9.

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Dopo pochi minuti, i piedi iniziarono farmi male, avevo i tacchi da più di tre ore e non riuscivo più a tenerli, così mi arresi anch'io a quel sudicio pavimento che ora mi sembrava un vero lusso. Vidi che il ragazzo schiuse un po' gli occhi per controllare cosa stesse succedendo, ma non disse nulla, fingendo di dormire.
Almeno ora sapevo che era sveglio.
Forse sarei morta quella notte, forse no, ma odiavo i silenzi e questo stava durando decisamente troppo.
«Allora, sembra che passeremo un po' di tempo insieme» constatai ovvia. «Perché non mi dici come ti chiami?» chiesi poi curiosa, decisa ad avviare una conversazione. Era arrivato nella nostra scuola da un mese, mi era capitato di incrociarlo qualche volta, ma non ci eravamo mai parlati, non aveva mai parlato con nessuno, e tutto quello che sapevo su di lui erano voci di corridoio.
Lui aprì un occhio, assonnato, ma dopo aver valutato che non ero degna di una di una risposta, lo richiuse e tornò a fingere di dormire.
«La notte è giovane, prima o poi dovrai parlare», rimase zitto. «Potremmo approfittarne per conoscerci» dissi con tono ammiccante per attirare la sua attenzione.
«Io non ho interesse a conoscerti, so shut up» non ero brava in inglese ma questa l'avevo capita, stronzo.

StrangersWhere stories live. Discover now