Capitolo 23: Il quarto sparo

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Ero così preso dall'entusiasmo per aver trovato l'uscita da non essermi accorto di un terrificante dettaglio.

Il quarto sparo.

Il quarto sparo non aveva prodotto lo stesso suono degli altri tre.

Il quarto sparo non era avvenuto all'interno degli spogliatoi.

Il quarto sparo non era indirizzato a Fisher.

Mi voltai verso Abigail. Abbassai lo sguardo. Vidi il sangue sgorgare dal suo petto.

I miei muscoli erano come paralizzati. I miei occhi fissi su quella ferita.

- No... No... Abigail... -

I suoi occhi in lacrime s'incrociarono con i miei. Nel toccarsi il petto, le dita della mano si sporcarono di sangue. Cadde in ginocchio sull'erba.

In preda al panico mi strappai una manica del pigiama e cercai di fasciarle la ferita.

- Non preoccuparti. Ci sono io con te. Vedrai che si rimarginerà presto. - Mentii.

Abigail non riuscì più a reggersi sulle ginocchia, così si lasciò andare con tutto il corpo. Il suo volto diventava sempre più pallido. La pelle sempre più gelida. In un attimo fui avvolto dall'ombra della disperazione.

- Abigail, guardami! Guardami! Non chiudere gli occhi! -

Cercò di fare il possibile per tenerli aperti, ma le forze iniziarono ad abbandonarla.

- Abigail, ti prego, resta sveglia! -

Le mie lacrime si unirono alle sue in un vortice di tristezza.

- Non lasciarmi. Non lasciarmi proprio adesso. Ti prego. -

Le parole uscirono strozzate dalla mia bocca.

Vidi le sue labbra muoversi ma non riusciva a parlare.

Appoggiai la mia fronte sulla sua e le strinsi entrambe le mani.

- Perdonami. Ti prego perdonami. Io... Io... Volevo salvarti. -

I suoi singhiozzi annientarono il mio cuore.

Notai le vene del suo collo gonfiarsi. Voleva dirmi qualcosa e stava raccogliendo le sue ultime forze per farlo.

Di nuovo le sue labbra iniziarono a muoversi.

- ... ... Ti... ... Ti... ... amo -

I suoi occhi si chiusero. La sua anima si spense prima che potessi risponderle.

- Anch'io Abigail... Anch'io. -

Le diedi un bacio sulle labbra e le accarezzai il volto per l'ultima volta. La dolce luce che illuminò la mia oscurità, si era appena spenta. L'unica sorgente di speranza dentro l'inferno, ora non c'era più.

Mi alzai in piedi e rivolsi il mio sguardo verso la porta d'uscita dello spogliatoio.

Una guardia teneva in mano la pistola da cui era partito il quarto sparo e che ora era rivolta verso di me. Al suo fianco il dottor Blank teneva una mano sulle sue braccia per impedirgli di sparare un altro colpo. Con molta probabilità la guardia era già pronta a spararmi ma Blank gliel'aveva proibito.

"Perché?"

Iniziai a urlare a squarciagola, poi, rivolgendomi a entrambi, dissi:

- Uccidetemi! Che state aspettando! Fatelo! Fatelo finché siete in tempo! O il prossimo sangue che sporcherà le pareti, giuro su Dio che sarà il vostro! -

- Willem la prego si calmi. Non volevamo che andasse così. La situazione ci è sfuggita di mano. Abbiamo molte cose di cui parlare. - Disse il dottor Blank visibilmente spaventato.

- Sfuggita di mano?! Sfuggita di mano?!?! L'unica cosa che vi sfuggirà di mano nei prossimi venti secondi sarà la vostra vita! -

L'adrenalina scorreva nel mio corpo con la stessa potenza delle acque di una cascata. La vista era annebbiata non solo dalle lacrime ma anche dalla rabbia. Sentii il fuoco ardere dentro di me bruciando ogni più piccola essenza di umanità. D'un tratto, una sorta di istinto animale iniziò a governare il mio corpo. Senza che me ne rendessi conto, iniziai a correre verso le mie due vittime. 

- Lasci il mio braccio dottor Blank, dobbiamo fermarlo! -

I miei muscoli erano comandati dall'odio. Il cuore pompava sangue a una velocità incalcolabile.

- No! Non spari! E' un ordine! -

Le mie prede erano sempre più vicine.

- Mi lasci dottor Blank! -

Potevo sentire l'odore della morte a pochi metri di distanza.

- Rispetti gli ordini! Rispetti gli ordini! -

La guardia sparò un colpo.

Il dottor Blank gli fece sbagliare mira.

Per un brevissimo istante seguii il proiettile salire dritto in cielo.

All'improvviso mi fermai.

Solo in quel momento capii il vero significato delle parole di Fisher.

"Una volta fuori da qui, non voltarti, non voltarti per nessun motivo".

L'ira che mi aveva governato fino a quel momento fu placata.

Non da un uomo.

Non da un'arma.

Fu placata da quattro parole.

Quattro semplici parole.

Scritte a caratteri cubitali sul tetto dell'edificio.

Quattro parole che ebbero su di me lo stesso effetto del quarto sparo.

Quattro parole che, in un secondo, cambiarono la mia vita.


ADAM WILLEM PSYCHIATRIC INSTITUTE


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