Bussai alla porta, quando una voce maschile mi disse di entrare. Vidi un signore moro con gli occhi azzurri ed i capelli corti, seduto difronte a me dietro un’imponente scrivania. Mi avvicinai, chiudendomi la porta alle spalle e mi guardai attorno: librerie, stampanti e segretarie che fotocopiavano e compilavano fogli. Mi avvicinai all’uomo che pareva sulla quarantina d’anni e iniziai a leggere e a compilare il foglio che mi indicò, quando ad un tratto, la porta alle mie spalle si aprì e qualcuno dal passo felpato avanzò verso di me. Alzai il capo porgendo il foglio a quell’uomo, quando mi voltai, avvicinando a me le valigie e vidi un ragazzo dai capelli castano chiaro e gli occhi verdi che spiccavano come due smeraldi. Si avvicinò e poggiò le mani sulla scrivania difronte a quell’uomo, come per sorreggersi, lasciando trasparire dalle braccia tutte le venature e la polo bianca che evidenziava il fisico mediamente muscoloso.
Mi diressi verso la porta e me ne andai, chiudendomi la porta alle spalle, quando sentii il preside pronunciare le seguenti parole “Sei il figlio della Hanna Teacher, non è così?”. Non mi soffermai troppo ad origliare, anche se la curiosità mi voleva a farlo, percorsi il corridoio trascinando le valigie piuttosto colpita. Pensai a cosa mi accadde con quella ragazza e mi dissi c’è chi per i corridoi incontra l’amore della sua vita come nei film e chi incontra la peggior nemica del college!
Ci risi su per tutto il tempo, fino a che non mi ritrovai davanti la lunga scalinata da salire per arrivare alla mia camera, la n°14. Lì difronte il mio sorriso svanì. Dovevo salire tutte quelle scale e sollevare due valigie!
Inizialmente mi scoraggiai ed esitai, poi mi convinsi a dover salire quelle benedette scale per forza, o avrei perso solo del tempo stando così ferma aspettando l’arrivo di qualche anima pia che mi avrebbe aiutata. Così mi dissi, mentre tentavo di salire i primi gradini, afferrando con forza e difficoltà le due ingombranti valigie, Ania non siamo su un film! Non arriverà davvero qualche facchino ad aiutarti, non sei di certo una star o una ragazza ricca o ti avrebbero aiutata tutti senza esitare solo per un misero autografo!
Arrivata al quarto gradino iniziai a perdere l’equilibrio, ma con molta fortuna la mia caduta fu evitata da una salda presa di qualcuno alle, mie spalle, mentre le valigie scivolarono giù. Mi voltai immediatamente e rividi quel ragazzo che era entrato in segreteria:
<<Piacere Nathan>>,fece un mezzo sorriso quando mi tese la mano e con l’altra si scompigliò il ciuffo folto dei capelli.
<<Io sono Ania, molto piacere e grazie per avermi aiutata! Non vorrei chiedertelo di nuovo, spero di non dovermi ritrovare in una situazione simile…>>, sorrisi lievemente imbarazzata per la situazione in cui mi trovavo. Scesi i tre gradini, accingendomi a prendere le due valigie, ma Nath mi aiutò prendendo l’altra e le portò fino al secondo piano.
<<Grazie davvero di cuore!>>, le presi e le trascinai dietro di me.
Notai che il ragazzo mi seguiva, così mi fermai, fingendo l’arrivo di un messaggio per spezzare l’imbarazzo ed aprii la chat di Annabeth.
<<Tanta fretta Ania?>>, pose un lieve accento sull’ultima parola e mi sembrò che volesse conoscermi meglio.
<<Steeven!>>, risposi ingenuamente, <<Ania Steeven>>
<<Nathan Garcia>>, sorrise immediatamente, <<Tu puoi chiamarmi Nath>> mi fece l’occhiolino e andò via.
Arrivata alla porta della mia stanza, notai che era davvero l’unico ragazzo presente qui. Entrai e vidi che mi aveva già preceduta un ragazza, alta, dai capelli castani e dal fisico longilineo. Era sdraiata sul letto inferiore e leggeva un libro, che, non appena mi vide, posò immediatamente e si avvicinò a me con lo sguardo incuriosito:
<<Ei tu sei?>>
<<Ania Steeven!>>, le porsi lamano con un lieve sorriso.
