Strangers

16.

«Lo prenderò come un complimento, Mr. odio le banalità» dissi sorridente e questo, non capii subito il perché, gli fece alzare gli occhi al cielo. Lo guardai con aria interrogativa aspettando che spiegasse il perché di quel gesto.
«Questo è banale, è almeno la quinta volta che lo dici nell'arco di dieci minuti» si lamentò.
Avrei voluto ribattere in qualche modo, ma aveva ragione, era indiscutibile, e così mi limitai a rigirare la frittata.
«Tu fai sempre spallucce» dissi infatti, non volevo essere l'unica scontata su quell'ascensore, anche lui aveva delle abitudini.
Enrico, tanto per essere chiaro, si strinse nelle spalle. 
«Ecco, vedi».
«Io almeno non cerco di difendermi» disse lui, «sono orgoglioso delle mie abitudini e non mi da fastidio che gli altri le notino» disse con la più totale indifferenza.
«Oh certo, tu sei Mr. Perfezione» dissi, incrociando le braccia offesa. Ecco l'avevo rifatto.
«E dai, non te la prendere, era una critica costruttiva», mi voltai dall'altra parte ignorandolo. Era buffo, ma ora mi supplicava di parlare.
«Se vuoi che ti parli dovrai farmi un complimento» dissi ad un tratto sporgendomi verso di lui con fare ammiccante.
Strabuzzò gli occhi e rimase in silenzio.