Capitolo 6. Grandi Novità

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Per molto tempo non vidi più Nathan, e per fortuna, nemmeno mio padre al college. Eravamo nel mese di Maggio, proprio agli inizi: quel mese di allegria, ricolmo del calore del sole e d affetto degli amici, il tempo delle follie estive e dell’acqua sgorgante cristallina, ma a me rimaneva solo l’affetto dei miei amici. Se le mie amiche non fossero state presenti, ora chissà dove sarei e come starei!

Mio padre doveva venirmi a prendere per le vacanze e quindi lo aspettavo ansiosa, sempre sul chi va la e raramente controllavo le notifiche sullo schermo, per pausa che mi vedesse distratta. Sempre con l’ansia di averlo alle mie spalle, vista l’ultima volta che per me fu traumatizzante. Per fortuna, però, riuscii a fare qualche chiamata con Nathan, e la nostra amicizia si consolidò ancor di più.

Tendevo a non fidarmi facilmente della gente, pertanto ero determinata a conoscerla infondo, scavare nel profondo e scoprire quei dettagli, persino i più minuti e le più sottili sfumature di quella persona, perché io credo che la gente non si smette mai di conoscerla, ovvero, non si può ammettere di conoscere una persona alla perfezione, perché non è mai così. Tuttavia Nathan fece sorgere interminabili interrogativi in me: mi scompigliò la mente e mi stravolse i sentimenti…non sapevo bene cosa mi stesse succedendo, avevo solo sedici anni, ma provavo qualcosa che non avevo mai sentito, un sentimento nuovo.

Beatrice mi chiamò ed io soffiai via tutti quei pensieri dalla mia mente:

<<Hai una vaga idea su come passare le vacanze estive?>>

<<No…>> la guardai piuttosto perplessa <<E tu?>>

<<Oh si, andrò in crociera in Austria con la mia famiglia, lo aspettavo da tanto!>> sorrise, era al settimo cielo!

In quell’istante sopraggiunsero Annabeth e Hanna e si unirono alla nostra discussione: la prima a pronunciarsi al riguardo fu Hanna, parlando della sua lunga vacanza in Brasile per rivedere i parenti; poi prese la parola Annabeth che sarebbe andata in Inghilterra a trovare i suoi parenti. Non esitarono a sottolineare il fatto che avrebbero mandato centinaia di fotografie del loro viaggio nel la nostra chat di gruppo. Ci abbracciammo calorosamente, prima che ognuna tornasse nelle proprie stanze per ultimare la preparazione delle valigie.

Pensai a come quell’anno fosse passato velocemente, al compimento dei miei sedici anni e di come, a causa di Nathan o di mio padre, mi sentissi come in trappola, coi sentimenti ingabbiati e la testa piena di pensieri.

Scossi la testa e guardai la valigia, cercando attentamente di ricontrollare tutto, passando in rassegna ogni minimo particolare. Una volta finito andai a rinfrescarmi con una doccia, illusa del fatto che avrebbe lavato via certe angosce e certi pensieri.

Si fecero le sei in punto, era pomeriggio, ed io avevo appena scelto l’outfit per dar inizio alla mia estate, ma mio padre ancora non arrivava. Sapevo che Annabeth era andata via, mi alzai e scambiai due parole con Beatrice, e mi palesò di come le sarebbe piaciuto festeggiare il suo compleanno in piscina, una serata estiva, diversa a San Francisco il 29 Maggio. Aveva già in mente di organizzare una mega festa; ovviamente avrebbe invitato noi ragazze, soprattutto disse, me e Annabeth e altre sue amiche d’infanzia. Aspettai ansiosa affinché nominasse Nathan, ma ciò non avvenne. Prima che mi sorrise e mi voltasse le spalle la fermai domandandole “ E i ragazzi?  Nathan ? ”

“Non li conosco bene, ma ad ogni modo Sasha mi ha detto che frequenta un altro tipo di feste” , alzò gli occhi al cielo quasi annoiata.

“ Tuttavia amica mia, prova a dirgli che ci sono io…magari cambia idea ”

“Vediamo, potrei provarci”, mi rispose abbozzando un sorriso, per poi voltarsi e andar via verso l’auto di suo padre.

Guardai l’orologio che segnava le sette e sconsolata mi guardai intorno, notando come l’istituto si stesse svuotando ed quei pochi rimasti si sparpagliavano verso il cancello del college verso le macchine di genitori, fratelli e fidanzati. Poco dopo notai l’auto di mio padre e mi avvicinai. Sistemata la valigia nel portabagagli partimmo verso casa. Dopo un caldo saluto, regnò il silenzio per alcuni minuti, quando mio padre irruppe improvvisamente con una frase “Hai smesso di sentirti con quel giovane, vero?”

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