Capitolo 10: Fuoco e ghiaccio - prima parte

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Spazio dell'autrice:

Saaalve! Lo so ho tardato anche sta volta a pubblicare, ma questo capitolo, come avrete modo di notare, è impegnativo per tutti u.u quindi l'ho diviso a metà. Ci vediamo dall'altra parte XD

La tormenta di neve li aveva costretti a fermarsi più del dovuto in una grotta al riparo dal vento. Verkela si stringeva nella coperta, puntando le iridi color ghiaccio nelle fiamme crepitanti. Da due settimane erano in viaggio, affrettando il loro passo sulla neve più solida e rallentandolo su quella fresca. Ora però erano in una situazione di stallo e se la tempesta non si fosse calmata non avrebbero potuto far altro che tornare indietro.

-Diamine, proprio ora che siamo così vicini a Calacyria!- esordì lei stizzita.

Non era facile per la donna tornare in quei luoghi: ogni foglia, ogni valico, ogni pendio nascondeva un ricordo acre e doloroso. Verkela era rimasta in silenzio per quasi tutto il tempo, chiudendosi nel bozzolo dei suoi sentimenti, con la determinazione nello sguardo e la paura nel cuore. Sapeva che doveva farlo, sapeva che non c'era altra soluzione se non scoprire se lei fosse o meno l'Erede, ma l'idea la terrorizzava, pendendo come una lama affilata sul suo capo. Quel turbine di pensieri la faceva sentire esposta a correnti sulle quali non aveva potere. La sua mano scivolò alla base del collo, un gesto che passò inosservato a Okksel:

-te la ricordi?- chiese il giovane.

-Sì, ne ho memoria anche se ero molto piccola. Calacyria è diversa da quello che potresti aspettarti, non è un borgo. Vi è solo un piccolo monastero di frati devoti all'antico culto dei re. Venerano una grossa pietra, il luogo dove nacqui io. Mia madre si rifugiò lì quando scoprì di essere rimasta incinta, disgustata dagli abitanti di Taniarda.-

Okksel incrociò i suoi occhi, dubbioso se scavarvi a fondo con le sue domande, o lasciare che fosse lei a parlare.

-Sono figlia di uno stupro, Okksel. Figlia di una donna che è stata messa al bando dalla sua stessa famiglia, anche se priva di colpe. Un disonore così grande non avrebbe dovuto macchiare il loro buon nome. La ripudiarono e lei chiese asilo in quel convento, dove nove mesi dopo io nacqui, mentre l'Errante apriva quel dannato portale...- Verkela strinse i pugni con rabbia, la sua voce s'incrinò, ma non completò la frase. Okksel le sorrise.

-Perché parli con parole così dure? Quel portale ha reso ancora più meraviglioso un fiore che è sbocciato tra questi ghiacci, un fiore forte e inflessibile, coraggioso e tenace.-

Verkela lo inchiodò con uno dei suoi sguardi magnetici, ma Okksel non distolse gli occhi.

-Dovresti guardare solo a quello che sei, non a ciò che è stato- concluse lui.

Lei tornò a fissare le lingue dorate accavallarsi le une sulle altre, restando in silenzio.

***

Il mattino successivo la neve aveva cessato di cadere e i due erano ripartiti. Okksel poteva scorgere la determinazione nell'aspetto della sua compagna: il viso fiero puntato verso l'orizzonte e le mani prive dei guanti che scivolavano nell'etere senza paura. Verkela sapeva che stava andando incontro al suo destino e aveva scelto di farlo a testa alta.

Giunsero di fronte ad una grande porta, seminascosta nel fianco della montagna. Due grandi statue le facevano da guardia, con le mani giunte in preghiera sui pugnali: gli antichi re.

Dror aveva perso il suo ultimo monarca subito dopo che la pace tra le sue genti era stata consolidata dalla nuova guerra con Noume. Come accade spesso l'odio accomuna più dell'amore, così era stato non appena Noume aveva dichiarato guerra a Tarkir e Sunek. Solo in una tarda fase della guerra, dopo che la corona era stata deposta, si era giunti a un accordo tra le parti. Dror aveva vinto, ma la sua capitale era stata spostata a Miorn, più vicina all'antico rivale, e la monarchia era stata sostituita dal Consiglio. I giochi di potere erano iniziati e Gorn ne aveva approfittato per riaccendere il conflitto civile.

[COMPLETA] L'era del Caos -La corruzione degli uomini-Where stories live. Discover now