30. L'arazzo

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Ero tornato da pochi giorni nella mia città natale per passare le vacanze estive lontano dal chiasso di New York.

Era la vecchia casa di mio nonno, dove ha trascorso da solo i suoi ultimi anni di vita.

Mio nonno era un tipo molto strano: un uomo molto alto, con un cappello a cilindro ed una veste sempre nera, portava sempre con se un bastone nella mano destra e amava tenere i baffi lunghi e dritti sotto il naso.

Con lui facevo conversazioni molto strane...si professava immortale, diceva che nel suo mondo il tempo era fermo e si viveva quanto si voleva.

Spesso stava zitto e mi guardava intensamente negli occhi, come per impormi la sua autorità.

Ogni volta che andava a vivere in quella casa diceva di andare nella "casa nel bosco", anche se non motivava mai il perché, dato che la casa era posizionata al centro di un paesino.

Una di quelle mattine, tornato dal bar, dopo avere preso un cornetto ed un caffellatte​, mi soffermai a guardare il varco sotto le scale, da cui emergeva una porta bianca che si mimetizzava molto bene col muro se non per la fuga buia che lasciava attorno al suo perimetro.

Era comunque proprietà mia, anche se non ne ricordavo l'esistenza, così aprii la porta, facendo uscire una senza nube di polvere granulosa.

Tolto il grigiore sporco dalle lenti degli occhiali avanzai dentro quella che pareva essere una cantina buia, ricoperta di un alone di polvere su tutta la sua superficie.

In fondo alla cantina, dietro qualche carcassa di biciclette, era appeso un arazzo ancora molto ben conservato, raffigurante una casa nel bosco.

Per terra sotto di esso, decine di petali di fiori, degli stessi colori di quelli raffigurati nell'arazzo.

Iniziò a salirmi una certa ansia, dato che i petali erano perfettamente lisci ed idratati, come se fossero stati appena staccati.

Prima di andare via da quella cantina e richiudere per sempre quella porta, mi soffermai a guardare la sagoma nera dentro la finestra della casa.

Un uomo molto alto, con un cappello a cilindro ed una veste nera, un bastone nella mano destra, dalle sue guance emergevano due spuntoni, come fossero dei baffi. Che guardava fisso verso di me.

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