CAPITOLO 33

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Verità!

"Solo tu potevi sapere questa cosa della canzone. Preside io non voglio andare via con questa donna! Lei non è mia madre! Le ha solo mentito!" Concludo voltandomi verso l'altra donna seduta al tavolo,  che è rimasta sorpresa da questa mia affermazione.

"Maya capisco tu sia turbata, ma non dire che lei non è tua madre"

"No! Le sto dicendo la verità!" Affermo togliendole gli occhiali e il foulard dal viso mostrando la sua vera identità.

"Sono stata affidata a lei l'anno scorso, fino a quando suo marito non è stato arrestato. Lei mi ha accusato per ciò che è successo e ha deciso che mi avrebbe rovinato la vita da quel giorno! Io ero scappata da lei e mi hanno affidato ad una nuova famiglia, ma lei mi ha ritrovata e ha deciso che mi avrebbe fatto soffrire per ciò che avevo fatto. Per questo le ha mentito, sperava che lei mi lasciasse andare via con lei senza dire niente, ma si sbaglia se credeva di riuscire a mentirmi!" concludo laciandole le sue cose mentre la preside rimane scioccata da ciò che ho appena detto.

"Da cosa l'hai capito?" Chiedo con un sorrisetto beffardo.

"Dalla tua risposta!"

"Mi avevi raccontato tu questo!"

"Infatto ti ho raccontato una bugia. Se fossi stata davvero mia madre sapresti che lei non cantava mai per nessuno quindi non poteva essere questo! Io me ne vado! E non venire più a cercarmi! Io non ti appartengo!"

"E invece ti sbagli!" Si alza di scatto e mi afferra brutalmente il polso prima che io possa uscire dalla stanza.

"La lasci!" urla la preside alzandosi anche lei e chiamando la polizia.

"Tu verrai con me! Se pensi che prima la tua vita fosse dura ora sarà tre volte peggio! Ti farò soffrire così tanto che per una buona volta deciderai finalmente di ucciderti! E stavolta non ti fermerà nessuno fidati di me! E non pensare che lascerò in pace quelle poche persone che ti considerano, farò soffrire anche loro! Così ti odieranno e abbandoneranno" mi minaccia con sguardo pazzo e folle.

Le tiro una sberla, ma lei riesce a reagire tirandomi un pugno in faccia per poi colpirmi alla stomaco, per poi tirarmi un altro pugno in faccia. Riesco a farla cadere facendola sbattere contro ad un mobile, ma nonostante questo, non si fa neanche un graffio.

"Maya scappa!" mi urla la preside spingendomi fuori dalla porta seguita da lei.

La polizia si precipita subito nella scuola e riescono a fermarla giusto in tempo, poiché si era rialzata e stava per scappare.

"Non è finita qui! Tornerò e non ci sarà nessuno ad aiutarti!" urla dal cortile dove c'ero io ad osservarla mentre saliva sull'auto della polizia ammanettata.

"Mi dispiace Maya! Ora non ti darà più fastidio! Sei al sicuro qui!"

"Si sbaglia! Riuscirà ad uscire e mi troverà. Ovviamente non lo farà a scuola, il problema è che ovunque andrò lei mi aspetterà! Posso andarmene a casa?" Domando dopo un breve istante di silenzio.

"Sí, ma certo! Prima passa dall'infermeria però!"

"Non serve! Non mi ha fatto niente, rispetto a ciò che mi ha fatto in passato!" Oso pronunciare con un tono calmo (come anche le frasi precedenti) per poi tornarmene verso la mia classe a prendere il libro che avevo dimenticato sotto al banco prima.

Entro nell'aula e tutti i miei compagni rimangono a bocca aperta nel vedermi in quelle condizioni, anche l'insegnante che senza dire niente, firma il foglio per l'uscita che poi do alla preside, che era rimasta sulla porta ad aspettarmi.

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(Voi chi credavate chi fosse la signora?
Pensavate fosse davvero sua madre?)

Non cambierò maiWhere stories live. Discover now