Capitolo 16: Deprivazione sensoriale

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Non ebbi nemmeno il tempo di rimuginare sulle ultime parole del dottor Blank che, con l'aiuto di Fisher, mi presero di forza e iniziarono a trascinarmi lungo i corridoi. Cercai di divincolarmi ma le pedate che Fisher mi diede sul volto bastarono a tenermi fermo.

- Lasciatemi! Vigliacchi lasciatemi! -

Quelle parole servirono solo a farmi subire altri calci in pieno volto. Riuscivo a sentire l'odore del sangue. Ero quasi sicuro mi avessero rotto il naso per non parlare delle labbra. Sentivo il mio corpo strisciare lungo il pavimento come quello di un verme.

- E' meglio che stia calmo Browner. Specialmente in questa fase della cura. Lo dico per il suo bene. - Disse Blank risoluto.

- Si può sapere che altro volete farmi? -

D'un tratto, una lugubre idea balenò nella mia mente.

"La lobotomia transorbitale. Sì, ora è chiaro. Ho scoperto cose che non avrei dovuto scoprire e adesso vogliono farmi fare la stessa fine di Nolan. Merda devo riuscire a scappare!"

Raccolsi tutte le forze che mi erano rimaste. L'istinto di sopravvivenza trascinò le mie emozioni come un uragano trascina ciò che intralcia il suo cammino.

"Infuriati!"

Facendo leva sui reni riuscii a mettermi in piedi in un attimo. Notai uno sguardo sorpreso nei volti dei miei tre aguzzini tanto che per un attimo allentarono la presa su di me. Era il momento perfetto per fuggire. Allister e Blank si trovavano davanti a me a pari distanza, mentre Fisher era dietro. Con uno scatto portai indietro la nuca sino a colpire Fisher sul naso. Lo sentii cadere per terra. Dopodiché, spostando il corpo in avanti e facendo leva sulle spalle, riuscii a colpire entrambi i dottori con una gomitata in volto.
Tutti e tre erano a terra.
Cominciai a correre.
Non guardavo nemmeno la strada. Volevo solo, correre.
Tuttavia le esigue energie che mi erano rimaste non erano sufficienti per raggiungere l'uscita. Di questo ne ero consapevole.

"No, no, non posso mollare proprio adesso. Devo farcela. Devo riuscirci."

Pochi attimi dopo sentii qualcuno correre alle mie spalle. Era Fisher. Si stava avvicinando con una velocità inaudita. Avevo solo pochi secondi di vantaggio e non ero ancora uscito dal reparto L. Sentii il respiro affannato e il cuore sembrava non reggere tutta quella pressione. Provai a resistere più che potevo ma il tentativo fu invano.
Stramazzai al suolo privo di forze.

"Non ce l'ho fatta. E' finita."

Sentii le braccia di Fisher avvolgermi la gola.

- Ci tieni proprio a sapere cosa mi ha fatto cambiare? Eh Browner? -

Avrei voluto dirgli di sì ma non ebbi nemmeno la forza di rispondergli. Le mie orecchie iniziarono a sentire fischi al posto dei suoni. La vista era sfocata. Tuttavia riuscii a comprendere la risposta dell'inserviente:

- Sei stato tu! -



Aprii gli occhi. Ero convinto mi avessero fatto la lobotomia e di esser diventato un vegetale a tutti gli effetti. A sorpresa sentii alcuni cerotti attorno al volto. Avevano curato le mie ferite. Anziché l'odore del sangue, adesso sentivo quello dell'alcool etilico.

"Perché? Che senso ha tutto ciò?"

Non appena i miei occhi riuscirono a mettere a fuoco l'ambiente, scoprii di trovarmi un'altra volta all'interno della camera anecoica. Le reazione del mio corpo fu quasi automatica. Ridussi i movimenti al minimo e cercai di mantenere la calma.

"Perché mi hanno portato di nuovo qua dentro? Cosa sperano di ottenere a questo punto?"

Un dettaglio.
Un misero e insignificante particolare, fece cambiare completamente la situazione.
Avvenne proprio davanti ai miei occhi.
D'un tratto, vennero spente le luci.

Buio.

Silenzio.

Non riuscivo quasi a sentire il pavimento su cui ero poggiato, di conseguenza non potevo fare affidamento nemmeno sul tatto.

L'odore che sentivo prima adesso era svanito completamente. Anche l'olfatto non poteva aiutarmi.

Il gusto. Beh il gusto poteva aiutarmi ben poco in quella situazione.

Mi avevano privato di tutti i sensi. Ero diventato una sorta di fantasma. Iniziai ad avere paura come un bambino. L'unica cosa che potevo udire era il mio cuore battere all'impazzata.

All'improvviso, voltandomi, una figura mi apparve davanti per poi svanire in un attimo. Feci un urlo che quasi mi perforò i timpani. Rimasi accasciato per terra con le mani intente a proteggermi le orecchie.

Mi voltai e vidi un'altra presenza che iniziò a girarmi intorno.
Cercai di seguirla con lo sguardo per capire di chi o cosa si trattasse.

- Browner! -

Un urlo alle mie spalle mi fece sobbalzare. Sembrava la voce del dottor Blank. Non vidi nessuno.
  
Continuai a voltarmi fino a quando una donna mi apparve davanti.
Era Abigail.
Piangeva.
Portò le mani in avanti come per proteggersi da qualcosa.

- No ti prego non farlo! Ti supplico! - Implorò.

L'immagine svanì accompagnata dal suo urlo.

Iniziai a piangere anch'io.

"Abigail. Io non ti ho uccisa. Perché continui a perseguitarmi? Dove sei in questo momento?" Pensai disperato.

Voltandomi un'altra volta vidi un uomo venirmi incontro. Somigliava a mio padre ma non era lui. Indossava un vestito elegante, grigio, con una cravatta nera sopra la camicia bianca. Si fermò, accese una sigaretta e disse:

- Jason Browner. Che bel nome mi hanno dato. -

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