5. Un frammento di ricordi

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Rufus offusca il tutto e sorride impercettibilmente: la prova era cominciata, ciò che gli era stato ordinato di fare, era andato a buon fine. Ancora una volta, non aveva tradito le aspettative della donna che serviva.

La Suprema ha sempre il viso coperto; lui lo avrebbe voluto vedere, anche solo un'altra volta. Mai avrebbe dimenticato la bellezza di quella donna, ma ora non gli era concesso di poterne godere e trarre beneficio dagli incantevoli tratti del suo volto. «Ottimo lavoro, Rufus. Il sogno che doveva illuminare la figlia di Danger è arrivato a destinazione. Quella sciocca di una Warrior non avrebbe mai avuto un'idea così geniale» sghignazza soddisfatta e comincia a camminare con le mani incrociate dietro la schiena. «La prima parte del piano ha avuto inizio».

«Chantal ce la farà, ne sono sicuro» la determinazione, la sicurezza, la serietà nel tono di Rufus: lui ripone fiducia nel giovane Angelo dai capelli biondi, sa che riuscirà a vincere, ancora una volta, una dura battaglia.

«Ne ha passate tante. Noi la stiamo mettendo alla prova: sarà abbastanza forte?». La Suprema ridacchia, prendendo posto alla sua poltrona nera di velluto. I manici terminano con due pomelli a forma di testa di serpente e le gambe sono nere laccate, di marmo, formano due code intrecciate l'una nell'altra.

Rufus si sporge oltre la ringhiera del balcone, nubi e oscurità da formare una fitta nebbia dominano la scena. Non vi è luce nel loro mondo al di là dell'immaginario, non vi è sole, ma solo buio. Nero. Niente bianco, la scena è sempre tetra, mai allegra. Sospira pesantemente, buttando fuori tutta la sua palpabile tensione. «D'altronde, è questo il destino della sua famiglia».

* * * * * *

Il discorso di Theodore è uno dei suoi soliti monologhi su quanto sia dispiaciuto per ciò che è avvenuto. Tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto per proteggere te e tua sorella: quante volte ho sentito queste parole? Sono stanca di sentirmi dire sempre le stesse cose, delle sue scuse, delle sue giustificazioni. Ho bisogno di fatti, ho bisogno di recuperare e solo quando lui mi avrà restituito ciò che mi appartiene, probabilmente potrò ricominciare a fidarmi. Dopo un lungo discorso sull'importanza della famiglia e su ciò che ne è rimasto - io, lui e Luce, già, perché Danger possiamo anche escluderla dal dolce quadretto - finalmente passa alle cose importanti. Poiché domani saremo all'Inferno, dopo questa prima seduta, dovrò aspettare una settimana per fare la successiva, ma nulla è stato lasciato al caso. Probabilmente dopo oggi sarò sfinita e debole per qualche giorno, bisogna sempre aspettare almeno una settimana prima di passare alla seconda seduta. Questa regola vale solo per le prime due volte, poi si può procedere in maniera più sistematica.

«Prima di cominciare, è necessario che io vi dica ancora una cosa. Vi lascio due settimane di tempo per pensare, per parlare, per allenarvi, dopodiché si comincia con la scelta della prossima capoclan». Io e Luce ci limitiamo ad annuire. Nel mio cuore, spero con tutta me stessa che mia sorella sia pronta a ricoprire questa carica, perché io non lo sono affatto. Non ho la stoffa per dirigere un intero clan di Angeli, io, che a malapena riesco a badare a me stessa. Non sono in grado di prendere le decisioni più giuste per la collettività, io, che non ne prendo mai una buona per quanto riguarda me. Sono troppo impulsiva per poter governare, non ho i requisiti per farlo. Luce è perfetta, ha il carisma di un vero condottiero, riesce ad infondere sicurezza e tranquillità, ha sempre la testa sulle spalle e riesce ad essere molto più razionale di me. A lei affiderei le chiavi del mondo.

«Bene, Chantal. È ora di cominciare. Luce non è qui soltanto per tenerti compagnia, lei ha un compito ben preciso. Ma non è qui che avverrà l'operazione, dobbiamo recarci nella Sala degli Specchi». La Sala degli Specchi è una vera e propria leggenda qui al Castello. A pochi eletti è concesso l'accesso e noi studenti non siamo tra quelli. È una Sala che contiene segreti e strumenti e che, a quanto pare, mi permetterà di recuperare la memoria. Da bambina la osservavo dall'esterno e cercavo un modo per entrarvi, una volta avevo preparato un piano per poter rubare le chiavi ed infiltrarmi. L'errore che avevo commesso? Non pensare che le chiavi che avevo rubato in realtà non erano altro che uno stupido tranello di Theodore. Non solo ero stata beccata, ma avevo anche fallito. Tutti desideravamo entrare in quella Sala e conoscerne il contenuto, ma nessun Angelo aveva mai provato ad entrare: era proibito, chiunque rispettava le regole. Ma non io, io ero ancora più curiosa, tutto ciò che era proibito mi attirava. Con gli anni, questo lato del mio carattere, senza dubbio non è mutato.

Fallen AngelWhere stories live. Discover now