22. Parte Seconda

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Guardai la mia amica aggrottando la fronte, come se quel gesto potesse farle capire, che la persona alle mie spalle non fosse davvero Rayan. Lei si limitò ad annuire, confermando le risposte alle mie domande, così mi girai ritrovandomi un muro di muscoli fermo davanti al mio sguardo, e alzando in alto quest'ultimo mi ritrovai il viso di Rayan abbassato in mia direzione. Sulle labbra aveva stampato un leggero sorriso, mentre un suo sopracciglio si era inarcato leggermente. Quei gesti li conoscevo già, stava aspettando una mia risposta alla sua domanda di due minuti prima. "Ei" salutai, roteando una mano, come un saluto.

"Mrs Johnson" ricambiò lui affiancandomi, per poi salutare Laris alle mie spalle con un cenno del capo. Lei si limitò a fare lo stesso, a quanto pare Rayan riusciva - sempre - a fare quell'effetto. "Allora" parlò, interrompendo lo strano silenzio che si era creato fra noi. "Stavate parlando di me?" aggiunse, nascondendo le due mani sulle tasche dei jeans.

"E cosa ti ha dato l'idea che stessimo parlando di te, illuminami?" chiesi, alzando lo sguardo nel suo.

"Umm, fammi pensare" disse, lisciandosi il mento con le dita di una mano. "Punto numero uno: la tua amica ha nominato il mio nome e cognome, e non mi pare che ci sia un altro Rayan Johnson in questa Università" parlò alzando l'indice, come se stesse contando. "Punto numero due: per quel che ne so io, sei sposata con me. Mi stai per caso tradendo con un altro Rayan, Mrs Johnson?" aggiunse, inchinandosi verso il mio viso,mentre agrottava la fronte.

"Te l'avrò ripetuto un miliardo di volte, non chiamarmi Mrs Johnson a scuola!" lo rimproverai, per il semplice fatto che non volevo che qualcuno lo scoprisse, e sappiamo tutti che i muri hanno le orecchie. "E perché mai dovrei tradirti, Rayan noi non stiamo insieme e non sei il mio ragazzo" aggiunsi sospirando, si comportava come se fossimo fidanzati, come se gli appartenessi, ma l'aveva detto lui stesso che era tutto parte di un contratto. Ma allora perché cercava di illudermi che tutto questo fosse il contrario?

"Esatto, io non sono il tuo ragazzo" confermò. Finalmente l'aveva capito. "Infatti sono tuo marito" continuò, con un sorriso beffardo sulle labbra. "Ti aspetto fuori, torniamo a casa insieme. Okay? A dopo, Mrs Johnson" concluse, sfiorando leggermente le sue labbra sulla mia fronte, e dopo aver sentito una strana sensazione di calore nel punto in cui aveva baciato, si allontanò, incamminandosi nella direzione in cui la sua squadra di basket lo aspettava.

"Cos'era quello?" mi chiese Laris quasi sussurrando, mentre intrecciava il suo braccio al mio e guardava la figura muscolosa sparire fra i corridoi.

"Saperlo" risposi semplicemente, mentre passavo le dita sulla fronte, dove potevo sentire ancora il tocco delle sue labbra.

"Però, sculletta da Dio!" esultò, dandomi una spallata.

"Laris!" la rimproverai, non potendo fare a meno di scoppiare in una risata mentre la rincorrevo fra i corridoi della scuola, cercando di non farci scoprire dalle bidelle.

^~^

"Ci vediamo domani, visto che Jacob è in ritiro con la squadra di football, mi tocca correre a prendere l'autobus" annunciò Laris, una volta finita l'ultima ora delle lezioni pomeridiane. "Non tutti possono permettersi un autista o un marito stra figo che ti aspettano fuori da scuola" aggiunse stringendosi nelle spalle, per poi darmi un veloce bacio sulla guancia e correre via con il suo zaino a tracolla. Pronta per affrontare un altro turno di lavoro, in quel lurido postaccio.

Alzai gli occhi al cielo, mica l'avevo voluto io un autista, tanto meno un marito, a ventiquattro anni poi. Erano le parole che continuavo a mormorare, mentre mi incamminavo verso la biblioteca della scuola, si trovava proprio al centro dell'Istituto, la chiamavano il cuore dell'edificio. Era enorme e occupava una grande quantità di spazio, scaffali e libri di ogni tipo erano ovunque, ovviamente venivano sistemati ogni giorno dalla bibliotecaria - Miss Connery - che si occupava affettuosamente di tenerli in ordine. "Oh, Signorina Williams. E' un piacere rivederla da queste parti. É per caso tornata a divorare uno dei nostri libri?" disse la donna in piedi dietro ad un grande balcone in legno scuro, come al solito portava un tailleur rosso bordeaux, i capelli biondi legati in un perfetto chinone e un paio di occhiali finissimi sulla punta del naso. Aveva l'apparenza della tipica bibliotecaria rigida, ma in fondo si trattava solamente di una donna appassionata dai libri e dai loro contenuti.

