45.

18K 930 113
                                    

Rayan

Era passata una settimana dall'incidente. Payton si ritrovava ancora in Ospedale e mannaggia al dottore e alle sue false conclusioni, non si era ancora svegliata. Non aveva ancora deciso di aprire gli occhi e non poteva nemmeno immaginare il quanto mi mancasse perdermi sulle sue iridi verdi, che mi avevano - fin da bambino - mandato il cervello ed il cuore in subbuglio.

Durante l'arco di queste giornate non avevo più messo piedi all'Università, anzi, mi ero rintanato a casa dietro agli schermi del computer e del cellulare di Payton in attesa di qualche messaggio da parte dello sconosciuto, che - per la miseria - non dava segnali di vita.

Avevo chiamato alcuni vecchi amici, che lavoravano - appassionati fin da piccoli - con i computer. Quelli che tutti oramai chiamano Hacker. E sborsando qualche fortuna, gli avevo convinti ad infrangere qualche legge costituzionale per trovare il psicopatico, che stava cercando di prendermi per non so quale strana ragione.

Il piano era semplice: rintracciarlo, trovarlo, spaccargli la faccia senza pensarci due volte e spedirlo dritto in carcere. Donna o Uomo che fosse stato, non avrei avuto alcuna pietà. Aveva toccato la mia donna? Bene, ora sarei stato io a taccarlo a modo mio.

Erano le otto del mattino quando aprii le palpebre dopo una misera ora di sonno, in cui ero riuscito stranamente a riposare, dopo il sesto giorno ormai senza dormire. Mi misi a sedere e per la millesima volta in quella settimana, guardai il vuoto dall'altra metà del letto.

Lei non c'era.

Non c'erano i suoi soliti occhioni verdi a guardarmi furbi come ogni mattina o il solito meraviglioso sorriso ad accompagnarli, o la sua voce che riempiva il mil cuore di gioia con il suo "Buongiorno."

Payton non c'era ed erano in quei momenti, che mi accorgevo della grande vastità della mancanza di quella donna nella mia vita. Mi mancava tutto di lei, anche quando mi sgridava per qualche mia battuta mattutina fuori luogo o per le mie dimostrazioni d'affetto in pubblico. Ma a quest'ultima cosa mi ero accorto, che ormai, ci si era abituata. Ed io mi ero abituato ad amarla incondizionatamente.

Decisi di alzarmi e prepararmi, dato che alle dieci all'Ospedale sarebbe partito l'orario per le visite e come ogni giorno mi sarei presentato - puntualmente - per trovare mia moglie.

Quando scostai le coperte dal corpo, notai stranamente la temperatura fredda nella stanza, o forse era semplicemente la mancanza di Payton a farmi sentire così. Era capace di tenermi al cado - con il suo bellissimo corpo - durante tutta la notte, e a farmi dormire tranquillo in sua compagnia.

Notti felici, pensai mentre calzavo le pantofole ai piedi - che era solita a prendermele di nascosto ogni volta che non trovava le sue - , per dirigermi al bagno.

Mi stropicciai violentemente gli occhi con le dita e dopo aver passato una mano sul viso, appoggiai le mani sul bordo del lavandino e alzai la testa in direzione dello specchio, ritrovando un brutto riflesso di me stesso. Avevo delle evidenti occhiaie che contornavano i miei occhi, che in contrasto con il loro colore azzurro, avrebbero fatto paura a chiunque mi avesse visto in quello stato. I capelli erano ormai cresciuti,
anche perché non mi ero preso la briga di tagliarli, con tutto quelllo che avevo da fare poi.

Passai le dita su essi, immaginandomi quelle volte in cui Payton accarezzava la mia testa - una volta rasata - per coccolarmi. Mi mancavano le sue carezze, delle sue piccole dita a contatto con la mia pelle e la bellissima sensazione di essere amato quando mi coccolava. Purtroppo era da una settimana che non mi sentivo piú amato dalla mia donna, tutta colpa di uno sconosciuto psicopatico! "Se ti prendo testa di cazzo, ti faccio a pezzi!" Urlai alzando di scatto la testa, tirando un pugno dritto allo specchio, frantumandolo in pezzi e tagliandomi le nocche delle dita. Non sentivo dolore, anche perché non c'era dolore più forte del non avere Payton con me.

Schiava Di Un MiliardarioWhere stories live. Discover now