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Tengo il telefono incastrato fra la spalla destra e l'orecchio, cercando di chiudere lo zaino che non vuole collaborare. La voce di Winter mi arriva distante, sento che parla ma non riesco a recepire le sue parole.
Poco fa ho ricevuto un messaggio da parte di Bree, che mi ha chiesto di raggiungerla in infermeria dopo la fine delle lezioni. Sono estremamente preoccupata, non ha voluto dirmi cosa sia successo.

Passo per i corridoi tenendo la testa bassa e facendo attenzione a non colpire nessun altro studente. Oggi è venerdì, il che vuol dire fine delle lezioni e tregua per almeno due giorni. Sono tutti euforici, tutti che organizzano feste. Io, per questa volta, ho deciso di passare.
Me ne starò chiusa in stanza aspettando domenica, il momento in cui potrò finalmente parlare con Joy.

Sta cercando, a quanto pare, di evitarmi in tutti i modi. Ho tentato di coglierla alla sprovvista e di presentarmi a sorpresa nella stanza che condivide con mia sorella, ma non l'ho mai trovata. Non dovrei sorprendermi, in realtà, tenendo conto che pedina metà scuola.
Non mi sorprenderebbe nemmeno sapere che sa leggermi nel pensiero e prevedere le mie mosse.

«Aimee, ci sei?» chiede Winter.
Ricaccio lo zaino in spalla e sospira. «Sì, scusami. Dicevi?»

«Il comportamento di Violet è davvero strano. Cacciarti dalla vostra stanza in quel modo» risponde. «Pensi sia stata lei a...?»
«No» la interrompo.

Violet è una tipa strana e ha atteggiamenti davvero ambigui, ma accusarla di essere colpevole o coinvolta nella morte di Dana è stato meschino da parte mia.
Non metto in dubbio sia particolare, ma arrivare a uccidere qualcuno? No, impossibile. Non è proprio possibile che Violet sia un'assassina e io sono stata una stupida ad accusarla senza avere prove concrete.

Pensavo di passare nell'aula di scienze, dopo essere andata da Bree, per scusarmi con lei. Il venerdì, non so per quale motivo, si ferma sempre col professor Dofel per almeno un'ora. Se faccio in fretta riuscirò a incontrarla per scusarmi, sempre che lei voglia accettare le mie scuse. E vorrei anche capire meglio, ovviamente, qual è il suo problema e cosa la spaventa così tanto.

«Winter, ora devo andare, ci sentiamo» dico.
«Va bene. Per qualsiasi cosa sai che sono qui per te.»
Sorrido. «Lo so, grazie.»

Infilo il telefono nella tasca della giacca ed entro in infermeria. Mi accoglie una signora sulla cinquantina, i suoi capelli sono corti e tinti, riesco a vedere la ricrescita, dai modi di fare molto cortesi.
Le chiedo immediatamente di Bree e lei mi accompagna fino a un lettino.

La mia amica è pallida, mi sembra di vedere un fantasma. Il braccio è fasciato da una benda sporca di sangue e ha il trucco sbavato, segno che deve aver recentemente pianto.

Le prendo una mano e gliela stringo forte. «Bree, cos'è successo?» domando.

Sospira. «Ciao, Aimee» Forza un sorriso che si spegne subito. «Non lo so, ad essere sincera. Dovevo vedermi con Fitz, gli avevo chiesto di parlare per cercare di risolvere la situazione che si era creata, e lo stavo aspettando sul retro della scuola. A un certo punto qualcuno mi ha afferrata alle spalle e sono svenuta, devono avermi colpita. È stato lui a trovarmi e portarmi in infermeria, ma non c'era nessuno con me. La polizia dovrebbe arrivare a breve.»

«Vuoi che resti qui a farti compagnia?»

«Non ce n'è bisogno, stai tranquilla» Sospira. «Vorrei solo starmene tranquilla, arriveranno anche i miei e mia madre sarà fuori di testa, a telefono era preoccupatissima. Meno gente ci sarà, meglio sarà per me.»

«Va bene. Io penso andrò a parlare con Violet, ma per qualsiasi cosa non esitare a scrivermi o chiamarmi.»

Fa un sorriso sincero. «Grazie, Aimee. Son felice di aver trovato un'amica come te.»

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