Capitolo 5

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Annabeth POV
Dovevo parlare con lui, will aveva ragione. Non potevo aspettare, la caccia alla bandiera era appena finita, avrei potuto parlargli.
Non lo vidi all'armeria ne nella sua cabina, così mi avvicinai a Chirone, sempre tenendo la pancia tra le mani
- Chirone, sia dov'è Percy? - mi rivolsi all'imponente stallone bianco, che dopo la guerra era invecchiato un po' di più, forse per lo stress, forse per il dolore, ma c'era qualcosa di diverso in lui
- si mia cara, è sulla collina accanto al vello - ringraziai Chirone e subito mi misi a correre verso la collina sorridendo come una pazza. Percy era seduto ai piedi dell'Athena Partenos che si ergeva sulla collina, con quello sguardo serio che mia madre portava ogni qualvolta l'avessi vista. Il vello luccicava sopra al ramo più basso del pino di Thalia, dove il suo guardiano sputa fuoco lo proteggeva. Il mio ragazzo era lì, seduto, con la testa tra le mai, e gli occhi lucidi. Mi avvicinai inginocchiandomi difronte a lui
- Percy, stai bene?- lui alzò la testa guardandomi, aveva gli occhi rossi e gonfi, ed aveva pianto.
- devo dirti una cosa- la sua voce era roca e quasi non riusciva a parlare. Forse sapere del bambino lo avrebbe reso felice
- anche io sai... will mi ha detto che...- non mi fece finire la frase che mi prese la mano interrompendomi
- è finita Annabeth, scusa- lasciò la mia mano e prese lo zaino nero che aveva accanto, del quale mi accorsi solo in quel momento, e corse giù dalla collina, senza voltarsi indietro. Io rimasi immobile, con le lacrime che mi rigavano il volto, e la mano che stringeva il ventre più forte che mai... era andato via, mi aveva lasciata ed era corso via, scappando. Non so di preciso per quanto rimasi in quella posizione, sta di fatto che mi mossi solo quando le braccia di Piper mi presero le spalle, mi parlava ma io non riuscivo a capire cosa stesse dicendo, la sua voce era lontana. Mi accasciai a terra iniziando a singhiozzare senza sosta, mentre la mia amica mi rialzava e mi portava alla casa grande, scansando chiunque osasse avvicinarsi per chiedere cosa stava succedendo. Arrivati al portico mi scansai dalle braccia della mia migliore amica correndo verso la cabina di Atena. Aprii la porta e corsi verso il letto, pigiai la faccia contro il cuscino e ricominciai a piangere. Come aveva potuto? Perché era andato via? Non avere le risposte a quelle atroci domande era una condanna. Rimasi in quella posizione per molto. Nella cabina entrarono a turno diverse persone, alcuni dei miei fratelli, Malcom, Piper, Jason, Hazel. L'ultimo fu Nico, ma lui non rimase sulla porta come tutti. Si avvicinò al mio letto, si sedette abbracciandomi, lasciando che piangessi sulla sua spalla, senza che parlassimo. Non mi fece domande e non volle sapere niente, mi abbracciò solamente, come avrei voluto che facessero tutti. Non mi mossi dalla mia cabina per i successivi sette giorni. Non mangiai e non uscii per allenarmi. Ogni tanto Piper ed Hazel passavano per portarmi da mangiare, ma io rifiutavo, la fame era l'ultimo dei miei problemi. Will mi fece visita ogni ora, per controllare sia me che il bambino, che in quei giorni non feci altro che tenere stretto. La pancia si vedeva di poco, e ogni giorno sembrava pesare di più; le lacrime erano ormai diventate abituali, come gli occhi gonfi ed i singhiozzi. Ero distrutta, davvero distrutta. L'ottavo giorno fu come i precedenti. Aprii gli occhi e mi ritrovai le mie due migliori amiche sedute alla scrivania con un vassoio in mano
- non ho fame ragazze - Hazel si avvicinò a me sedendosi sul letto e prendendomi la mano, mentre Piper stringeva le labbra in segno di dissenso
- devi mangiare... se non per te allora per il bimbo- ormai tutto il campo lo sapeva... dite a Nico DiAngelo che diventerà prozio e nulla lo fermerà dal rivelarlo a tutti...
- lui o lei sta bene... will mi ha iniettato una flebo che passerà anche a lui il nutrimento... quindi non mangerò lo stesso- forse era un comportamento infantile, imporsi in quel modo, ma non riuscivo a mangiare. Non riuscivo ad uscire. Non riuscivo a parlare con nessuno. Non riuscivo a vivere. Ormai tutto girava intorno a delle domande alle quali non trovavo risposta. Non riuscivo a capire come aveva potuto lasciarmi, come aveva potuto scappare via, senza guardarsi indietro. Ma la verità forse era che non volevo capire... non volevo accettare la verità... lui era andato via. Aveva lasciato tutto dietro di se, me compresa. Mi aveva lasciata, e non potevo cambiare le cose. Forse mi sarei dovuta alzare, forse sarei dovuta uscire e riprendere a vivere, eppure in quel momento, lì seduta sul mio letto, con la pancia tra le mani, e le lacrime sotto agli occhi, non riuscivo a non pensare di non poter fare altro. Mi ero arresa... per la prima volta in tutta la mia vita, avevo mollato. E faceva schifo.

Hey, allora, sorratemi per il ritardo (nuovo verbo italiano 😂) , ma sono stata molto impegnata. Con la scuola e tutto il resto... mi dispiace ma... sono tornata🎉🎉 okay non frega niente a nessuno ma, vabbèh. Comunque spero che vi sia piaciuto sia il capitolo che tutta la storia.
Baci
-figliadiAde💙💙

I hope you'll be back{Percabeth} //completata//Where stories live. Discover now