<<Io sono Beatrice King>>, ricambiò il gesto e tornò a sedersi sul letto.
Iniziai a disfare la valigia, quando lei continuò dicendo:
<<Sei nuova qui? Non ti ho mai vista…>>
Notai che mi squadrava come una aliena, e domanda incuriosita per la mia presenza qui.
Smisi di disfare la valigia e mi voltai verso di lei:
<<In realtà è così: per me è la prima volta qui! Devo fare il secondo anno di high school, ho quindici anni. Tu?>>
<<Io sono qui da tre anni, ne ho diciassette, sono al penultimo anno, finalmente!>>, esultò al concludersi della frase.
Sembrò tirare un sospiro di sollievo, quasi come se fosse una liberazione, ma cosa c’era di tanto pesante e crudele in questo college??
<<E’ così pesante?>>, mi voltai verso di lei e risi.
<<Te ne accorgerai…e poi i professori! Meglio mangiare il cibo della mensa piuttosto che sentirli per 8 ore al giorno!>>, sbruffò.
Dedussi che si trattasse semplicemente dell’ingente mole di compiti che davano e l’esasperazione di aver trascorso quattro anni di seguito!
<<Tu sei fortunata>>, si avvicinò a me, <<Fai solo quattro anni con questo, qui>>
<<Sta serena! Devi solo passare l’ultimo anno qui… ma poi cosa farai?>>, sorrisi.
<<Oh è la parte della mia storia che preferisco!>>, sorrise allegramente, <<questa si chiama Inghilterra>>, si affacciò al balconcino della nostra camera.
<<Non c’è un altro biglietto gratuito?>>, dissi ironizzando.
<<Non sei così alta, nella valigia ci entreresti!>>, stette al gioco.
Trascorremmo un’oretta a fantasticare sulle nostre vite future, quando mi propose i andare a fare un giro fuori da queste quattro mura ottocentesche.
Accettai la proposta e ci incamminammo percorrendo poi il viale in pietra circondato da alberi e panchine per i lati. Arrivate ad un certo punto, trovammo una panchina libera e ci sedemmo:
<<Allora dimmi un po’ è stato così facile trovare la segreteria?>>,fece un sorrisetto ed io colsi subito cosa voleva farmi capire.
<<Con tutta onestà no affatto>>, la guardai negli occhi e iniziammo a ridere.
<<Anche quattro anni fa era così, non sei la prima che l’ha scambiata per un’aula normalissima, non a caso collocata a fianco a tutte le altre aule>>.
Vedo alle spalle di Beatrice una ragazza che la chiama e lei si gira quando questa ci viene incontro:
<<Ei amichetta!>>, sorride ironicamente a Bea che l’abbraccia, <<Quanto tempo!!>>
Poi questa, piuttosto alta, mora dagli occhi celesti, si avvicina verso di me con un sorriso a trentadue denti:
<<Ciao, sono Hanna…Hanna Dimitry>>
Mi presento a mia volta e ci sediamo vicine, quando le due amiche iniziano a parlare del più e del meno, mentre i miei pensieri sono fissi sullo strano incontro con Nathan, quel ragazzo misterioso e affascinante che mi ha quasi salvato la vita.
“Quando si parla del diavolo spuntano le corna”, come si usa dire…eccolo che arriva verso di me…
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Obsession
Mystery / ThrillerStoria completa, revisionato FINO A CAP. 11 "𝓐 𝓿𝓸𝓵𝓽𝓮 𝓵𝓮 𝓹𝓮𝓻𝓼𝓸𝓷𝓮 𝓬𝓱𝓮 𝓹𝓮𝓷𝓼𝓲 𝓭𝓲 𝓬𝓸𝓷𝓸𝓼𝓬𝓮𝓻𝓮 𝓼𝓲 𝓻𝓲𝓿𝓮𝓵𝓪𝓷𝓸 𝓮𝓼𝓼𝓮𝓻𝓮 𝓬𝓲ò 𝒸𝒽ℯ 𝓽𝓮𝓶𝓲 𝓭𝓲 𝓹𝓲ù, 𝓹𝓮𝓻𝓬𝓱é 𝓽𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓹𝓾ò 𝓼𝓽𝓻𝓪𝓿𝓸𝓵𝓰𝓮𝓻𝓽𝓲 𝓵𝓪 �...