10. Parte Seconda

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Più battevo le palpebre, più sentivo un fitto dolore alla testa. Non era doloroso, ma bensì insopportabile. Sentivo delle voci entrarmi nelle orecchie, cercavo di riconoscerle, peccato che non riuscivo a distinguerle, soltanto una mi era familiare. Che fosse davvero lui?

"Come sta Mrs Douson?" Chiese la voce maschile, mentre sospirava lievemente.

"Oh, non si preoccupi. Ha sbattuto la testa, provocando un piccolo taglio. Ma per il resto è tutto apposto, ha solamente bisogno di riposo" rispose qualcuno, questa volta era una donna. Sicuramente l'infermiera della scuola. "Se vuole restare a farle compagnia, avviserò io il Preside" aggiunse.

"La ringrazio. Si, resterò io" disse la voce maschile.

Sentii la porta chiudersi, per poi calarsi nella stanza il silenzio assoluto. Che se ne fosse andato anche lui?

Aprii leggermente gli occhi, per poi ritrovarmi due occhioni azzurri a squadrare tutto il mio viso. Dio, che spavento.

"Finalmente" parlò Rayan. "Pensavo non ti svegliassi più" aggiunse sorridendo leggermente. Ma andiamo, un risveglio così, tutti i giorni, non sarebbe stato male.

"Che ci fai qui?" Chiesi guardandomi intorno.

"Ti controllo Williams" disse. "Non vorrei che Miss un minuto e venti secondi si sentisse di nuovo male" aggiunse.

"Ho fatto tutto il giro in un minuto e venti? Uau" sorrisi. "Non mi serve un tutor, me la cavo benissimo da sola. Te ne puoi anche andare Johnson" continuai.

"Svenire in mezzo alla palestra è il tuo modo di cavartela da sola?" Chiese inarcando un sopracciglio.

Alzai gli occhi al cielo. "Non usarmi come scusa solo per saltare le lezioni di ginnastica" dissi.

"Sono qui, perché voglio stare qui, il coach può aspettare." Aggiunse lui, per poi alzarsi dallo sgabello che si trovava alla mia destra. Prese un bicchiere d'acqua e poi me lo porse.

"Grazie" sussurrai bevendo un sorso, facendo scendere il liquido trasparente e freddo per la mia gola, rabbrividii.

"Dormi piccola Marie" sentii dirmi. Poi nulla, caddi nel sonno.


^~^

"Uhmm" mugugnai mentre sbagliavo, per poi riaprire gli occhi.

"Come sta?" Mi chiese l'infermiera, con un sorriso dolce sulle labbra. Le guance paffutte e rosee le davano un area adorabile.

"Molto meglio, la ringrazio" risposi. "Sa dirmi che ore sono?" Le chiesi gentilmente.

"Sono esattamente le quattro e mezza" disse lei, controllando l'orario nel monitor del computer, che si trovava sopra alla scrivania in vetro.

"Cosa?" Non era possibile. Come avevo fatto a dormire per così tanto? Ragazzi, avrei pottutto battere la bella addormentata.

"Stia tranquilla, è giustificata." Disse sorridendomi, dopo aver notato la mia espressione sconvolta. "Tenga questo, lo prenda per due giorni prima di ogni pasto. Le passerà il dolore alla testa" aggiunse.

"La ringrazio" risposi, per poi metterlo dentro al mio zaino, che come per magia era li. Mi chiedevo come avesse fatto ad essere li. Bah. "Scusi per il disturbo" aggiunsi, mettendomi il giaccone.

Se avessi fatto in fretta, sarei riuscita a prendere l'ultimo autobus del pomeriggio per tornare a casa. Mi sentivo a disagio a chiedere un passaggio a Jacob, che sicuramente ora si trovava a casa.

Salutai la signora e a passo svelto varcai la soglia del portone della scuola, dopo vari giri per i grandi corridoi. Mi ritrovai davanti qualcosa di insolito: Rayan appoggiato alla sua Ranger Rover, con il cellulare in mano mentre si stringeva nel giubbotto, per ripararsi dal freddo. Dopo che ebbe notato la mia presenza, cacciò il cellulare nelle tasche dei jeans e mi sorrise.

"Un passaggio Williams?" Mi chiese mentre si passava una mano sui capelli, dato che il vento si divertiva a scompigliarli. Peccato che non potessi dire che l'effetto che succedeva a lui, non accadeva a me. I miei capelli sembravano un circo in piena apertura.

Stavo per rifiutare l'offerta, quando vidi l'ultimo autobus passare davanti alla scuola. Fantastico. Davvero uau.

"Perché no" risposi, affrettandomi a raggiungerlo. Il vento si faceva più forte, questa sera ci sarebbe stata una tempesta spaventosa. Ed io, odiavo le tempeste.

