa che la propria ora è giunta. Deglutì, asciugandosi meccanicamente le mani con un canovaccio.

-Non stare lì impalato! Forza chiama gli altri!- lo incalzò Syas, ma l'uomo non accennò a muoversi. Syas lo oltrepassò e s'infilò dietro al bancone. Trasse una campanella e iniziò a scuoterla con forza. Continuò a far echeggiare il suono metallico dell'oggetto mentre usciva fuori. Il suo orecchio, avvezzo ai suoni sottili del deserto, colse tuttavia un altro suono, ritmato e inquietante. Nel frattempo i pochi villani che ancora erano rimasti, si affrettarono ad entrare nell'osteria. Syas si voltò e fece tacere la campana: davanti a lui c'erano circa una dozzina di persone tremanti. Dovevano nascondersi, non c'era altro da fare.

-Seguitemi e non emettete un fiato se volete sopravvivere- ordinò perentorio. Quindi aprì la botola che Ruten gli aveva mostrato qualche giorno prima e che scendeva nelle cantine. Lì, dietro alle botti di vino, si celava un piccolo passaggio scavato a mano, che portava ad alcune grotte poco oltre il confine con Telar. Syas camminava nel buio e in silenzio, fremendo di rabbia. Perché nessuno li aiutava? Maledisse il Khalifa e Noume tutta, nemmeno l'onore li aveva mossi. In quel momento Syas si disprezzò per essere un noumeniano e per essere un drorio. Schifò il mondo e gli uomini, incapaci di vivere in pace, di apprezzare i venti del caso e di lasciarsi portare dalla corrente.

***

Syas li osservò stringersi fra loro e piangere lacrime mute, mentre i passi dei Sunek sulle loro teste si facevano più forti. Costrinse il gruppo a fermarsi ed emise un piccolo sibilo, invitandoli al più completo silenzio. Quel passo li seguiva con troppa sicurezza anche sotto terra, come diavolo facevano? Se li avevano sentiti, era necessario restare fermi in silenzio. Fa che funzioni, si disse fra sé.

A quel punto si sentì un grande boato: schegge e pietrisco li investirono, mentre si apriva una voragine sopra al soffitto del cunicolo. Lame di luce penetrarono all'interno, accecando il gruppo. Poi delle figure si calarono, atterrando con un tonfo. La polvere smise di vorticare, e Syas vide. Davanti a lui non erano uomini quelli che gli puntavano contro le lame appuntite. La pelle era attaccata alle ossa direttamente, mentre quelle sporgevano acuminate e quasi bucavano quel sottile strato. Le orbite ospitavano degli occhi piccoli, iniettati di sangue, che ruotavano senza sosta e senza un apparente motivo. Qualcuno dietro alle sue spalle svenì, altri urlarono dall'orrore. Ruten iniziò a battere i denti.

[COMPLETA] L'era del Caos -La corruzione degli uomini-Where stories live. Discover now