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Ero comodamente seduta sugli scalini ai lati della palestra, intenta a guardare la partita di basket, iniziata da una ventina di minuti ormai.

Attorno a me c'era una grande quantità di gente: alunni dell'Istituto, alcuni professori, genitori e famiglie dei giocatori presenti in campo, cheerledears che intimavano quest'ultimi a dare il meglio, la mascotte che - indossava un costume da leone bianco, con una maglietta bianca - correva a destra e a sinistra con una mano alzata, e in fine c'ero io.

Guardavo attentamente i giocatori, uno in particolare - e potrete ovviamente immaginare chi sia il diretto interessato - che correva velocissimo verso il canestro alla mia destra, con un pallone rosso bordeaux in mano e con l'intenzione di segnare il ventiquattresimo canestro.

Inutile dire che riuscì nel suo intento con grandi risultati, il pallone aveva centrato in pieno il cerchio che si trovava in alto attaccato al tabellone bianco, e aveva portato alla squadra altri due punti. Rayan ricevette - per la milessima volta in questi ventiseiesimi  minuti - applausi e parole di incoraggiamento, ovviamente anche il coach era d'accordo con il pubblico, lo capii dal pollice in su che indicò a Ray, che ricambiò fiero di sè.

Il mio uomo correva in campo e collaborava con i suoi compagni, passandosi il pallone a vicenda e chiamandosi l'un l'altro per eseguire dei passaggi o semplicemente per mettere in atto il loro schema di gioco.

Mi piaceva guardarlo mentre giocava, dire che era stupendo era poco. I suoi occhi azzurri guardavano ovunque, mentre con il pallone in mano cercava un compagno nei dintorni, per fare un altro passaggio. Il suo respiro ormai era irregolare - segnalazione della stanchezza -, e lo si poteva capire da come il suo petto - ricoperto dalla maglietta della divisa - si abbassava e si rialzava velocemente. Il rumore delle sue scarpe - come quelle di tutti gli altri giocattori - strusciavano sul pavimento, provocando suoni alquanto fastidiosi per le mie e per le orecchie di tutti quelli - che come me - guardavano la partita.

Non capivo molto di quel gioco, tutto quello che sapevo me lo aveva insegnato Rayan negli ultimi giorni. "Almeno così saprai qualcosa quando sarò in campo, dato che non potrò starti vicino per spiegartelo." Mi aveva detto, con il suo solito sorriso bianco e perfetto che stampava in faccia per regalarmelo.

Improvvisamente si sentì il rumore del fischietto dell'arbitro rieccheggiare in ogni angolo della palestra, facendo fermare i ragazzi in campo. Ah giusto, era la pausa per far riunire le squadre dal loro coach. Caspita, mi piaceva sapere quello che stavo guardando. Mi sembrava di essere anche una sportiva.

Presi la bottiglietta che avevo comprato dieci minuti prima e scendendo gli scalini, decisi di andare a vedere come stava il mio giocatore. "Capitano, c'è sua moglie!" Parlò uno della squadra, informando a Rayan della mia presenza con un cenno del capo.

Rayan dopo avermi guardato sorrise, per poi guardare in direzione del coach. "Va bene Johnson, ti do cinque minuti, poi rivoglio il suo sedere di ritorno qui." Annunciò l'uomo con la tutta blu, salutandomi poi con gesto della mano.

"La tua finta nell'ultimo minuto per fare canestro, è stato fantastico." Commentai sorridendogli, mentre avanzava in mia direzione con un piccolo asciugamano attorno al collo.

"Vedo che le mie lezioni sportive sono servite." Rispose, inchinandosi in direzione del mio viso per lasciarmi un bacio a stampo sulle mie labbra. Peccato che questa volta non riuscì nel suo intento.

"Ah ah." Mormorai indietreggiando di un passo, facendogli inarcare un sopracciglio. "Pensa prima a vincere contro di loro, mi pare che siano di due punti in vantaggio rispetto a voi, e poi potrai ricevere quello che desideri." Aggiunsi mordendomi il labbro per non ridere alla sua espressione facciale - alquanto sconvolta - , mentre gli porgevo in una mano la mia bottiglietta d'acqua.

"Forse ti ho insegnato troppe cose sul basket, niente bacio, che mostro sportivo ho creato?" Mi domandò lui, prendendo la bottiglia fra le sue mani per poi aprirla e inclinarla in direzione delle sue labbra, ricevendo una sonora risata da parte mia.

"Andiamo Johnson, torna qui. Potrai stare con la bella Signorina più tardi, dopo aver vinto questa partita." Annunciò il coach ancora una volta, chiamandolo con un gesto della mano.

"Hai sentito il coach no? In campo, Johnson." Dissi indicandogli il campo, con un gesto del capo.

"Agli ordini, Signora." Rispose Rayan sorridendomi, facendomi l'occhiolino prima di andarsene.

Mi piaceva vederlo così spensierato. Onestamente mi piaceva in tutte le sue sfaccettature, ero schiava dell'amore che provavo per quell'uomo senza nemmeno accorgermene.

Sospirando ritornai a sedermi su uno degli scalini, la partita sarebbe iniziata a momenti.

A distrarmi dalla mia attenzione dal campo, fu il mio cellulare che iniziò a  vibrare sulla tasca dei miei pantaloni. Chi sarà? Domandai, mentre sbloccavo lo schermo e andavo sulla casella dei messaggi.

Vorrei non averlo mai farlo.

<<E poi non venga a dirmi che non l'ho avvisata, oh Mrs. Johnson tale e quale a suo marito. Si goda la partita, finchè è in tempo.>> da Sconosciuto.

Ancora lui/lei? Che cosa voleva da me, anzi che cosa aveva intenzione di fare?

Fu una questione di secondi, prima che due scatole di luci cadessero dal tetto della palestra e andassero a schiantarsi sul pavimento, dove stavano per entrare i giocatori in campo. Purtroppo il bersaglio era uno, e lo stava per centrare in pieno. "Rayan!" Urlai lasciando il cellulare cadermi a terra, mentre mi alzavo in piedi con le mani sulla bocca e gli occhi che si riempivano di lacrime, insieme al terrore.

Commenti alquanto inutili dell'autrice:
Ebbene sì, è un capitolo estremamente corto, ma significativo ed importante. Abbiate cura dei piccoli dettagli e dei personaggi, vi faranno capire molte cose nel corso del racconto che vi porterà - a breve - verso la fine.
Lasciatemi un commento per sapere se la storia vi piace o meno, mi farebbe davvero piacere.
E niente,
Fanny.

Schiava Di Un MiliardarioWhere stories live. Discover now