Schiava Di Un Miliardario

29. Parte Seconda

Sentivo che il mio cuore sarebbe esploso da un momento all'altro. Non so per quanti secondi le mie labbra furono attaccate a quelle di Rayan, quest'ultimo era rimasto fermo, forse doveva ancora metabolizzare la mia azione improvvisa. Ma poi come se si fosse - finalmente - accorto della situazione, appoggiò le sue grandi mani nel mio bacino e come se fossi la cosa più leggera del mondo, mi trascinò vicino al suo petto, era sodo a causa dei suoi muscoli ed emanavano una dolce sensazione di calore. Mi sembrava di essere a casa, nonostante fossimo a casa di Steven.

E sorridendo fra le mie labbra, chiese il permesso di accedervi dentro ad esse, cosa che non negai affatto. Sentii subito qualcosa di morbido e caldo scorrere nella mia lingua, Rayan mi baciava come se temesse che da un momento all'altro potessi urlargli contro qualcosa, e come biasimarlo. Al pensiero sorrisi anch'io, passandogli le mie piccole mani sulla sua testa rasata e sentire i suoi capelli tagliati sui palmi delle mie mani, mi provocarono il solletico tanto da farmi ridere. "Mi fai il solletico." mormorai, fra una risata e l'altra.

Lui guardandomi con un sorriso che gli andava da un orecchio a l'altro, scosse leggermente la testa con la sola intenzione di farmi solleticare ancora le mani, ma ciò che ottene furono soltanto altre risate. Prese le mie mani fra le sue e le fece circondare nel suo collo. "Tieniti stretta, Mrs Johnson." parlò, e non dandomi nemmeno il tempo di metabolizzare cosa stesse succedendo, mi prese fra le sue braccia.

Presa alla sprovvista di quel suo gesto e con la paura di poter cadere a terra, allacciai le gambe attorno al suo bacino e strinsi con più forza le mie braccia attorno al suo collo. "Ti ho presa." sussurrò nel mio collo, facendomi rabbrividire. "Payton, sei ingrassata o sbaglio?" aggiunse, inarcando un sopracciglio mentre mi portava in direzione del letto della stanza.

"Dove li trovi questi complimenti?" gli chiesi alzando gli occhi al cielo, mentre venivo trascinata a letto ancora attaccata come un Koala.

Rise con così tanto gusto, che non potei fare a meno di unirmi a lui. Non credo che saremo mai cambiati e mi andava bene così. "L'aereo sta per atterrare in direzione del letto, prego all'unica passeggera di allacciarsi ben stretta al pilota, la ringraziamo per la fatica che mi ha procurato." annunciò buttandomi esattamente come un sacco di patate sopra al letto, facendomi ridere come una bambina che aveva appena ricevuto il suo regalo di Natale.

"Fatica che ti ho procurato?" gli chiesi mettendomi a sedere, mentre lui si buttava di peso al mio fianco.

"Non scherzavo sul fatto che sei ingrassata." ammise, facendomi inarcare un sopracciglio.

"Ti piace prendermi in giro, vero?" domandai, agrottando la fronte. Si trattenne le labbra con i denti, con la sola intenzione di non scoppiare in una risata, peccato che le sue intenzioni fallirono miseramente.

"Oh, non sai quanto." rispose lui stendendosi con la schiena contro il materasso, portandosi le braccia dietro alla testa. "Dai, vieni qui." mormorò allungando un braccio in mia direzione, per poi trascinarmi - di nuovo - da lui.

Senza ribattere, appoggiai la testa sul suo petto e mi lasciai accarezzare i capelli dalla sua grande mano. Mi sembrava una cosa talmente insolita, quasi insurreale, ma tremendamente piacevole. "Se ti faccio una domanda, mi prometti che non ti arrabbierai?" mi chiese, con lo sguardo fisso al tetto della camera.

"Devi proprio?" domandai a mia volta, facendolo annuire. "Va bene." sospirai.

"Perché mi hai baciato?" chiese. Era incredibile come Rayan facesse domande senza troppi giri di parole, era diretto e arrivava al sodo, insomma, trovava un modo facile e veloce.

Mi strinsi nelle spalle, non sapendo che cosa dire, ma optai per la verità. Se avessi deciso di mentire, avrei dovuto elaborare qualcosa e a quell'ora il mio cervello riusciva a malapena a funzionare. "Ne avevo voglia." mi limitai a rispondere, come se baciare qualcuno perché se ne ha la voglia, fosse qualcosa da tutti i giorni.