Capitolo 1. L'Arrivo al College

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Mi svegliai con la mia canzone preferita Call me Maybe scostando il lenzuolo un po’ frastornata e disattivando la sveglia che segnava le sei di mattina. Mi diressi verso lo specchio a forma di ellittica che si trovava alla sinistra del mio armadio e mi fermai a specchiarmi. Fissavo il mio corpo, bassina e snella qual ero ancora coi pantaloncini rosa e la canotta. E più mi guardavo e più mi sentivo grassa, e c’è chi più si guarda e più si sente brutto. Passavo minuti interi a guardarmi allo specchio senza stancarmi, provando le più stravaganti acconciature e smorfie di tutti i tipi, fin quando non irruppe mio padre, aprendo la porta e lanciando un urlo, come se non lo sentissi:

<<Ania sei pronta?>>

<<Come no! Guardami...ti sembro pronta per ingozzarmi con cornetti e ciambelle??>>

Mi guardò bene e rise fragorosamente:

<<Mia figlia è perfetta! E adesso sbrigati, lo sai che non ti lascio per un anno in quel cacchio di college senza prima salutarti a dovere!>>

Risi, quando andò via, e pensai a cosa intendesse con quella frase; eppure lo sapevo bene, mi avrebbe fatta mangiare come un leone per timore che alla mensa del college ci fossero topi morti o cibo per cani.

Scesi di sotto non appena decisi di indossare dei pantaloncini di jeans e una canotta in pizzo bianca. Quando mi vide mi diede un abbraccio soffocante e salimmo in macchina sfrecciando verso il parco dove vicino vi era il bar preferito da mio padre, il famigerato The Pic of Day. Mio padre non era mai stato un asso in cucina, anzi, era piuttosto scarso. La colazione la facevamo spesso al bar, e a volte per il pranzo e la cena cucinava lui, altre volte ordinava del sushi, pizza o hamburger. Io lo aiutavo nel possibile, ma non nego che mi facesse comodo quando ordinava cose più appetitose al posto della solita insalata o un piatto di verdure! Siamo a Washington DC e i 31 gradi non ci davano pace, pertanto una volta arrivati, ci precipitammo all’interno del locale e iniziammo ad ordinare. Il mio appetito era colossale in quel momento!

E non smettevo di ripetermi in mente, mentre bevevo il mio milk-shake alla fragola e nutella, che non mi avrebbe mai calcolata nessun ragazzo, se non per vedermi ingozzare in quel modo, tra un morso ed un altro di cornetto alla nutella, mio padre mi guardava lietamente:

<<Mi raccomando studia come hai sempre fatto e non portarmi brutte sorprese tesoro>>, mi mise le mani sulle spalle in segno di raccomandazione quando uscimmo dal locale.

<<Certo, non ti deluderò!>>, sorrisi ad un suo bacio sulla fronte.

Il mio primo pensiero era sempre quello di fare bella figura, evitare polemiche inutili ed essere sempre informata su tutto, ma non ero una secchiona, anzi, odiavo le persone troppo legate ai libri, che non erano capaci di prendersi alcuna libertà dallo studio per sè stessi.

Così sfrecciammo via verso il college. Mi appoggiai allo schienale e spostai lo sguardo verso mio padre: niente di strano che quei ragazzi che erano seduti accanto a noi, non fissassero me che mangiavo con appetito, ma mio padre che era molto giovane e sembrava il mio fratello maggiore! Avevo già sentito questi commenti, e le domande delle mie coetanee vertevano quasi sempre su di lui. Mio padre era sulla trentina d’anni e si distava di tre anni con mia madre. Molte donne gli correvano dietro, i muscoli e la bellezza erano sempre stati il suo più grande pregio, nella cultura non era una cima, ma era un uomo molto sveglio. Egli non ha mai accettato le lusinghe di nessuna donna dopo mia madre, e aveva passato il resto dei suoi anni solo con me. Che padre formidabile! Penserebbe chiunque…eppure non era così facile per lui, era stanco di tutto, ed io da piccola me ne accorgevo, perché quando mi avvicinavo per fargli vedere i vestiti che realizzavo per le bambole, alzava gli occhi al cielo e a volte sbruffava, ed io ci stavo male.

La mia vita, adesso stava per cambiare e non sarebbe più mutata per i prossimi quattro anni!

Fermò la macchina davanti al cancello, il college mi aspettava in tutta la sua imponenza. Scesi dall’auto e presi con me le valigie, che mio padre mi aiutò a portare fino a dentro. Poi una chiamata improvvisa lo preoccupò e con un bacio ed uno stritolante abbraccio, mi lasciò sola nell’androne dell’edificio con le due enormi valigie.

Mi aggirai lì intorno in cerca della segreteria per firmare e sapere circa la mia stanza e le mie compagne di stanza. Notai con piacere che non ero l’unica esagerata a trovarmi qui con due valigie tra trascinare sino alla mia camera!

Mi inoltrai per il lungo corridoio e notai che alla mia destra e alla mia sinistra vi erano numerose aule. Professori che parlavano con alunne, gruppetti sparsi di ragazze…e ragazze…ragazze! Mi trovavo in un college femminile. Di certo mio padre poteva avvisarmi che era un college solo per ragazze, tuttavia ero entusiasta dall’idea di passare i miei anni di studio in una struttura così sobria ed elegante, composta ed invitante.

Così iniziai a percorrere il corridoio principale alla ricerca disperata della segreteria. Mi guardai attorno ed accidentalmente urtai una ragazza che stava correndo verso di me, nel tentativo di passarmi davanti. Lei, piuttosto inalberata, si voltò verso di me e le sue amiche le vennero dietro:

<<Che increscioso incidente…>>, sussurrò la bionda alle sue spalle ridacchiando.

<<Mi dispiace>>, ammisi, <<Potreste stare più attente ed evitare di correre>>, dissi infine con tono pacato e le sorpassai.

Le due si guardarono e risero al mio gesto, ma la mora abbastanza robusta e tatuata, davanti a loro, non sembrava essere d’accordo con ciò che avevo appena terminato di dire. Così, mentre feci pochi passi per allontanarmi mi bloccò saldamente per il polso e mi voltai cercando di svincolarmi:

<<Ei mocciosetta! Sei forse impazzita?? Come ti sei permessa di venirmi contro in quel modo!>>, gridò con rabbia.

<<Ho già detto che mi  dispiace! E poi sei tu che sei arrivata con furia verso di me!>>, mi svincolai dopo un po’.

<<Ti conviene non incontrarmi più, perché non te la caverai con una storta al polso…questo era solo un assaggio!>>, esclamò iraconda e andò via seguita dalle due galline da pollaio.

Rimasi lì immobile per qualche minuto, non sapendo se ridere o restare sconvolta per quanto accaduto. Il telefono squillò e notai un messaggio da parte di Annabeth, nel quale era scritto che domani sarebbe arrivata qui al college. Finalmente un viso amico! Già siamo partiti col piede sbagliato qui dentro...

Misi il telefono nel mio zainetto e continuai ad incamminarmi, fin quando mi fermai alla porta chiusa con il cartellino Segreteria.

SPAZIO ALL'AUTRICE:

SPERO SIATE SODDISFATTI DI QUESTO CAPITOLO😄. DIMOSTRATEMELO CON UN BEL VOTO E ANCHE UN COMMENTO, SE VI FA PIACERE, AL PROSSIMO CAPITOLO!😉

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