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Il mattino seguente, quando mi risveglio, sono da sola. Il mio collo è talmente intorpidito che ci impiego qualche minuto prima di trovare il coraggio di alzarmi dal letto. Mi stiracchio e mi guardo attorno: i vestiti che indossavo ieri sera sono a terra, il mio corpo è semplicemente coperto dal lenzuolo. Afferro, con fatica e sentendo la testa pesare per i postumi, una tuta dall'armadio e la indosso.

Bree non c'è, ma ci sono ancora le sue valigie vicine alla porta. Questo mi ricorda che le mie le devo ancora preparare e che, oggi pomeriggio, ho un treno da prendere. Mi guardo attorno e sbuffo. Vorrei solo tornarmene a dormire. Sam non c'è, deve essersene andato nel bel mezzo della notte. Non me ne sono neanche accorta, a essere sincera.

Prendo la bottiglietta d'acqua che tengo sempre sul comodino e la bevo tutta, sentendo il mio corpo riprendersi leggermente dopo essersi idratato. Devo mettermi qualcosa fra i denti, ma forse è il caso che prima io trovi il mio cellulare. Prima che io possa mettermi a cercarlo, sento la porta aprirsi. Bree entra in camera con un sacchetto in mano, che mi lancia addosso senza troppe cerimonie.

Ha un sorrisino che le incurva le labbra, mi osserva con fare malizioso. «Stanotte sono tornata circa alle tre e sai chi ho incontrato mentre se ne andava con fare furtivo e colpevole dalla nostra stanza? Il signorino Stark» dice, ridacchiando. «Per fortuna non sono tornata prima, chissà cosa avrebbero visto i miei poveri occhi.»

Arrossisco. «Ma finiscila» borbotto. «Colazione?»

«Sì, ti ho portato una brioche e del succo. Sapevo ne avresti avuto bisogno, viste le tue condizioni di ieri sera» Fa una smorfia. «Prima di partire fatti una doccia, ti prego. E apri le finestre, c'è odore di sesso qua dentro. Che schifo.»

Alzo gli occhi al cielo. «Come sei melodrammatica.»

«E tu come sei riservata! Voglio sapere tutto quello che è successo ieri sera» esclama. Mi dà una spinta scherzosa che mi coglie alla sprovvista e che mi fa atterrare sul mio letto. Sta per lanciarsi sopra di me, ma poi fa una smorfia disgustata. «No, non su quelle coperte. Me ne resterò in piedi.»

«Non ho molto da dire. Abbiamo solo fatto sesso... Più di una volta» spiego. «Le cose stanno andando bene fra di noi, sembra davvero... preso. Proverò a parlargliene magari non appena torneremo dalle vacanze, ma a questo punto mi piacerebbe ufficializzare.»

«E Clary?»

«Clary è acqua passata» rispondo. «Non ne parla e non si vedono più.»

Di punto in bianco si rabbuia. «Spero solo non si comporti come Fitz ha fatto con me. So che Sam sembra un bravo ragazzo affidabile, ma per me lo era anche Fitz. Solo dopo si è rivelato chi è veramente» Sospira. «Spero non ti prenda in giro o non ti faccia del male, tutto qui.»

Mi alzo e la abbraccio. «Non ti preoccupare, ma grazie.»

Bree non ne parla mai, quindi a volte dimentico quello che ha passato. Non si esprime, soffre in silenzio, tiene tutto dentro e lo nasconde con un sorriso. Di quello che le è successo negli ultimi mesi non dice nulla, non si è mai più sfogata con me. È come se si fosse chiusa a riccio. Vorrei poterla aiutare, ma non me lo permette. La denuncia non è andata avanti, la famiglia di Fitz è troppo potente. E la polizia è a un punto morto con le indagini sulle nostre aggressioni.

Sono sinceramente preoccupata. La vedo sempre più magra, pallida e triste. Non tutti chiedono aiuto, chi per paura, chi perché è troppo orgoglioso, chi perché è certo di essere da solo e di non avere nessuno disposto a correre in suo soccorso. Ognuno di noi, però, ha un limite e penso che Bree stia per superare il suo.

