13.

14.1K 824 1.4K
                                    

Se, più tardi, avessero chiesto a Harry quando avesse iniziato a innamorarsi di Draco, avrebbe risposto quella sera.

Aveva visto Malfoy sotto una luce diversa, completamente diversa, e si era reso conto che non aveva mai provato una cosa del genere per una persona. Ogni volta che ci pensava si odiava, perché lui era Malfoy e non c'era nessuna possibilità - e non aveva senso - che il sentimento fosse reciproco.

E poi, era un uomo. Harry non riusciva a negare di pensare davvero a Malfoy in quel senso. Non riusciva a sopportarlo.

Era iniziato tutto tanto tempo prima, quando Harry aveva rifiutato di essere suo amico. E forse avrebbe dovuto finire così.

* * *

Hermione arrivò prima nella Sala Grande, quella mattina. A volte le piaceva: bere il suo tè e leggere in pace il giornale, senza dover far finta di essere interessata alle conversazioni altrui. Ma quel giorno non era sola. Ron l'aveva seguita, e le stava appiccicato.

"Hermione" la chiamò, lamentoso. "Ti prego, parlami"

"Non ne ho voglia" scattò lei. "Non oggi"

"Andiamo. Non l'ho fatto apposta. È stato Blaise, mi ha fatto bere troppo e..."

"Non mi interessa"

Ron continuò a implorarla, ma lei non lo sentiva più. Aveva gli occhi fissi sulla notizia in prima pagina del giornale. C'era stato un altro attacco. Sentí la sua bocca secca, gli occhi riempirsi di lacrime, i brividi percorrerle la spina dorsale. Ron le toccò un braccio, come a riportarla alla realtà.

"Cosa è successo?" chiese allarmato. Hermione sentí la sua voce come un'eco lontana.

"Hanno rapito un'altra donna" rispose, la voce tremante. "La di moglie di Rookwood"

"Oh" fece Ron. "No.."

Hermione tirò su con il naso. Harry arrivò proprio in quel momento. Dalla sua espressione potevano già capire che sapeva cosa era successo. "Harry..."

"Lo so" Harry si morse il labbro, triste e desolato allo stesso tempo. "Se ne occuperanno gli Auror"

Non era così, ed Hermione lo sapeva. Harry soffriva per quella donna che era stata rapita come se non fosse riuscito a salvarla. Ma non spettava a lui farlo. Non aveva avuto una vita facile, e adesso doveva convivere con il peso di sentire di avere la responsabilità di tutto e tutti.

Qualche minuto dopo si stavano dirigendo in silenzio in classe. La scuola era silenziosa. Harry ripensò con un brivido a cosa quel silenzio gli ricordasse: la lenta devastazione di Voldemort, che aveva scosso le fondamenta del Mondo Magico e messo in dubbio i loro principi. Ma loro erano solo ragazzi, non era giusto che conoscessero tutto quel dolore così direttamente.

Quel silenzio era una silenziosa consolazione, un "ti sono vicino" non detto. Anche se non conoscevano quella donna - e anche se era la moglie di un Mangiamorte - non era giusto.

Harry chiuse gli occhi. Ma quando li riaprí, niente era cambiato. Doveva ancora fare... Quello che aveva deciso di fare.

Entrò nell'aula di Pozioni, finalmente. Vide Hermione andare da Pansy, e le vide abbracciarsi. Ron si avvicinò a Blaise e gli diede una pacca sulla spalla, gli disse qualcosa e quello scoppiò a ridere. Probabilmente non sapeva ancora che Blaise da ubriaco ci aveva provato con Hermione, ma andava bene così.

Perché a tutti era andata così bene? Grifondoro e Serpeverde erano riusciti a collaborare.

Malfoy entrò nella stanza. Lumacorno gli si avvicinò, e l'espressione del Serpeverde si indurí. Il professore parlava, ma Draco non sembrava minimamente colpito dalle parole. Si limitò ad annuire bruscamente e ad andare a sedersi vicino a Cali Patil. Con la sua solita andatura perfetta e orgogliosa, le labbra strette in una linea sottile, gli occhi di ghiaccio. Malfoy sembrava impenetrabile.

Truth or Dare? ||Drarry ffWhere stories live. Discover now