7.

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In preda al panico iniziai a battere i pugni contro la parete e a chiamare aiuto.
«Aiutatemi! Qualcuno mi aiuti! Sono chiusa qui dentro con un sociopatico!», poi rivolta verso di lui, gli spiegai a bassa voce: «Non ti offendere, ma vista tutta la tua calma e la tua ammissione di non esserti fatto, inizi proprio a sembrare un sociopatico, ma non prenderla troppo sul personale», dato che non rispose ripresi a gridare e battere i pugni.
Ad un tratto mi afferrò i polsi e mi bloccò le mani sopra la testa, stavolta urlai di terrore.
Era così vicino che riuscivo a sentire il suo corpo, il suo profumo, normalmente la situazione mi sarebbe piaciuta, ma non ora.
Alzai lo sguardo verso i suoi occhi azzurri implorandolo silenziosamente di non uccidermi.
Lui scosse la testa esasperato e disse: «Nessuno verrà a salvarti, cara, so calm down» annuii, che cazzo ha detto? «Stai zitta e siediti» oh, capito.
Forse era davvero pazzo.

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