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Vengo svegliata dal ticchettio della pioggia. Scosto le coperte facendo attenzione a non svegliare Bree e mi avvicino alla finestra per studiare le pesanti nuvole che oggi hanno deciso di coprire il sole.
La apro e sporgo il viso all'esterno, inalando l'odore dell'umidità e dell'asfalto bagnato, con l'aria fresca che mi solletica le braccia nude e mi scompiglia i capelli.
Mi ricorda Forks, mi fa sentire un po' più vicina a casa. Tuttavia, ogni volta che penso a casa mi ritrovo anche a ricordare i lati peggiori di quella vita che mi sembra ormai così lontana.

Mio padre, per esempio.
Mi ha sempre ritenuta una delusione, mi ha sempre guardata con occhi colmi d'odio. L'ultima volta che abbiamo litigato è stata il giorno precedente alla mia partenza: mentre preparavo la valigia, lui se ne stava alle mie spalle e mi gridava contro di essere il più grande errore della sua vita. Mi ricorda sempre, ogni volta che ne ha l'occasione, che non sono mai riuscita a dargli una vera e propria soddisfazione.

Con la coda dell'occhio riuscivo a vedere Jennifer dietro la porta socchiusa. Se ne stava lì ad ascoltare, con le lacrime che le rigavano il volto, in attesa che le urla cessassero. Non vedeva l'ora di andarsene via insieme a me, così mi ha detto quella sera. Di lasciarsi alle spalle nostro padre, di ricominciare da zero alla Haldell. Jenn vuole molto bene a nostro padre, non posso e non voglio biasimarla per questo, ma ha sempre avuto paura di lui.

So essere una persona autoritaria e decisa, non mi faccio mai mettere i piedi in testa, ma con mio papà è diverso. Le sue urla e le sue parole mi inchiodano al terreno, mi fanno sentire minuscola e indifesa. La mia lingua si ritrae e ha improvvisamente paura di esprimersi.

Qualcuno bussa alla porta.
Mi volto verso Bree nella speranza vada lei a vedere di chi si tratta, soprattutto essendo camera sua, ma mugugna qualcosa e si rigira nel letto.
Sospiro e mi avvicino alla porta, ma quando la apro rimango sorpresa nel ritrovarmi davanti Violet. La mia compagna di stanza tiene lo sguardo basso, si tira le pellicine delle unghie con fare nervoso.

Dopo un paio di secondi, mi accorgo che ai suoi piedi ci sono una valigia e una scatola. La mia valigia. Aggrotto la fronte e la osservo, ma lei non osa ricambiare il mio sguardo. «Potresti spiegarmi cosa significa tutto questo?» chiedo. Spalanco le braccia per indicarle l'assurdità di questa situazione.

Finalmente, Violet mi guarda negli occhi. Sono confusa, non riesco a decifrarla. Nei suoi occhi c'è rabbia, ma anche compassione. Mi guarda come se volesse proteggermi ma anche come se fossi la persona che odia di più al mondo.

«Da oggi non sarai più la mia compagna di stanza, Aimee» spiega. Guarda alle mie spalle, guarda Bree che finalmente si è alzata e che assiste a questa sceneggiata inutile. «Ho già avvisato il preside e gli ho spiegato che anche tu sei completamente d'accordo. Sarai in stanza con Bree, non preoccuparti. Ho pensato di portarti le tue cose per non farti fare un viaggio inutile.»

Spalanco la bocca, incredula. «Non hai il diritto di cacciarmi dalla mia stanza!»

Violet fa una risatina sarcastica e piena di astio. «Invece sì. Ti ho chiesto mille volte di farti gli affari tuoi. Di lasciar perdere quel bosco, Dana... Non mi vuoi ascoltare? Perfetto, sono affari tuoi. Le conseguenze sono il livido che avevi in faccia e il ritrovamento di te praticamente morta in un vicolo. Io, però, non voglio finire nei guai. Non voglio che i miei amici, standoti vicini, finiscano nei guai. Soprattutto non voglio affezionarmi a te giorno dopo giorno per poi ritrovarti ferita o, peggio, morta da un giorno all'altro e a chiedermi se avrei potuto per fare qualcosa per impedirlo.»

«Violet...»
«La decisione l'ho già presa, lascia perdere.»
«Di cosa hai paura?» chiedo.
Inarca un sopracciglio. «Di cosa stai parlando?»

«Hai per caso paura che io possa scoprire qualcosa su di te, Violet?» ribatto. «Cosa ti spaventa così tanto? Hai paura che io poi parli con la polizia?»

Violet sbianca. So di aver fatto centro, glielo leggo nello sguardo. Eppure è anche estremamente delusa. «Sei incommentabile» mormora, prima di andarsene.

