15. Questioni complicate

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Le nubi, il buio, l'oscurità. Questo posto non mi è nuovo, ci sono già stata, sì, ma nei miei sogni. E infatti mi ritrovo proprio in un mio sogno, che odora di tensione e di domande che attendono una risposta. Non ho paura, nonostante tutto ciò sia inquietante, mi sembra di essere al sicuro e non conosco la ragione di tutta questa tranquillità che investe il mio corpo. Ma so che qui nessuno mi farà del male, come se ci fosse qualcosa di familiare. 

Le mie gambe si muovono da sole su un ponte fatto di nuvole grigie, vorrei fermarmi, ma non ho il pieno controllo del mio corpo, che sa già da solo dove sta andando. Peccato che la mia mente non riesca a capirlo. È come una grande terrazza, avvolta nel nulla tra le nubi ed il nero, eppure so che qualcuno abita qui. Una donna, con un lungo abito nero ed un mantello che le copre anche il volto, un uomo coperto come lei: entrambi non vogliono svelare la loro identità. Lei è assente, di spalle, ha le mani poggiate ad un calderone, lui le sta accanto, ma è voltato nella mia direzione. Già...senza viso però. Mi piacerebbe scoprire chi si cela dietro quei mantelli, ma come posso farlo? Non mi incutono timore, ma uno strano e sconosciuto senso di fiducia.

«Ehm, salve?» non so bene cosa dire o se sia il caso di cominciare una conversazione, ma non è la prima volta che mi ritrovo in questo posto e sarebbe bello poter capire il perché. Nonostante io non abbia il pieno controllo del mio corpo, è come se lo avessi sul sogno, come se lo stessi vivendo davvero. È tutto troppo reale per essere solo immaginario. So che questo luogo esiste davvero, forse è solo impossibile accedervi se non con la mente.

«Chantal». È la voce maschile a pronunciare il mio nome, la donna si fa sentire sempre molto poco, come se ci tenesse più dell'uomo a rimanere nella sua ombra. Sembra ricoprire una posizione importante e lui sembra rispettarla e venerarla.

«Che cosa ci faccio qui? Perché mi avete richiamata?».

«Questa domanda dovresti farla a te stessa, cara» loro vedono, loro sentono, loro sanno tutto. C'è una sorta di connessione, che si è creata non so come, che io non so spiegare. È inquietante, lo so, ma a me fa solo sorridere. Sentirmi legata ai "signori oscuri" mi dà uno strano senso di protezione. «Vedi, tu hai desiderato ardentemente di tornare qui per avere delle risposte o forse solo per farci delle domande. Sicuramente volevi incontrarci. Noi ti abbiamo soltanto accontentata».

Sospiro. Non me ne sono resa nemmeno conto, ma ho vissuto momenti di sconforto in questi giorni, il timore di non poter aiutare Dylan, di non riuscire a vincere questa battaglia. Non ho mai lottato così ardentemente per qualcosa, ma anche quando ti batti con tutta te stessa, la paura di perdere e di non riuscire a dare del tuo meglio, predomina. Le insicurezze vivono in me. E la posta in gioco è troppo alta. «Beh, lo ammetto...in effetti io avrei bisogno di parlare con qualcuno. Non so perché ho pensato a voi due, credo di aver fatto un enorme sbaglio. Vado via, forse è meglio».

Cerco di tornare sui miei passi, è stato stupido sperare di trovare delle risposte qui. In un sogno. Tutto questo è così assurdo. Probabilmente questa storia mi sta facendo impazzire. «No» quando mi rendo conto che il no proviene da una voce femminile, mi volto di scatto. Ha parlato. «Resta. Parla». È stata sintetica, poche parole, ma convincente. Se lo dice lei che se ne sta sempre zitta nel suo angolo oscuro, allora devo restare davvero. Sì, sto impazzendo, ho intenzione di parlare in un sogno con due persone che probabilmente non sono nemmeno reali.

Sospiro. Posso confessare i miei sentimenti, le mie paure, i miei pensieri: resteranno qui, incastonati in questo sogno, all'interno della mia mente. È come riporli in uno scrigno sicuro, so che non usciranno. Non so perché lo faccio, ma mi posso fidare. Ne sono certa.

Fallen AngelKde žijí příběhy. Začni objevovat