Capitolo 42

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Fuyumi, con il petto che si alzava e abbassata velocemente, fronteggiava, a testa alta, Nomu.

Non aveva armi, il suo braccio sinistro sanguinava.

Il liquido scarlatto scendeva lungo la sua pelle, cadendo goccia per goccia dalle sue dita, sul terreno.

"è finita, Fuyumi" si afferrò la spalla, Todoroki, alzandosi in piedi, alle spalle della sorella.

"dobbiamo farcela" fece, lei, con voce tremante.

Voleva contestare il fratello, ma quello che sentiva di fare, era convincere se stessa, che sarebbe rimasta ancora in quella terra.

"il nord si sta ritirando dopo l'arrivo di questa" non seppe come esprimersi "cosa" mentre i suoi occhi non reggevano il peso delle palpebre.

Voleva cadere e dormire.

Lasciarsi andare.

Smettere di combattere, ora che sapeva che colui che amava era al sicuro.

"nostra madre non vorrebbe questo" voltò appena il capo, Fuyumi, per rivolgergli uno sguardo di rimprovero.

"nostra madre non mi amava" rispose, Shouto.

"ogni notte" si voltò completamente da lui "sentivo i colpi che ella riceveva per proteggere te" i suoi occhi divennero liquidi "per non farti diventare il mostro che nostro padre volesse tu fossi" gli gridò in volto "il corpo di nostra madre, ogni volta che faceva il bagno, era martoriato di lividi e bruciature" ricordava le mani della donna tra i propri capelli, il sorriso che solo una madre può rivolgere alla propria figlia "non le feriva mai il viso, perché doveva essere presentabile, doveva essere la regina" le lacrime le solcavano le guance.

Con il dorso della mano, Fuyumi, si asciugò il volto.

"io non permetterò che lei venga dimenticata" un banco di nebbia oscurò la vista di Todoroki "non permetterò che la sua morte non venga vendicata" e il suono di un urto smosse Shouto.

Le fiamme risalirono dal suo corpo.

Non era finita, non finché non avesse reso il sacrificio della madre non vano.

La spalla destra doleva, fosse quasi si logorasse dall'interno.

Midoriya non riusciva a guidare il proprio corpo.

Gli occhi, tali e quali all'oblio, di Hitoshi, risiedevano nella sua mente.

Udiva le urla di una donna, di una ragazza.

Udiva il grido di Shouto.

"Fuyumi" e null'altro.

Si chiese se erano realmente tanto sciocchi da affrontare quella bestia.

Se fosse Todoroki talmente tanto egoista da morire lasciandolo solo.

Se fosse quella vita una costante punizione.

Voleva voltarsi, combattere al fianco di Shouto, potergli dire che il vuoto non sarebbe mai stato buio, se vi fosse stato lui al suo fianco.

Desiderava ferirsi, per annullare quella forza invisibile che lo controllava, che lo portava lontano da lui, dal ricordo del suo volto, dei suoi occhi, della sua pelle calda e perlacea, dal suo respiro regolare, dal suo profumo virile di suo marito.

"Shouto" il grido di lei gli colmò l'udito.

I suoi occhi slittarono sulla lama di una spada, il quale riflesso non vi era che il collo di Shouto, stretto con forza dalla mano imponente di Nomu.

Midoriya continuava a camminare.

La bocca di Shouto si spalancò, in cerca di quell'aria che non avrebbe mai avuto.

Con forza, con le proprie mani, colpiva inutilmente Nomu, mentre le proprie gambe si dimenavano.

Izuku vedeva la vita del suo amato abbandonarlo secondo dopo secondo.

Nella tortura che non sarebbe mai riuscito a dimenticare.

Avrebbe voluto gridare, piangere.

Il volto di Shouto, contorto in un'espressione di terrore, lo trascinava nella disperazione.

I doni di Todoroki erano nulli, ora che le forze lo stavano abbandonando in quel sonno che tanto agognava.

Finché non vide, con gli occhi offuscati, un vortice d'aria travolgere le nuvole oltre la voragine.

E Shouto tremò.

Era riuscito a mandare Hitoshi da Izuku, era riuscito a informarsi del suo dono, che mai falliva.

Eppure per quale motivo quella colonna era dovuta al dono di Izuku?

Todoroki alzò lo sguardo, incontrando, oltre il capo di Nomu, quelli smeraldini del suo uomo.

Izuku ne aveva abbastanza degli ostacoli, di coloro che impedivano lui di essere ciò che voleva, di vivere come egli desiderava, di portargli via colui che era divenuto la propria vita.

E gli occhi dello scudiero scomparvero, mentre le proprie gambe si mossero a suo esclusivo ordine.

Izuku, sulle spalle di Nomu, circondò le proprie braccia, dipinte di venature brillanti, attorno al collo della bestia.

Strinse i denti, le ossa del petto si disintegravano, mentre con le ultime forze che gli rimanevano, spezzò il collo di Nomu.

Shouto cadde a terra.

Annaspando aria, tossendo.

Finché non alzò lo sguardo e vide Nomu, cadere oltre la voragine.

Trascinando a sé, Midoriya.

Sto facendo un macello, stavo scrivendo e senza accorgermene ho premuto su pubblica.
Quindi non so quanto possa fare schifo ciò che avete letto in precedenza.
Questa è la versione corretta, quindi vi prego di non giudicare gli sbagli precedenti ♡
Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

Flightless Bird // TODODEKUHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin