Capitolo 1: Regole

6.7K 409 62
                                    

Robuste cinghie di cuoio mi avvolgevano polsi e caviglie, mentre l'inserviente trascinava la sedia a rotelle verso lo studio del dottor Blank. Il cigolio delle ruote echeggiava in quel lugubre corridoio assieme ai lamenti e alle imprecazioni degli altri pazienti della clinica. Rimasi inorridito nel veder volti impauriti ricoperti di lividi e nell'udir vane grida d'aiuto.

- Non farci caso Jason, pensa piuttosto a cosa dire al dottor Blank. Forse non te lo ricordi, ma è lui che decide il destino delle persone all'interno dell'ospedale. Entra nelle sue grazie, dimostra di non essere matto e vedrai che ti lascerà uscire senza batter ciglio -

Jason, quindi è questo il mio nome. Jason Browner.

L'inserviente era più gentile rispetto l'individuo che poche ore prima si era preso gioco di me. Sulla targhetta compariva il nome Frank Allister, affiancato da una foto di qualche ventennio fa dove i capelli erano ancora neri e il volto sbarbato privo di qualsivoglia ruga. Nonostante l'età non accennava segni di sforzo nel trasportarmi attraverso gli stretti corridoi dell'ospedale.

Superata una porta di legno che fungeva da collegamento tra due aree, rimasi sgomento di fronte alla scena che si presentò davanti. Gli occhi in lacrime di un paziente in ginocchio incrociarono i miei. Il suo volto era ricoperto di sangue e ferite, dalla bocca mancavano alcuni denti, i pochi rimanenti erano marci fino alla radice. Protese le mani, anch'esse insanguinate e probabilmente rotte, verso me, e con la voce spezzata dal dolore, chiese aiuto.

D'un tratto un inserviente, con in mano un'asse di legno sporca di sangue, uscì da una stanza aperta, puntò gli occhi verso i miei e, con sguardo serio e minaccioso disse:

- Questo è ciò che succede a chi non rispetta le regole -

Conoscevo quella voce. Era il tizio che poche ore prima era intento a schernirmi dall'esterno della mia stanza. Sulla targhetta c'era scritto Gerard Fisher. Poco dopo Frank riprese a trascinare la mia sedia senza proferir parola. Neanche il tempo di allontanarci e sentimmo Gerard colpire il paziente diverse volte, prima con l'asse, poi a mani nude. Urla disperate uscirono dalla bocca di quel pover'uomo. Avrei voluto per lo meno voltarmi, ma non ne ebbi il coraggio. Il mio sguardo rimase fisso sulla strada davanti a me.

- So che vorresti dire qualcosa Jason ma, dammi retta, non fare domande e rispetta le regole -

Non risposi, ma avrei tenuto ben a mente il prezioso consiglio di Frank.


PsychologiaWhere stories live. Discover now