Fai del denaro il tuo dio e ti tormenterà come il diavolo

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31. Fai del denaro il tuo dio e ti tormenterà come il diavolo

Ufficio di Miki Okura (J), 20.00

Ormai poteva dirsi un esperto, in rapimenti.

-*Prego, Okura-san.*- il russo gli aprì lo sportello posteriore dell'automobile. Doveva sicuramente essere uno scagnozzo di Mikhail.

Era accaduto tutto velocemente, ma con tatto: Kirishima lo aveva portato al suo ufficio ed era salito insieme a lui. Mentre Okura era chiuso nel suo studio, aveva sentito dei rumori di colluttazione: una volta uscito, aveva visto Kirishima a terra e due uomini occidentali armati. Aveva mantenuto la calma: Kirishima era solo svenuto e i due avevano messo via le pistole appena lui era uscito. Gli avevano chiesto di seguirlo ed Okura sapeva di non avere alternative.

Okura entrò nell'auto senza dire nulla. Uno dei due russi si sedette vicino a lui, mentre l'altro montava alla guida.

-*Le devo chiedere di darmi il cellulare, Okura-san.*- disse il russo, in un buon inglese.

Okura si infilò la mano nella tasca interna della giacca e gli porse il suo telefono:

-*A lei.*- rispose.*

-*Grazie.*- il russo mise via il cellulare.

-*Posso sapere dove stiamo andando?*- domandò Okura: sapeva di dover essere molto cauto con i russi.

"Dov'è Brain quando serve?" pensò irritato e preoccupato.

-*Il mio capo desidera parlarle, Okura-san. Le darà lui tutti i dettagli.*-

Okura non parlò più, ma pensava velocemente a come uscire da quella storia o, ancor di più, perché Mikhail volesse parlare con lui.

Dopo circa quindici minuti di viaggio, arrivarono a destinazione. Il russo accanto ad Okura smontò e gli fece cenno di seguirlo. Okura si ritrovò tra i due occidentali, che lo scortavano come fossero guardie del corpo. Erano in quello che sembrava il garage di un hotel a tre stelle, piccolo e probabilmente un po' appartato, sicuramente non pulito.

Presero l'ascensore e salirono all'ultimo piano dell'edificio, il quarto, ed andarono alla camera 47.

Un russo bussò e disse qualcosa nella sua lingua madre. Gli venne aperto e fece entrare prima Okura, aprendo un braccio in direzione dell'interno.

Okura entrò e si ritrovò in una stanza d'hotel piuttosto discreta, con un letto e tutti i restanti confort. Poggiato vicino alla grande finestra, stava un uomo biondo, vestito con jeans e giacca di pelle. C'erano poi altri due russi, scuri di capelli.

-*Buonasera, Okura-san. Voglia scusare l'ora tarda: ero troppo curioso di conoscerla.*- disse l'uomo poggiato al muro.

-*Ne sono lusingato. Temo però di non conoscere il suo nome.*- rispose Okura, anche se immaginava chi fosse quel russo, ma meglio mostrarsi collaborativi.

-*Oh, che maleducato che sono.*- l'uomo si staccò dal muro ed avanzò verso di lui, con passi lenti e quasi un po' saccenti:

-*Sono Mikhail Arbatov. Spero abbia sentito parlare di me: se si tratta di presentarmi più nel dettaglio, inizio e non finisco più.*- e gli tese la mano.

Okura la strinse:

-*Sì, ho sentito parlare di lei.*- confermò, pacato ed involontariamente angelico.

-*Ne sono molto felice. Vogliamo accomodarci?*- così si sedettero al tavolino della stanza.

-*Qualcosa da bere? Nel minibar c'era un po' di tutto.*- disse Mikhail, poi si volse verso i suoi uomini e disse qualcosa in russo.

Una persona dannatamente carismatica 2Where stories live. Discover now