Io amavo quel lavoro, fare i bibliotecari. Leggevi, mangiavi, leggevi, dormivi, leggevi, lavoravi, leggevi, passeggiavi, leggevi e rileggevi. Cosa c'era di più bello nel restare seduta in un angolino caldo, con una tazza fumante di cioccolata calda e un libro fra le mani? Casomai in una giornata di pioggia, dove i tuoi fratellini si lamentano perché non possono uscire a giocare, ma a te non cambia nulla, ti basta avere fra le mani trecento pagine di un libro: romanzo o giallo che sia.

"Esattamente" risposi, appoggiando i  gomiti sopra al balcone.

"Cosa stai cercando oggi?" Mi chiese, sistemandosi gli occhiali sul naso, mentre guardava e leggeva il catalogo dei libri.

"Vorrei leggere qualcosa che racconta di un avventura, che parla dell'amicizia o giù di lì. Che cosa mi consigli?" Chiesi a mia volta. Potevi chiederle qualsiasi libro, qualsiasi trama volessi leggere e lei sarebbe riuscita a trovarlo.

"Il Piccolo principe, che ne dici?" Propose, alzando gli occhi dal grande catalogo che occupava la maggior parte del balcone. "Non dirmi che l'hai già letto?" Aggiunse, mentre il suo viso dava la forma di una smorfia.

"Ben due volte. Ma lo prendo comunque, adoro quella storia." Annunciai sorridendo.

"Non ti accompagno a prenderlo, perché ormai conosci già la strada." Rispose, scuotendo leggermente la testa.

Mi limitai ad annuire, per poi percorrere gli infiniti corridoi occupati dagli scaffali, occupati anch'essi da libri. Ogni volta che camminavo qui, era sempre una sensazione familiare. L'odore che emanavano le vecchie pagine, il suono che esse producevano ogni volta che venivano sfogliate dagli studenti e il silenzio, il silenzio in cui ti permetteva di dare sfogo all'immaginazione ogni volta che leggevi le parole raccolte in ogni libro. "Il..il piccolo-.." Mormoravo,  mentre sfioravo i libri sistemati nella collona della lettera "I".

"Il Piccolo principe, eh?" Mormorò qualcuno, in piedi al mio fianco, mentre mi porgeva il libro che ero intenta a cercare.

"Grazi-.." risposi, mentre il mio sguardo si alzava per cercare di riconoscere il volto. "Conor?" Chiesi, agrottando la fronte.

"È bello rivederti, Williams" rispose il ragazzo. Era da quel giorno alla mensa che non lo rivedevo più, il vecchio ragazzino che da piccolo si divertiva a tormentare me e Rayan. Non era cattivo, era solamente insopportabile. Ma era cambiato, perché Alex Conor non mi avrebbe mai dato un bacio sulla guancia alla mensa, senza un motivo valido.

"Come mai qui? Insomma, non mi ricordavo fossi un topo di biblioteca" scherzai, stringendo al petto il libro che mi aveva dato.

"Le persone cambiano" si limitò a rispondere, e in quel momento diedi a quella frase tutta la mia vita, perché si, io ero cambiata, Rayan mi aveva ridotta così e mi domando ancora quale sia la ragione. "Come stai?" aggiunse, risvegliandomi dai ricordi che cercavano ancora di impossessarsi di me.

"Si può sempre stare meglio, te?" Chiesi, mentre l'accompagnavo - per non so quale motivo - a prendere il libro che cercava.

"Le gemelle - le due sorelle che si era trovato come sorelle - mi fanno sempre impazzire, ma per il resto sopravvivo" rispose, alzando gli occhi al cielo e a quel gesto, immaginai come fosse la vita di Alex con le due sorelle, sorrisi al pensiero. "Rayan come sta? Non l'ho visto molto in quest'ultima settimana, ne sai qualcosa?."

"Perché me lo chiedi, insomma, perché-.." parlai, prima che mi interrompesse.

"Perché ho notato che passate più tempo assieme, e girano voci che vieni a scuola in macchina con lui. Che, vi siete fidanzati?" chiese, inarcando un sopracciglio, mentre estraeva un libro da uno scaffale abbastanza in alto - dove non toccherei con un dito nemmeno se mi mettessi in punta dei piedi - aspettando una mia risposta.

Tossì. "Cosa? No!" risposi velocemente. "Io e Rayan.." sussurrai, cercando di pensare subito ad una risposta per soddisfarlo. Ad Alex non gli sfuggiva mai nulla, anche da piccolo quando gli raccontavo le bugie per mandarlo via - per quanto credibili potessero essere - lui non ci cascava.

"Allora, sei la sua ragazza?" chiese, dato che non avevo risposto alla sua domanda precedente.

"No, è mia moglie"

Certe persone dovrebbero davvero tenere la bocca chiusa. Non credete anche voi?

Schiava Di Un MiliardarioWhere stories live. Discover now