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Quando le sue labbra non furono più attaccate alle mie, aprii gli occhi e notai - guardandomi intorno - come gli altri studenti, guardassero noi.

Mi diede abbastanza fastidio, la gente non si faceva mai gli affari propri, troppo impegnate a farsi i nostri, di affari. "Allora, com'è andata la relazione di Economia?" chiesi a Rayan, facendogli spazio al mio fianco in modo che potesse sedersi, non dando troppo peso al fatto che mi avesse baciata davanti all'intero corpo studentesco.

"A dire il vero non lo so, spero bene." si limitò a rispondere, stringendosi nelle spalle. "Che fame!" annunciò, prendendo un panino dal mio vassoio, togliendo via la carta stagnola e mordendone il contenuto. Restai a guardarlo mentre intrapendeva i suoi gesti, e mi resi conto solo dopo che in mano aveva il MIO di panino.

"Ei!" Dissi, cercando di riprendermelo con la mano, inutilmente. "Ridammelo!" Aggiunsi. Lui alzò la mano - quella in cui teneva il mio adorato panino - e ridendo divertito, scosse la testa.

"Non credo proprio." Disse, facendo un 'no' con il dito. "Devo andare, fra poco ho gli allenamenti. Se vuoi, passa a vedermi." Aggiunse fra un masticazione e l'altra, facendomi inarcare un sopracciglio.

"E perché mai dovrei farlo?" Gli chiesi.

"Perché mi farebbe piacere, tutto qui." Si limitò a rispondere, e dopo aver salutato Jake con un cenno del capo e me con un sorriso perfettamente bianco, se ne andò in direzione del tavolo dove si trovavano i suoi amici.

"Beh, dovresti andarci." Mormorò Jake, una volta che tornai a guardarlo.

Mi strinsi nelle spalle e mangiai quel poco che Rayan mi aveva lasciato nel vassoio. Dopo una trentina di minuti passata fra una chiaccherata piacevole insieme al mio migliore amico, e dopo averlo salutato, mi diressi in classe per svolgere le lezioni pomeridiane.

Le due ore di Spagnolo passarono abbastanza velocemente, era sempre gradevole frequentare quel corso. La professoressa ti faceva amare quella materia, perché si impegnava e ci metteva del suo quando lavorava. "Entonces, prima che suoni la campanella, vorrei che qualcuno di voi portasse queste cartelle in segreteria. C'è qualcuno che può farlo?" Ci chiese la donna, facendoci vedere una decina di cartelle colorate che teneva in mano.

Automaticamente alzai il braccio. "Glieli porto io, prof." Risposi, e dopo aver ottenuto un grazie e un sorriso da parte sua, mi incamminai in segreteria che si trovava dall'altra parte della scuola.

Mi era sempre piaciuto girovagare per la scuola, girava sempre un aria fresca fra i corridoi e ti faceva sentire bene. "Vanessa, la professoressa Juana mi ha chiesto di portarvi le cartelle." Annunciai una volta arrivata, porgendo alla ragazza che lavorava lì ciò che tenevo in mano.

"Grazie mille Payton, come stai?" Mi chiese sorridendo, a dire la verità non l'avevo mai vista con altre facce.
Potevi venire venti volte in segreteria e tutte le venti volte l'avresti trovata sorridendo, poteva sembrare inquietante, ma ti metteva di buon umore.

"Bene, tecnicamente. E tu?" Le domandai appoggiandomi al piccolo balcone bianco, mentre la guardavo lavorare.

"Tecnicamente anch'io." Rispose, facendo ridacchiare entrambe. E dopo aver sentito la campanella suonare, capii che erano finite le lezioni e mi accorsi solo in quel momento di aver lasciato la borsa in classe. Sbuffai, dovevo rifare tutta la strada per tornare indietro.

Salutai Vanessa e a passo svelto mi incamminai in classe, e mentre ero intenta a farlo notai delle voci provenire dalla palestra. Curiosa qual ero non mi feci problemi ad entrare, per poi ritrovarmi davanti una ventina di ragazzi alti, muscolosi e sudati correre avanti e indietro con un pallone da Basket in mano. "Forza femminucce, più forza in quelle mani!" urlò l'allenatore, un signore che non doveva avere più di una quarantina d'anni. Indossava una tutta verde e bianca, che risaltava la sua figura palestra.