«Hai visto il mio cellulare?» chiedo.

Annuisce. «Ieri te l'ho messo sulla scrivania. Quando sono tornata era sul pavimento» risponde.

«Grazie.»

Prendo il cellulare e mi getto fra le coperte, decisa a ignorare le mie responsabilità per ancora qualche minuto. Ho bisogno di riposo, ma anche di scrivere a Sam e capire che fine abbia fatto. Sono un po' delusa dalla sua fuga, non capisco per quale motivo abbia deciso di andarsene nel bel mezzo della notte. «Sam ti ha detto qualcosa quando l'hai incrociato stanotte?» chiedo.

Nega con il capo. «Ha abbassato lo sguardo e mi ha augurato di dormire bene» Si volta verso di me. «Aimee, ti prego, non restare in quelle condizioni tutta la mattina. Vai a farti una doccia.»

Le lancio contro un cuscino. «Va bene, mammina. Dammi solo dieci minuti per controllare chi mi ha scritto, rompipalle» Lei scoppia a ridere e si mette il giubbotto. «Già te ne vai?»

«Sì, i miei mi stanno aspettando nel parcheggio. Ci rivediamo fra due settimane, quindi?» chiede.

Annuisco.

Le si inumidiscono gli occhi. «Mi mancherai. Proprio per questo motivo farò uno sforzo e ti abbraccerò prima della doccia di cui hai bisogno» Improvvisamente salta sul mio letto e mi stritola fra le sue braccia. Mi dà mille bacini sulla guancia. «Fatti sentire, Aimee. Fai la brava.»

«Anche tu, Bree.»

La guardo prendere le valigie e, con fare forzatamente drammatico, salutarmi. Poi esce e mi lascia da sola. Finalmente posso recuperare i messaggi. Ce ne sono un paio di ieri sera da parte di Bree, Dylan e Jena, che mi chiedono che fine io abbia fatto. Spero che Jena non si sia accorta della mia sparizione insieme a Sam, lo andrebbe subito a riferire a Violet. E io, in tutta sincerità, non voglio lo sappia.

Aggrotto la fronte, colpita da un messaggio da parte di qualcuno di anonimo. Non c'è nessuna descrizione, sono delle foto, e non appena mi rendo conto di cosa mi è stato mandato, mi sento morire. È Sam. Sam che esce dalla mia stanza. Sam che, subito dopo, entra in quella di Clary. E poi ci sono loro due, probabilmente questa mattina, che si baciano davanti alla porta di lei.

È questo il motivo per cui se n'è andato questa notte?

Sento il mio stomaco stringersi e gli occhi inumidirsi. Mi ha presa in giro. Sono stata, nuovamente, presa in giro da Sam.

Apro la chat di quello stronzo e inoltro le foto. Le dita mi tremano mentre digito il messaggio, non riesco a calmarmi. Se ce l'avessi davanti, sarebbe già un uomo morto. Fai sul serio? In meno di ventiquattro ore? Mi usi e non hai nemmeno cura di nasconderti. Ti odio, Sam. Abbiamo chiuso, sono stufa. Di te non ci si può fidare, non hai un cuore. Mi fa schifo pensare a questa notte. Non guardarmi, non scrivermi. Hai chiuso. Una volta per tutte.

Scoppio a piangere. Mi sento morire. Mi sono fidata, ieri mi ha promesso che mi sarei potuta fidare. Mi fa schifo, mi disgusta. Sono contenta non ci sia Bree, di potermi sfogare liberamente senza farla preoccupare. E sono contenta di tornarmene a Forks, di allontanarmi da questo dannato posto per due settimane.

Qualcuno bussa alla porta. Sono certa sia Sam, che avrà già pensato a una scusa su come giustificarsi. Quando apro la porta, però, davanti a me trovo Clary. Sembra di guardare me stessa allo specchio, gli stessi capelli arruffati e gli stessi occhi gonfi per il pianto.

Mi mostra il suo cellulare, una foto di me e Sam che ci baciamo. Ieri sera, davanti alla porta della mia stanza. «Cosa diamine significa questo?» chiede.

MysteryWhere stories live. Discover now