Capitolo 41

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Shouto non era pronto, non era coerente, ad affrontare un drago.

Dal proprio braccio, una lastra dalla punta accuminata risalì, quasi la sua pelle fosse diventata un'arma.

Momo era a terra, con gli occhi vitrei, socchiusi, a osservare, per quei ultimi istanti che le rimanevano, il cielo oscurato dal fumo.

Le fauci del drago erano così vicine, e quasi, Todoroki, temè per la propria vita.

Fosse stata quella la sua ultima azione? fosse stata quella promessa, fatta a Midoriya, un'illusione?

Strinse i denti, e pensò, in quei millesimi di secondo, a un verde profondo, a iridi chiare e quasi di oltre mondo.

Gridò, per farsi forza, perché di coraggio, Shouto, non ne aveva mai avuto.

Era sempre rimasto in disparte, perso in quell'oblio che lo legava al suo cognome.

Il trono a lui non importava, di suoi padre, non gli importava.

Dalla morte della madre, un vuoto si era insediato all'altezza del suo cuore.

Le giornate proseguivano grige, monotone, logoranti.

Le ore, i minuti, i secondi, non erano che colme delle parole di Endeavor, di quanto sarebbe stato grande il loro potere, di quanto lui lo avrebbe reso orgoglioso.

Il Principe dai meravigliosi doni, l'erede al trono, non era che una scatola vuota dove all'esterno mostrava una carta da regalo appariscente e luminosa.

Lui rubava quell'attenzione, che non aveva mai richiesto.

E dopo tutti quegli anni, a diventare l'adulto che suo padre desiderava, la porta delle proprie stanze si era aperta ed ogni cosa era mutata.

La presenza di colui che aveva acceso di colori sgargianti il proprio mondo, che aveva dato una possibilità ai propri sentimenti di riemergere, non era che per lui, la ragione di ogni cosa, di aver tradito il padre, di non aver preso in sposa una ragazza meravigliosa.

Perché si era innamorato.

Perché mai, prima di quel giorno di fine estate, era riuscito a dare una svolta alla propria vita.

Il drago lo raggiunse.

Shouto si abbassò, alzando di scatto il braccio, da dove il ghiaccio cresceva, perforando l'addome della bestia.

La carne dell'essere era spessa.

Creò, alle proprie spalle, un parete di ghiaccio in grado di sostenerlo, mentre lacerava a metà, il torso del drago.

Sporco, del sangue bollente della creatura, si alzò, a fatica, in piedi.

Esso destava, privo di sensi, sulla neve, mentre una macchia scura si diffondeva sul campo di battaglia.

Affaticato, si guardò attorno assente.

Finché non sgranò gli occhi, dal dolore schiacciante che gli bruciava la spalla.

Un dardo gli aveva trapassato la spalla destra.

Con il braccio sinistro, alzò un muro di fuoco, che non avrebbe mantenuto a lungo, allo stremo delle forze.

Dalle linee nemiche, l'arrivo del Re, sostinuì il comandante dell'esercito deceduto.

"liberatelo" impartì, osservando distante la battaglia che si stava consumando.

"signore, abbiamo i draghi, quell'essere, non è affidabile" rispose, titubante, un soldato.

"non m'interessa" si voltò, irato, il Sovrano del Nord "libera il regalo che ci hanno donato da oltre continente" le proprie iridi non emettevano che rabbia e rancore "dovesse anche cadere tutto il mio esercito".

Ricordava la propria figlia come il bozzolo di un fiore che non era mai fiorito.

Chiuso, annerito da quell'uomo che le aveva promesso felicità eterna.

Lei che era così limpida e innocente.

I capelli lunghi, aggraziata, delicata come la pelle della madre che era morta dando alla luce il dono che il Re del Nord avesse mai potuto desiderare.

Le iridi vivide della figlia lo svegliavano al mattino e lo accompagnavo sino al calar del sole.

Un uomo non piange.

Questo insegnavano al Nord.

Ma quando seppe, quando la notizia giunse alle sue orecchie, della sua amata stella del Nord, bruciata viva.

Egli pianse.

Pianse tutte le notti in cui non diede il bacio della buona notte a quella dolce creatura, pianse le mattine quando non la trovava alla sua porta con il sorriso della moglie persa.

Pianse, non come uomo, ma come padre.

E come tale, avrebbe vendicato la sua stella del Nord.

Tutto il Sud, avrebbe provato la disperazione di perdere la propria ragione di vita.

Nomu, avrebbe reso il suo volere, realtà.


Voglio rendere le emozioni di entrambi gli schieramenti importanti.
Perché smuovere una guerra per un non nulla, non avrebbe affatto avuto senso.
Ma l'amore di un padre, la rabbia che si cela dietro a una maschera, può farlo.
Spero non sia un'azzardo introdurre Nomu.
Sto scrivendo questi capitoli sotto le canzoni di XXXTENTACION perché mi rendono particolarmente emotiva.
Spero vi sia piaciuto ♡ al prossimo capitolo

Flightless Bird // TODODEKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora