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La prima cosa che vedo quando riapro gli occhi è una luce accecante. Poi, lentamente, mi raggiunge un rumore elettrico e ritmico: bip-bip-bip.
Mi guardo attorno confusa e stordita, la mia testa sembra essere diventata un blocco di cemento. Il mio collo è rigido, fatico a muoverlo, così come il mio corpo. Al mio braccio è attaccata una flebo, le mie labbra sono secche e screpolate, le sento quasi sanguinare.

Lentamente, i miei ricordi si fanno strada e riesco a ricordare brevemente quello che è successo. Sono stata aggredita. Non so da chi, non sono riuscita a vedere il suo volto, ma chiunque sia stato mi deve avere risparmiata. Forse un rapinatore che pensava avessi chissà cosa con me.

La stanza è bianca, dalle finestre entra una luce abbagliante che riesce a oltrepassare la tapparella quasi del tutto abbassata.
Accanto a me ci sono delle sedie vuote, una di esse è occupata da Winter. Mi passa una mano fra i capelli e mi sorride. Un sorriso forzato, ha le lacrime agli occhi. È chiaramente sollevata, la preoccupazione però le storce ancora i lineamenti tesi. «Ben svegliata. Come ti senti?» chiede.

«Cosa è successo?» mormoro.

La mia gola è talmente secca che a fatica riesco a pronunciare queste parole. Winter lo capisce subito e mi passa un bicchiere d'acqua. Lo bevo di fretta, sentendo le mie labbra inumidirsi e la gola rinfrescarsi. Ne vorrei un altro, ne vorrei altri dieci. Non mi sono mai sentita in questo modo.

«Aimee...» sussurra Winter. Si sistema sulla sedia, a disagio. I suoi occhi tradiscono le mille domande che vorrebbe farmi, mi osserva come se avessi fatto qualcosa di male, come se fosse colpa mia. «Ti hanno ritrovata in un vicolo con una siringa nel braccio... Nessuno di noi ha mai notato niente e ci scusiamo, la polizia ci ha riempiti di domande. Perché ti sei spinta a tanto? Volevi farti del male? Volevi forse ucciderti?»

«Non volevo uccidermi!» esclamo con forse troppa enfasi. Tento di alzarmi, ma le mie braccia cedono e una fitta alla testa mi costringe a tornare giù. Solo ora noto la fasciatura che mi circonda il polso.

Winter segue il mio sguardo. «Ti hanno trovata con una siringa e sei tagli sul braccio sinistro... Avevi il coltello ancora in mano, quando ti hanno trovata.»

«Non volevo uccidermi» ripeto, questa volta a fatica. Non riesco a trattenere le lacrime mentre mille immagini affollano la mia mente. Joy, Dana, il petalo, la spiaggia, il modo in cui tutti in questo posto sono fuori di testa. Non riesco a respirare. «Stavo camminando e qualcuno mi ha afferrata, mi ha drogata. Io non volevo fare niente, stavo solo camminando. Stavo camminando e qualcuno mi ha aggredita! Stavo camminando...»

«Okay, calma, respira» Winter poggia le mani sulle mie spalle, forse per rassicurarmi. Non voglio essere toccata da nessuno, però, così le do le spalle e mi accuccio fra queste stupide lenzuola bianche. Leggere, troppo leggere. Ho freddo. Sento che mi accarezza di nuovo i capelli, poi sospira. «Vado a parlare con la polizia. Hanno subito escluso l'aggressione, pensavano ti...»

Lascia cadere la frase.
In silenzio, esce dalla stanza.
Rimango finalmente da sola, sebbene non mi faccia del tutto piacere. Questa città è un inferno, non mi sorprenderebbe se qualcuno riuscisse a uccidermi pure dentro a un ospedale. Cerco di restare calma e di fare respiri profondi, ma le lacrime continuano a inumidirmi il viso e il cuscino.

Srotolo la garza che mi fascia il braccio e osservo i tagli, ricuciti con numerosi punti. Devono essere stati profondi e devo aver perso molto sangue. Passo il polpastrello sulla ferita, sentendo che brucia lievemente. Sei tagli netti, uno sotto l'altro. Sembrano fatti con cura e precisione, chi me li ha infieriti deve essersi preso il suo tempo.

«Aimee?»
Sobbalzo.
Non mi ero accorta che qualcuno fosse entrato nella mia stanza.

Mi affretto a coprire la ferita e mi volto, incontrando lo sguardo preoccupato di Sam. Questa volta non alzo gli occhi al cielo, mi sento quasi sollevata. Sam non è il ragazzo più intelligente del mondo e non scorre buon sangue fra di noi, ma la sua presenza mi rassicura. Ripenso alle sue labbra sulle mie, l'ultimo contatto che abbiamo avuto. Il motivo per cui stavo camminando per Hauntown, prima di venire aggredita.

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