Aprii la portiera della macchina, mi seddetti nel sedile affianco al posto guida e poi mi allacciai la cintura. Dopo l'ultima volta che ero salita qui, per andare in biblioteca insieme a lui, avevo capito che non sarei sopravvissuta allungo se non mi fossi allacciata la cintura.

"Destinazione?" Mi chiese accendendo il motore.

La mia voglia di tornare a casa era pari a zero, non avevo la minima voglia di stare da sola con questa tempesta in arrivo. La compagnia alla mia sinistra non era molto gradita, ma me lo sarei fatto andar bene. "Dove vuoi" risposi mentre mi scaldavo le mani, nonostante l'aria in macchina fosse già calda.

"Agli ordini Williams" disse, strinse le mani sul volante e poi partì, in qualche direzione a me sconosciuta.

Le immagini davanti a me, passavano sfuocate dal finestrino bagnato dalla pioggia. Il cielo era grigio e pieno di nuvole cariche di gocce d'acqua, ringraziai a cielo per non aver fatto la piastra, altrimenti mi sarei ritrovata con un leone in testa al posto dei capelli.

Continuavo a pensare a tutto quello che mi stava capitando nelle ultime settimane, quanto mancava? Tre, quattro giorni al mio matrimonio. E per la cronaca, non avevamo ancora deciso nulla. Ne feste, ne invitati, ne vestito e tanto meno il cuore. Il mio cuore non era ancora pronto per tutto quello. Avrebbe retto sposarsi qualcuno che non amavo? Conoscevo Rayan da sempre, nonostante negli ultimi anni lui se ne fosse andato, ma non era stata una scelta mia. Aveva deciso lui. Ma non lo amavo, come avrei pottutto farlo dopo avermi fatto cosi soffrire.

"Marie?" Mi chiamò Rayan. Ogni volta che mi chiamava per il secondo nome, mi faceva rabbrividire, mi faceva tornare nel passato. Un passato distrutto, per colpa sua.

"Uhm?" Chiesi scuotendo la testa leggermente.

"Siamo arrivati, scendi o ti devo prendere in braccio?" Disse inarcando un sopracciglio, mentre ridacchiava fra sè e sé.

"Cammino benissimo con le mie due gambe, faresti meglio a fare lo stesso" risposi, per poi scendere dalla macchina e chiudermi la portiera alle mie spalle. Dopo essermi guardata intorno, mi resi conto che quel luogo aveva un non so che cosa di familiare.

"Playa De la.." parlò Rayan.

"Felicidad" conclusi in un sussurro. Come dimenticare quel posto? Era il nostro luogo preferito di quando eravamo bambini, ci venivamo spesso alla Domenica pomeriggio, il picnic in famiglia in riva al mare.

"Vedo che te ne ricordi ancora" mi disse lui, appoggiando le sue mani sulle mie spalle. Lo stesso rituale che faceva ogni volta che venivamo qui.

"Come potrei scordarmene.." risposi sorridendo.

Presi due conchiglie dalla sabbia, gliene porsi una. Mi sorrise e la prese.

"Pronta?" Chiese pulendola.

"Pronta" Confermai. Questa era la nostra tradizione: da piccoli, ci era stato raccontato che le conchiglie ci offrono un desiderio e se verrà dal cuore, sarà esaudito.

"Qualunque cosa accada, proteggerò la mia piccola Marie. La diffenderò da tutto quello che le farà paura. Nessun drago, nessun mago e nessuna persona cattiva potrà farle del male. Promesso" Urlò Rayan contro il mare, recitando le stesse parole di dodici anni fa, mentre stringeva la mia mano nella sua. Dio, il mio cuore stava incominciando a palpitare.

"Qualunque cosa accada, proteggerò il mio piccolo Michael. Lo diffenderò da tutto quello che gli farà paura. Nessun drago, nessun mago e nessuna persona cattiva potrà fargli del...del male" urlai, mentre un singhiozzo prendeva il sopravvento della mia voce. "Pro...promesso" sussurrai. Che grande cazzata. Perchè continuavo a promettere se dopo lui continuava ad infrangere questa promessa? Perchè finivo sempre io per soffrire? "No" dissi. "Proteggerti non è mai stato un mio compito" aggiunsi, per poi staccare la mia mano dalla sua. "Ma.. ora basta. Ci sposeremo, tu avrai le tue imprese e mio nonno le sue. Continuerò i miei studi e ognuno per la propria strada. Smettiamola con questo fottuto passato. Torniamo a casa Rayan, adesso."






Schiava Di Un MiliardarioOù les histoires vivent. Découvrez maintenant