Capitolo 10: Camera anecoica

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- Di solito alla prima seduta non spieghiamo mai le caratteristiche della camera anecoica. Lasciamo ai pazienti il piacere della scoperta. L'unico consiglio che posso darle è quello di rilassarsi. -

Dopo quelle parole, Allister aiutato da Fisher chiuse le robuste porte blindate alle mie spalle. Non ero più legato a quella dannata sedia a rotelle e non avevo più la camicia di forza, tuttavia la situazione non era affatto migliore. Mi trovavo dentro una stanza molto piccola. Sarà stata a malapena due metri per due. Una volta chiuse le porte, l'oscurità mi avvolse. Non c'era alcun fascio di luce. Solo infinito buio. Senza che me l'aspettassi, il pavimento ai miei piedi iniziò a spostarsi verso il basso. Scendeva molto lentamente, senza produrre alcun minimo rumore. Dopo pochi istanti si fermò. Questa volta un lieve fascio di luce filtrava da una porta davanti a me. Non ci pensai due volte ad aprirla. La stanza in cui entrai era molto diversa rispetto quella prima. Era strana, di una forma indescrivibile.

"Almeno non è buia" pensai.

Iniziai subito a percepire qualcosa di strano là dentro. Dopo pochi secondi rimasi sorpreso nell'udire il battito del mio cuore, il respiro, lo scorrere del sangue nelle vene. Suoni che prima sarebbero stati impercettibili, ora erano chiari. In quella camera regnava il silenzio assoluto. Era questo il motivo per cui le mie orecchie erano in grado di percepire questi rumori. Non vi era altra spiegazione. Qual era però lo scopo di tutto ciò? Che collegamento c'era tra il suono e la "psicologia"?
Nel pensare riuscì a percepire anche il suono prodotto dal lieve movimento delle mie labbra. Nel constatare ciò, sentì il cuore battere leggermente più forte e il respiro diventare un po' più intenso. Potevo percepire l'aria entrare e uscire dai polmoni. Uno strano senso di disagio cominciò a pervadere il mio corpo.

I suoni diventavano sempre più intensi, forse a causa dell'agitazione, o forse erano le mie orecchie che, con l'abituarsi al silenzio assoluto, diventavano sempre più sensibili. Dopo esser rimasto immobile per un po' di tempo, provai a muovermi. Il solo appoggiare il piede sul pavimento creò un fastidioso frastuono. Muoversi non era affatto una buona idea. Decisi così di sedermi provocando altri rumori molto intensi.

"Dannazione che fastidio" pensai.

Dovevo cercare di muovermi il meno possibile. La tormenta di pensieri che passava inesorabile nella mia mente di certo non mi aiutava. Perché? Perché tutto questo? Che razza di senso può avere?
D'un tratto mi parve di sentire una leggiadra voce chiamarmi per nome. Provai a prestare attenzione ma non riuscì più a percepirla.
Eppure ero sicuro di averla sentita.

"Ma che sta succedendo?"

 Un misto di disagio e timore s'impossessarono di me. I battiti accelerarono a dismisura. Il respiro divenne affannoso. Il sangue scorreva nelle vene a una velocità inaudita. Riuscì persino a sentire il rumore dei brividi che mi attraversavano il corpo. Gocce di sudore scendevano lentamente dalla mia fronte provocando anch'esse un suono.

"Basta. Basta!"

Il disagio, divenne panico. Il timore, paura. I suoni erano incessanti e diventavano sempre più intensi. Era come sentire una persona che ti urla all'orecchio. Ma che dico una persona, una folla! All'improvviso sentì di nuovo quella voce pronunciare il mio nome.

- Basta voglio uscire da qui! - Urlai.

Commisi un grave errore. Le orecchie iniziarono a fischiare come i freni di un treno in procinto di fermarsi alla stazione. Sentì gli occhi lacrimarmi dal troppo dolore. Le vene iniziarono a pulsare incessantemente martellando ogni singola parte del mio corpo. Mi accasciai sul pavimento in preda al panico.

"Per favore basta!"

Piansi come un bambino indifeso. Le lacrime e i lamenti generavano rumori sempre più fastidiosi.

- Fatemi uscire! - Urlai ancora più forte della prima volta come se non avessi ancora imparato la lezione.

Dopo quell'urlo... Il silenzio.

PsychologiaWhere stories live. Discover now