33.

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«Tocca a me: hai mai pensato che fossi strano?».
Stavo per mandare a puttane tutto, ma ero sempre stata una persona schietta e sincera e non avevo intenzione di cambiare ora, per lui, dovevo solo sperare che non fosse troppo sensibile.
«Sì, spesso, lo pensano tutti, sembri un sociopatico, un potenziale assassino, il tipo di persona che non vorrei incontrare in un vicolo buio» dissi tutt'a d'un fiato, «ma era prima di conoscerti» mi affrettai ad aggiungere.
«Wow, dovevi dire solo sì o no» disse quasi come se fosse offeso, mi strinsi nella spalle. «E ora cosa pensi di me?».
«Puoi farmi una sola domanda alla volta, dimentichi?».
«Giusto» sospirò. «Di te dicono che sei una troia» aggiunse per ripicca. Lo sapevo, ma detto ad alta voce faceva male.
«Non sono stata nemmeno con la metà dei ragazzi che si vantano di avermi portata a letto» affermai con assoluta decisione per difendermi dalle accuse.
«Infatti io non ho mai creduto a quelle voci, e tu?».
«Potrei averlo fatto» ammisi, farfugliando nella speranza che non mi capisse.
Era davvero imbarazzante ammetterlo.
«Okay» fece spallucce, come a dire che non gliene fregava molto di quello che avevo pensato di lui prima di quel momento. «Perché ora non mi chiedi se quella voce è vera??».

StrangersWhere stories live. Discover now