Capitolo 8 -Conflitti-

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Rhielorm aveva visitato Awryn e aveva sentenziato che il braccio era lussato. Nel frattempo la fronte della ragazza aveva preso a scottare. Ella delirava e lanciava improperi contro chiunque le rivolgesse la parola. Rhielorm l'avvicinò con la sua consueta dolcezza e la medicò pronunciando parole arcaiche.  

-Calmati, il braccio non è così grave da giustificare la tua rabbia. L'ho fasciato bene e guarirai presto.-

Awryn la guardò come se le avesse appena gettato addosso un secchio d'acqua gelata.

-Vuoi dirmi qual è il problema?- chiese l'asceta.

-Uriel- rispose lei tra i denti. Rhielorm la osservò con aria interrogativa e lei sospirò, raccontò del mattatoio che era diventata Renrak dopo lo scontro. Il suo tono si fece stridulo e concitato.

-Capisci Rhielorm? Non è per questo che ho ripreso la spada in mano! Non voglio sentirmi così... colpevole. Voglio fare la cosa giusta, ma non capisco più quale sia. Lui agisce senza rimorso.-

-Devi fargli capire che qualcosa non va. Ci piacerebbe pensare che il male si stia sporcando le mani con queste empietà, ma la realtà è ben diversa. Non sono bestie quelle che combattiamo. Sono uomini e donne come noi, che hanno aperto il loro cuore all'odio. Quello che dobbiamo chiederci è come ciò sia accaduto ed evitare che succeda anche a noi. Non perdere di vista ciò per cui ti batti. Tuttavia allo stesso tempo non devi cedere, questo mondo ha bisogno che lo si difenda.-

-Dunque cosa fare? Come sconfiggere il male nella nostra stessa stirpe?- chiese lei.

-Forse un modo c'è... ma dovrai lottare ugualmente. Trova dentro di te la forza di farlo, Awryn.-

***

L'azione dei Tarkir a Rileel lo aveva spiazzato, sulle prime non volle credere alle proprie orecchie. Lo sbigottimento lasciò repentinamente spazio alla rabbia. Gorn batté il pugno sulla scrivania, le pupille erano dilatate e le narici fremevano.

-Come avete fatto a farvi prendere alla sprovvista!? COME?- urlò al malcapitato che gli aveva riferito la notizia.
Quello iniziò a balbettare scuse inconsistenti:

-Non li abbiamo visti arrivare... preso Renrak... sconfitto i lancieri d'oro...-

-Silenzio!- gli ruggì, alzandosi di scatto e ribaltando il pesantissimo scrittoio antico. Per un attimo stava per avventarsi sul messaggero, in balia della parte più animalesca di sé.
No, non avrebbero dovuto vederlo in quello stato, la sua immagine perfetta ne sarebbe stata irrimediabilmente danneggiata.

-Tutto quello che dovete fare...- disse il generale, ristabilendo un po' di contegno -è riprendere Renrak e impedire che avanzino. Sono stato chiaro?-

L'altro annuì lentamente. -Bene- Gorn sorrise, -mandategli contro le Oere, non riusciranno a contrastarle- disse leccandosi il labbro superiore.

***

Seduta su di una panca, in una vecchia sala amministrativa di Renrak, immersa in un raggio di sole che filtrava dalle alte finestre ogivali, Verkela sfiorava delicatamente la superficie di pelle di un piccolo diario, seguendone il decoro della copertina con i polpastrelli. Sapeva che avrebbe dovuto affrontarlo, ma le mancava il coraggio.

Percepì uno sguardo su di sé, alzò gli occhi e vide Okksel che la osservava. Ricambiò l'espressione imbarazzata di lui con aria interrogativa.

-Ciao...- disse il ragazzo, pentendosi quasi subito di quella stupida parola. Avrebbe potuto dire qualcosa di più incisivo, no? Lui era Okksel, non uno qualunque! Lui, l'uomo da cuore di ferro, che tremava davanti a una donna, cosa avrebbero pensato gli altri?

[COMPLETA] L'era del Caos -La corruzione degli uomini-Where stories live. Discover now