La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita!

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2. La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita!

Sabato. Ah, il sabato... Anzi: ah, quel sabato senza impegni.

-Colaziooooneeee!- Akihito brandì le bacchette e, sogghignando sadicamente al piatto che aveva davanti, iniziò a mangiare.

Erano solo le sette del mattino, ma l'idea d'avere finalmente un giorno libero eccitava il ragazzo più che mai!

Inoltre, poteva mangiare davanti alla televisione, con i piedi sul tavolino davanti a sé e guardando i programmi che piacevano a lui, senza contare la libertà di poter fare ciò che voleva di un enorme attico.

"Dovrei dare un festino: così guadagno i soldi per la moto..." pensò.

Vedeva proprio la scena: l'attico illuminato ad intermittenza da luci colorate, musica a volumi disumani e ripetitiva, persone che bevevano e alzavano le braccia al cielo,... e poi Asami che rientrava e lo cercava per torturarlo.

Proprio in quel mentre, quando Akihito stava architettando come fuggire da un fantomatico festino, si sentì la porta che si apriva e che poi si richiudeva.

"E' già rientrato?" pensò, ma, ora che ci pensava, non lo aveva sentito uscire.

"Che abbia lavorato fino ad ora?" si voltò, posando il piatto sul divano.

Asami entrò nel soggiorno, allentandosi la cravatta.

"Non sembra stanco... Il suo solito viso pulito e distaccato, apatico alle sofferenze e ai piaceri del mondo perché li comanda entrambi." Pensò Akihito.

-Sei appena rientrato dopo ventiquattro ore di lavoro?- domandò.

-Già.- Asami andò a servirsi un liquore.

-Accidenti... Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare?-

-No, grazie.- Asami bevve un sorso, assaporandoselo.

-Dovresti diminuire le ore di lavoro.- commentò Akihito.

Asami lo guardò, abbassando in seguito il bicchiere:

-Sei preoccupato per me?- domandò, con un sorrisetto maliziosamente beffardo.

-No... Consigliavo solo.- Akihito, offeso, tornò a guardare la televisione.

Asami, tenendo il bicchiere in mano, si mise dietro al divano e guardò la testa del giovane, ch'era tornato a mangiare:

-Hai la giornata libera?- domandò, bevendo poi un sorso di liquore.

-Ah ah.- rispose Akihito, guardando la televisione.

-Ultimamente, ne hai sempre meno. Come mai? Fai gli straordinari?-

-No.- rispose Akihito, seccato per quell'interrogatorio, poi però gli venne un'idea:
"Un secondo lavoro gioverebbe! Qualcosa di semplice e con orari sicuri, tipo il cameriere o così. Tanto ho già fatto di tutto, quindi sono avvantaggiato." Pensò, entusiasta.

Asami finì il liquore, poi si chinò sulla testa di Akihito:
-Anch'io ho la giornata libera.- sussurrò, tenendo i gomiti sulla testa del divano.

-Ah sì? Bello, così recuperi le ore di sonno perduto.-

-Oppure recuperiamo le ore insieme.- rispose Asami.

Akihito sobbalzò appena: era raro sentire Asami dire parole così... romantiche. Il problema non era che Akihito voleva sentirle di più, ma che, quando Asami le pronunciava con quel tono sussurrato, non riusciva mai a dirgli di no e stava incondizionatamente ai suoi servigi.

Una persona dannatamente carismatica 2Where stories live. Discover now