Intanto che li guardavo correre da un lato all'altro del quadrato in legno, mi andai a sedere sulle panchine in alto ai lati della palestra. Notai che GreenLion era la scritta nelle divise dei giocatori. "Vinceremo anche quest'anno, dico bene?" Aggiunse, con la stessa tonalità di voce.

"Si, coach!" Urlarono i ragazzi in coro, facendo rieccheggiare la loro voce in tutta la palestra.

"Bene, vi do cinque minuti per prendere fiato e poi rivoglio i vostri sederi bianchi qui." Annunciò l'allenatore, fischiando fortemente nel fischietto giallo che gli circondava il collo.

"Bianco non direi coach!" Parlò qualcuno, mentre batteva una mano nel suo posteriore facendo ridacchiare tutti gli altri. Era incredibilmente alto, la sua carnagione era olivastra e ciò era in contrasto con i verdi dei suoi occhi, assomigliava molto a José, però in modo meno elegante e più sudato.

L'allenatore sorrise scuotendo leggermente la testa, per poi sparire da qualche parte. "Ehi Capitano, c'è sua moglie!" Urlò qualcuno rivolgendosi a Rayan. Notai solamente in quel momento la presenza di quest'ultimo: indossava una maglietta lunga senza maniche, era bianca e ai bordi di essa era verde come il numero sessantatré nella sua schiena. Dei pantaloncini verde scuro gli arrivavano alle ginocchia, e ai piedi calzava un paio di Jordan bianche. Notai che portava una fascia al braccio e una al polso, pensavo fosse uno scalda muscoli, ma non me ne intendevo di quelle cose.

E mentre si girava a cercarmi, alzai la mano e la agitai per farmi notare, nonostante fossi l'unica persona seduta lì. Accorgendosi della mia presenza, venne verso di me regalandomi un sorriso perfettamente bianco, wow. "Alla fine sei venuta." Mi disse, asciugandosi la fronte con un piccolo asciugamano blu notte.

"Hai detto che ci tenevi che venissi, quindi eccomi qui." Mi limitai a rispondere, stringendomi nelle spalle mentre lui si sedeva al mio fianco.

"Beh, come sono andato?" Mi chiese aprendo una bottiglietta d'acqua minerale, per berla.

"Niente male, davvero niente male." gli risposi facendogli l'okay con il pollice.

"Da quanto sei qui?" mi chiese, agitando la sua maglietta bagnata dal sudore.

"Saranno un paio di minuti, non da molto." risposi.

"Acqua?" domandò, porgendomi la sua bottiglietta. Scossi la testa, facendogli appoggiare la bottiglietta al suo fianco. "Se non ti va di aspettarmi, faccio chiamare Josè, così arriverai prima a casa." aggiunse, appoggiando i gomiti alla panca di legno dietro di lui, solamente un gradino più in alto.

"Tranquillo, resto ad aspettarti qui. Non ho voglia di disturbare Josè." risposi, in realtà non volevo affatto tornarmene a casa e restare da sola a girovagare a vuoto in quella grande Villa.

"Okay GreenLion, tornate qui. Riprendiamo gli allenamenti!" annunciò l'allenatore rientrando in palestra, battendo le mani per attirare l'attenzione dei ragazzi.

"Forza Capitano, può fare a meno della bella Mrs Johnson per un'altra ora!" lo prese in giro Edward, quello che doveva essere il suo migliore amico.

"Mi chiamano." mi disse Rayan alzandosi, prendendosi la bottiglietta fra le mani. "E mia cara." parlò rigirandosi in mia direzione. "Guardami" concluse con un sorriso sghembo sulle labbra, facendomi l'occhiolino.

"I miei occhi saranno tutti per te, tesoro." scherzai, facendo ridere entrambi.

"Ci conto." mi rispose. "In campo, ragazzi!" urlò Rayan, correndo verso la sua squadra, intimando loro a giocare.

Che gran bel sedere aveva mio marito, pensai, portandomi successivamente una mano sulla bocca per non ridere, non volevo che qualcuno mi trovasse a ridere da sola e scambiarmi per una psicopatica.

Schiava Di Un MiliardarioWhere stories live. Discover now