4.

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Harry partí per la Tana, felice di poter staccare dalla scuola.

Hogwarts era sempre stato il suo posto, l'unico che avesse sentito di poter chiamare casa. Ci pensò, mentre il treno si allontanava e lui fissava il panorama con nostalgia. Non voleva andarsene, e tutto ciò gli sarebbe mancato. Ma tra poco sarebbe finito, lo sapeva, e da una parte era un bene.

C'erano tanti ricordi che avrebbe voluto dimenticare, lì, ma facevano di lui la persona che era diventato, anche se non era sicuro di chi fosse veramente.

Harry Potter, certo. Un nome. Ma adesso non era più il Salvatore, Il Sopravvissuto, il Prescelto o qualunque altro nome gli avessero affibbiato: adesso era rimasto solo il guscio di quel ragazzo, e sapeva di non dover sprecare quel tempo a piangersi addosso ma - era difficile, dannatamente difficile pensare che tutti ormai avevano le idee chiare e avere paura di rimanere solo.

Mentre lui pensava a come salvare il Mondo Magico, i suoi coetanei pensavano al futuro. E adesso sapevano chi erano, sapevano cosa volevano fare, con chi passare la loro vita.

Harry riusciva solo a guardare gli altri andarsene, fissare Hermione e Ron, consapevole che sarebbero stati lì per lui, ma che non poteva chiamare per sempre, per qualsiasi cosa.

Era brutto sentirsi soli, sentirsi scivolare via dalle mani la vita. Ginny l'aveva lasciato. E si sentiva solo, terribilmente solo.

Ma c'era qualcuno, e se solo avesse aperto gli occhi l'avrebbe notato. Qualcuno che, anche se dalla parte sbagliata, l'aveva accompagnato per tutti e sette gli anni.

* * *

Passare il Natale alla Tana era una delle cose che Harry amava di più. Quella sensazione di essere tra le persone che ami e chi ti amano, la sensazione di essere protetto e in pace, finalmente.

Quel Natale non aveva fatto eccezione. Ma quella sera Harry sentiva che Ron ed Hermione avevano voglia di stare un po' da soli. Il problema era un altro, lui non stava bene per niente e avrebbe voluto - solo qualcuno cui stare, ma non voleva dare fastidio ed era - era brutto, davvero.

Salí le scale, attento a non fare rumore. Qualcuno dormiva già. E poi, aveva paura di incontrare Ginny.

Aprí la porta cigolante della camera che condivideva con Ron e sospirò. Chiuse gli occhi e scivolò contro la porta, fredda e liscia. Come era arrivato a quel punto?

L'aria fresca gli entrò nei vestiti, facendolo rabbrividire. Non ebbe bisogno di aprire gli occhi per capire che Ron si era dimenticato la finestra aperta. Socchiuse le palpebre. Nella penombra, poteva vedere qualcosa sul pavimento.

Si avvicinò. Era una lettera, un foglio di pergamena perfettamente piegato. Non c'era scritto il mittente.

Harry aprí la busta e srotolò la pergamena. Aggrottò le sopracciglia. C'era scritto solo un indirizzo, e sotto il nome di chi gliel'aveva mandata.

Malfoy.

Era sua quella scrittura tutti svolazzi e lettere eleganti, la riconosceva. Non poteva essere uno scherzo. La lettera doveva essere stata scritta qualche ora prima....

Ma perché Malfoy aveva mandato un gufo a lui?

Probabilmente era uno scherzo, e lui andando all'indirizzo ci sarebbe cascato dritto in pieno. Ma Harry sentiva di doverci andare lo stesso.

No, non era vero. Voleva andarci e basta, voleva saperlo. Riusciva a pensare solo a questo mentre prendeva una felpa e si smaterializzava in fretta all'indirizzo di Malfoy.

Atterrò con un debole pop sul marciapiede di un vicolo deserto. Si guardò intorno: non c'era nessuno pronto a scattare e fare qualcosa come si stava aspettando. Nessuno.

Truth or Dare? ||Drarry ffWhere stories live. Discover now