Mentre si allontana, la guardo scomparire in quella che era la nostra stanza. È stato tutto così... strano. Perché ha detto quelle parole? Sembrava spaventata, ma anche arrabbiata con me. Come faceva a sapere tutte quelle cose? Dell'aggressione in spiaggia, per esempio? È stato Sam?

«Aimee?» Bree mi riporta alla realtà. Mi volto e vedo che indica il mio cellulare. «Tua madre ti sta riempiendo di messaggi.»

Giusto. Mi sono dimenticata di darle la buonanotte e penserà che io sia morta da qualche parte. Da quando sono uscita dall'ospedale non mi lascia pace, secondo lei dovrei fare più esami e insistere con la polizia per scoprire chi sia stato il responsabile. Ovviamente le indagini sono ancora in corso, ma non è stata trovata alcuna traccia.

Però c'è qualcuno che sa chi è stato: Joy.
Non smetto di pensare a lei da ieri sera, da quando mi ha inviato quel messaggio. Lei sa chi ha ucciso Dana, probabilmente la stessa persona che ha tentato di ammazzare me. Se Joy conosce la verità, la cosa mi turba parecchio: perché non va subito dalla polizia? Perché dirlo prima a me?

Sento di nuovo l'ansia tagliarmi lo stomaco. Le mani cominciano a tremare, sento le gambe molli... La nausea, l'acidità nello stomaco, l'aria che scompare dalla stanza... Apro la valigia e prendo una tuta sportiva, mi raccolgo con velocità i capelli in una coda alta.
Bree mi osserva accigliata. «Cosa fai?» chiede.

«Vado a correre, oggi salterò le lezioni» rispondo.
«Aimee, piove e non hai nemmeno fatto colazione...»
«Non ho fame» la interrompo. Le scocco un bacio sulla guancia. «Ci vediamo dopo.»

Ho bisogno di correre. Ho bisogno di sudare, di stancarmi, di sentirmi cadere al suolo. Ogni giorno che passo in questa scuola è sempre peggio. Morti, persone strane, persone aggressive, persone scomparse, sono quasi morta in un vicolo... Più ci penso, più corro veloce.
Non voglio più pensare, non voglio più sentire l'aria nei miei polmoni. L'ossigeno deve farmi correre, non farmi pensare.

Ho perso un'amica, oggi. Sia perché lei è ambigua, sia perché io non so mordermi la lingua.
Ho trovato Bree per perdere Violet. Dylan non lo vedo mai, Winter mi contatta solo per sapere se ho nuove informazioni.
Sam... «Aimee, fermati!» Sam mi chiama.

Sam mi chiama?

Mi fermo all'improvviso, rischiando di perdere l'equilibrio. Sento la gola bruciare, i polmoni sono ridotti ancora peggio. Prendo enormi boccate d'aria mentre osservo Sam avvicinarsi. Come diamine fa a essere sempre dove sono io? Domanda stupida, probabilmente mi stava seguendo anche oggi.
Potrei, effettivamente, farci una battuta per infastidirlo.

«Sei veloce, lo sai?»

«Talmente veloce che avevi paura di non riuscire a starmi dietro per pedinarmi anche oggi?» Ridacchio da sola.
Missione compiuta, dato che sbuffa e alza gli occhi al cielo.

«Ho saputo di Violet, volevo dirti che mi dispiace. So che non è un periodo facile per te, soprattutto dopo quello che è successo» Dunque è tornato il Sam dolce e premuroso, quello che mi confonde più di tutti. Quello che non riesco a decifrare. «Ho una proposta per te. I miei genitori verranno a trovarmi a breve e pensavo di portarti a cena a casa nostra.»

«Sam, non è un po' presto per...»

«Lo so, lo so» mi interrompe. «Non vederlo come un appuntamento, anche se lo è. Ho chiuso del tutto con Clary e voglio impegnarmi per farti capire che sono un bravo ragazzo e che ci tengo davvero a conoscerti.»

«E per conoscermi vuoi presentarmi ai tuoi genitori?»

«Sono persone normali che hanno ben poco a che fare con Hauntown» spiega. «Normalità, tutto qui. Penso tu abbia bisogno di normalità, di parlare con qualcuno che possa parlarti di qualsiasi cosa ma non di questa città. Che ne dici?»

Normalità.
Sam ha ragione, mi manca la normalità.
Mi mancano le cene con mamma e Jenn, mi manca un pasto che non sia frutto della nostra mensa, mi mancano le risate con i miei amici, quando parlavamo solo di stupidaggini. Forse non è poi una così brutta idea.
«Va bene» mormoro. «Sam, però, non farmene pentire. Se non hai intenzione di impegnarti per davvero, non farmi perdere tempo.»

MysteryWhere stories live. Discover now