22. Parte Terza

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Rayan

Venticinque minuti prima
"Capitano, che piani ha per il campionato di fine anno?" mi domandò Edward, compagno della squadra di Basket, il mio braccio destro, nonché meno il mio migliore amico.

"Ho una sola cosa in mente, la vittoria." annunciai, mentre varcavamo i grandi cancelli della 'WhiteHouse', ossia, l'Istituto. "Dobbiamo ottenere il trofeo anche quest'anno, la 'DevilRose' non riuscirà a portarsi la vittoria a casa nemmeno quest'anno" aggiunsi stringendomi nel giaccone, nello stesso instante in cui ondate di aria fredda ci veniva incontro.

"Questo è poco ma sicuro" rispose, mentre ci scambiavamo il nostro solito saluto, che consisteva in due semplici mosse delle mani. Dopo averlo salutato, mi incamminai verso l'automobile nera che mi aspettava - puntualmente - fuori, a volte mi chiedevo come facesse Josè a trovarsi sempre nel momento giusto e nell'ora esatta. "A proposito" parlò Edward, ancora in piedi davanti ai cancelli.

"Uhm?" mormorai girandomi in sua direzione, mentre nascondevo le mani sulle tasche del giaccone, come se quel gesto potesse scaldare la pelle priva di guanti.

"Senti capitano, anche quest'anno sarà Miley ad indossare la tua maglietta da Senior alla partita?" mi chiese, sistemandosi in testa un berretto bianco, era il suo preferito e non l'avevo mai visto toglierselo.

"La maglietta?" chiesi, non arrivando ancora alle sue intenzioni.

"Esatto, l'ha sempre indossata lei tutti gli anni e mi chiedevo se anche questa volta gliela avresti lasciata. Ultimamente non si parla d'altro fra i corridoi di questa scuola." aggiunse, facendomi finalmente capire. Non ci avevo ancora pensato a quel dettaglio, ma sicuramente avevo già la risposta alla sua domanda.

"Chi lo sà" risposi, stringendomi nelle spalle.

"Cosa intendi?" chiese, inclinando la testa leggermente, mentre agrottava la fronte. "Non sarà lei ad indossare la famosa maglietta?"

"Forse è arrivata l'ora di cambiare un po le cose, e per cose intendo pure Miley" annunciai. "Ma stai tranquillo, ci sarà sicuramente qualcuno che indosserà la maglietta, ma se la persona che voglio non vorrà farlo, allora credo che nessun altro la indosserà" dissi.

"Mi stai dicendo che hai una nuova ragazza, Rayan?"

"No, Edward. Molto meglio." mi limitai a rispondere, per poi aprire la portiera della macchina e salire sui sedili posteriori.

Saranno passati quanti, dieci o venti minuti da quando la campanella che segnava la fine delle lezioni era suonata, ma in tutto  quell'arco di tempo Payton non si era fatta vedere. Quella ragazza non aveva proprio il senso della puntualità e questo stava a dire che non era cambiata di una virgola, rimaneva comunque la solita bambina ritardataria. Sorrisi al pensiero della mia piccola Payton, quelli sì che erano giorni felici. "Signore?" parlò Josè, guardandomi preoccupato dallo specchietto retrovisore.

"Si?" mormorai, scuotendo leggermente la testa, come se quel gesto potesse farmi dimenticare i ricordi, ma quei dolori non li dimenticherò mai.

"Vuole che vada a cercare Mrs Johnson, Signore?" chiese, indicando con il pollice l'Istituto al nostro fianco.

"No, stai pure qui. Porterò il posteriore di quella donna dritta in questo sedile, in perfetto orario per la cena" annunciai aprendo la portiera, per poi dalla macchina e dirigermi a passo spedito verso la scuola. Avevo una moglie da cercare, casualmente in ritardo.

Ma ora spiegatemi come avrei fatto a trovarla? Questo edificio aveva più di trecento aule, oltre ai laboratori, la palestra e la biblioteca..
Bingo!
Conoscendola, si sarà persa fra qualche vecchio libro e in una lettura a lieto fine, lei adora il lieto fine. E mi chiesi in quel momento, se ci sarebbe mai un lieto fine fra noi.
"Salve, Miss Connery" salutai la donna in piedi e di spalle dietro al balcone, intenta a sfogliare quello che sembrava essere un dizionario pubblicato nell'ottantaquattro.

Schiava Di Un MiliardarioWhere stories live. Discover now