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Violet Power. Il cognome si addice alla perfezione alla ragazza che mi ritrovo davanti. Si sposta per farmi entrare nella nostra stanza e la prima cosa che noto sono i suoi lunghi capelli biondi. Le ricadono come una cascata sulla schiena, la luce del sole li rende accecanti da quanto sono luminosi, sembrano trasformarsi in morbido velluto d'oro. Ogni suo movimento, ogni suo sguardo e persino il suo tono di voce ha qualcosa di potente e persuasivo. È come se qualcuno l'avesse progettata e scolpita su pietra, la sua bellezza è mozzafiato, da dipinto, quasi. Mi ritrovo a studiarla come se fossi sotto l'effetto di un incantesimo.

Si siede su quello che presumo sia il suo letto e incrocia le gambe. Tiene una sigaretta stretta fra le dita, le unghie lunghe e dipinte di nero, e sbuffa il fumo verso il soffitto mentre mi osserva con un piccolo sorriso provocatorio. «Aimee Ryle?» chiede.
Annuisco.

Fa un altro tiro di sigaretta mentre mi osserva con sguardo curioso. Non posso fare a meno di notare un minuscolo blocco di cenere che scivola fino al pavimento, ma soprattutto l'antincendio sul soffitto che pare ignorare la corte di fumo che impesta la stanza. Segue il mio sguardo e scoppia a ridere. «Era funzionante prima che io lo manomettessi» spiega. Lo dice come se avesse compiuto l'azione più normale del mondo, quando in realtà ha aumentato del novanta per cento la probabilità di farci bruciare vive in caso di incendio.

«L'hai manomesso?» ripeto.
Alza le spalle. «Mio padre adora costruire e smontare aggeggi inutili, ho imparato da lui. Sono piuttosto facili da modificare, sai?»

«Tu devi essere...»
«Violet Power.» China il capo con fare teatrale, ma non distoglie lo sguardo dalla mia figura. Non posso fare a meno di sentirmi una preda, i suoi occhi grigi mi scrutano come se volesse mangiarmi viva. «Nei prossimi giorni sarò la tua mentore, nonché compagna di stanza e sbronze.»

Si alza e cerca qualcosa sulla sua scrivania ricoperta di libri e fogli di vario genere. Mi passa un modulo da compilare, che guardo con espressione confusa. «Con quello otterrai la tua carta di credito studentesca, un fondo di duemila euro annuali. Se vinci una borsa di studio, non dovrai rimborsarli di tasca tua, dato che finiranno subito nel conto della scuola. Una benedizione? Una fregatura? Non l'ha ancora capito nessuno. Però quei soldi puoi usarli anche per attività personali, tipo comprare le sigarette o andare a far festa.»

Mi stringo nella felpa, sentendomi spaesata. Mi guardo attorno, constatando quanto piccola sia la stanza e quanto Violet, con la sua personalità, sia ingombrante. Pare che la sua energia tolga tutto l'ossigeno disponibile, o forse è solo la puzza del fumo.
Per fortuna c'è una grande finestra, che permette all'aria pulita di entrare. La stanza è divisa in due parti: da un lato ci sono il suo letto, il suo armadio e la sua scrivania, dall'altro i miei mobili. Con tutte le tasse che vengono pagate, chiunque gestisca questa scuola poteva anche costruire delle stanze un po' più grandi. O dipingere i muri con dei colori decenti.

«Orribile» commento, accennando alle pareti. Giallo canarino, che però è stato rovinato dal tempo fino a sembrare color vomito.
Violet mi guarda truce. «L'ho scelto io.»

Mi ritrovo a boccheggiare, senza sapere cosa dire. «Non intendevo...»
Scoppia a ridere. «Ti stavo prendendo in giro, stai tranquilla» Mi tira una spallata scherzosa. «Rilassati, nessuno ha intenzione di mangiarti qui.»

Vorrei osservare meglio l'angolo di stanza di Violet, capire di più della ragazza con cui condividerò una camera per i prossimi cinque anni, ma mi limito a lanciare un'occhiata veloce e mi riprometto di farlo quando lei non ci sarà. Il suo armadio è aperto, riesco a intravedere solo vestiti dai toni scuri, e nelle foto appese alla parete intravedo solo ragazzi giovani, forse amici o qualche fratello. Nessuna traccia di persone adulte, mi sorprende non vedere alcuna foto con i genitori. Forse qualcosa in comune ce l'abbiamo, allora.

MysteryWhere stories live. Discover now