1. Il 7° piano

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Beh, che dire? Mi chiamo Niall​, ho 34 anni e lavoro all'anagrafe di New York da ormai 4 anni.

Da quando sono qui però non ho mai visitato il 7° piano di questo edificio, le scale sono sbarrate e l'ascensore non si ferma mai lì, quando vi si passa però si avvertono dei rumori di catene.

Io non credo nel paranormale, sono sempre stato un po' scettico su tutto, anche sulle religioni, sarà sicuramente qualche malfunzionamento dell'ascensore.

Ieri sera però, verso le 22:00, quando stavo per lasciare il mio posto di lavoro, presi l'ascensore per tornare a casa, non c'era nessuno nell'edificio.

Mentre l'ascensore scendeva leggevo nel display i luminosi numeri rossi

17

16

15

14

13

12

Mi appoggiai alle pareti in quello piccolo spazio un po' angusto e sospirai.
Dopo il 12 il display è impazzito, segnava un 88 lampeggiante.

Le luci si erano spente e mi sembrava che l'ascensore scendesse a scatti, ho passato 2 minuti a tentare di fermare l'ascensore, anche volendo non potevo chiedere aiuto, c'era un rumore meccanico che rimbombava ovunque.

Dopo qualche secondo l'ascensore si è fermato, ho forzato le porte dell'ascensore e sono uscito.

Ero in un luogo sporco e trascurato, non l'avevo mai visto prima.

Il buio infestava la stanza come uno sciame di mosche non riuscivo a vedere a più di due metri dalla mia faccia, mi mandava in confusione e mi confondeva secondo dopo secondo, intravedevo solo qualche scatolone pieno di ragnatele illuminato dalle luci rosse del display dell'ascensore.

Mentre camminavo per quella stanza immensa ho sentito quei suoni metallici, come di catene.

Ho guardato in fondo alla stanza, intravedevo una figura, nera, una sagoma, sottile, quasi scheletrica.

Fuori inizio' a piovere, si avvertiva il suono ipnotico e tintinnante delle gocce di pioggia che cadevano sulle lamiere dell'edificio.

Guardai a terra, c'era della vernice scura sul pavimento che stavo pestando con le scarpe, ancora fresca

Ci fu un forte lampo, seguito da un tuono, la luce passò attraverso le fessure delle tapparelle che illuminò la stanza, a tratti.

Ancora oggi mi viene difficile descrivere ciò che ho visto.

Era una ragazzina, dai capelli lunghissimi, era incatenata al muro, a terra c'era una pozza di sangue, quella che stavo pestando con i piedi, non aveva gli occhi e la sua bocca era mal cucita con un filo di ferro, muoveva debolmente le catene a cui era attaccata, la sua pelle era bianca e ustionata in più punti.

Indietreggiai, pestai una trave di accaio, credo di averla spaventata.

Lei lanciò un urlo così forte che mi vibrarono tutte le ossa.

Corsi via per le scale, sfondai le barricate di legno, corsi sotto la pioggia e tornai a casa.

Il giorno dopo, a lavoro, accennai vagamente qualcosa al mio compagno di ufficio, si mise a ridere.

Disse che l'ascensore non si sarebbe mai potuta fermare al settimo piano.

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