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Erano passate due settimane da quando Jungkook aveva visto Taehyung per l'ultima volta, il suo migliore amico era peggiorato. Aveva cercato in tutti i modi di raggiungerlo nel reparto di fronte, ma era sempre stato placcato da una schiera di infermiere che non lo facevano entrare. Gli aveva scritto più volte per messaggio, perché non gli rispondeva alle telefonate. Jungkook ormai conosceva alla perfezione il suo migliore amico, qualcosa non andava nel suo comportamento. Doveva stare troppo male per non presentarsi nella sua stanza, la sua voce doveva essere troppo debole per rispondere al telefono. Jungkook era preoccupato da morire, aveva bisogno di aiuto, e ormai poteva considerare solo un'altra persona come alleato lì dentro.

Aveva bisogno di Park Jimin.

Quella mattina attendeva con ansia le 7, l'orario in cui c'era il cambio turno. Se Jimin era stato assegnato al suo reparto quel giorno lo avrebbe visto. Fissò di continuo l'orologio appeso al muro, mimando con la bocca il passare dei secondi, e non appena la lancetta si spostò sul 7 Jungkook balzò in piedi ed uscì dalla stanza. Salutò con un buongiorno il capo degli specializzandi, il dottor Jin, che faceva la sua ronda mattutina, ed aspettò sull' uscio l'arrivo di Jimin. Attese per cinque minuti, ma non vide arrivare nessuno

'' dottor Park sei in ritardo stamattina! ''

'' mi scusi tanto capo, ho preso la metro sbagliata '' disse Jimin ansimando per la corsa appena fatta

'' due settimane e ancora non hai imparato? ''

Jungkook rise di gusto nel vedere la matricola nel pallone, e rise ancora più forte quando notò i suoi capelli. Erano completamente scompigliati, alcuni sparati verso l'alto, mentre altri cadevano confusi sulla fronte. Sembrava che avesse avuto una notte di passione indimenticabile

'' mi scusi dottore, inizio subito il mio giro dei parametri ''

'' vedi di darti una mossa, ma prima aggiustati quei capelli, che sembri uno spaventapasseri ''

Jimin si passò rapidamente le mani nei capelli, e dopo aver letto la cartella per vedere gli esami della giornata, iniziò il suo giro per rilevare i parametri vitali. Fece molto in fretta nelle prime stanze, perché quasi tutti i pazienti erano addormentati, e gli altri non gli rivolsero nessuna domanda, ma capì che avrebbe impiegato molto più tempo nella stanza 3245, perché Jungkook era in piedi davanti alla porta, che lo fissava. O era di ottimo umore quella mattina e voleva dargli il buongiorno, o aveva bisogno di qualcosa. Jimin optò per la seconda. Lo salutò, ma il più piccolo non gli rispose e lo strattonò dentro la stanza. Jungkook chiuse la porta, ed afferrò per le spalle Jimin, che era scioccato dalle azioni del ragazzo

'' mi devi aiutare '' esordì Jungkook

'' e cioè? ''

'' ho bisogno che mi porti da Taehyung, devo sapere come sta ''

'' in realtà volevo andarci anche io, non ho avuto molto tempo in questi giorni, se vuoi ti faccio sapere ''

'' tu non hai capito forse, ma io devo assolutamente vederlo ''

Jimin indietreggiò non appena Jungkook si fece più vicino. Continuò ad allontanarsi, finché non si ritrovò con le spalle al muro. Non riusciva a capire bene quello che stava succedendo, l'improvvisa vicinanza tra i loro corpi lo stava destabilizzando. Il viso di Jungkook era incredibilmente vicino al suo, talmente tanto che vide per la prima volta dei nei che era impossibile notare da lontano. Lasciò correre il suo sguardo per tutto il viso del ragazzo, studiandone i lineamenti.

Jungkook era bellissimo.

Tutto era perfettamente proporzionato, forse il naso era leggermente pronunciato, ma a lui donava. I suoi occhi, sempre carichi di rabbia, facevano intravedere una strana luce quella mattina, forse quella che soltanto Taehyung era in grado di far accendere. E poi le sue labbra, rosee e carnose al punto giusto, erano troppo belle per essere quelle di un ragazzo. Jimin si perse completamente nella contemplazione del viso di Jungkook, talmente tanto che non si accorse che il più piccolo gli stava parlando

'' allora mi aiuterai? ''

'' che cosa hai detto scusa? '' chiese Jimin

'' dobbiamo trovare un modo per andare da Taehyung, se le infermiere mi vedono con te credo mi lasceranno passare ''

'' o-ok, ma adesso sdraiati che ti devo misurare la pressione ''

Jeon Jungkook eseguì per la prima volta quello che gli aveva detto Jimin, e si andò a sdraiare sul letto. Era troppo preso per protestare, ed era troppo preso per notare che le guance del dottore erano arrossite. Continuava a scervellarsi per trovare un modo per vedere il suo migliore amico, ma più ci pensava e più temeva di aver capito il perché le infermiere non lo facevano entrare nella sua stanza. Molto probabilmente Taehyung aveva detto di non voler vedere nessuno, e questo stava a significare che le sue condizioni erano peggiori di quello che aveva immaginato

'' la pressione va bene, 120/80 '' disse Jimin mentre lo scriveva in cartella

'' allora ci stai? Mi aiuterai a vedere Taehyung? ''

Non appena gli occhi timidi di Jimin si scontrarono con quelli sensuali di Jungkook, il più grande sentì i battiti accelerare. Il suo cuore aveva iniziato un gioco strano, tutta quella situazione era assurda, così Jimin diede il suo consenso ed uscì velocemente dalla stanza. Chiuse la porta e si portò una mano sul petto. Il suo cuore stava battendo all' impazzata. Tutto era così nuovo e strano, non aveva mai avuto delle sensazioni del genere vicino ad un ragazzo, Jungkook lo stava mandando in confusione, ed il bello era che lui neanche lo sapeva. Stava diventando un pensiero fisso, dalla loro prima discussione poi non avevano più fatto pace, Jimin non era riuscito a chiedergli scusa, ma era come se non ce ne fosse stato bisogno. Quella litigata li aveva stranamente uniti, ed adesso erano in grado di parlare tranquillamente. Jimin sperava che tutti i giorni venisse assegnato al reparto di cardiochirurgia, perché anche se non era sempre a contatto con Jungkook, sapere che lui fosse lì un po' lo rassicurava. Era diventata un abitudine, lo cercava sempre, e non sapeva il perché. Si ripeteva che molto probabilmente era perché lo voleva aiutare.

Solo per quello.

Cercò di ritornare alla realtà, così scosse la testa ed iniziò di nuovo il suo giro. Finì in fretta gli ultimi dieci pazienti, e tornò da Jin, che era seduto al banco dell'accettazione a compilare qualche scartoffia, per dirgli che tutti i degenti erano stabili

'' dottore ho terminato il giro, le condizioni di tutti i pazienti sono stazionarie ''

'' perfetto, hai copiato tutto in cartella? ''

'' si dottore ''

'' ok, allora senti, ho un altro compito per te ''

'' mi dica '' disse Jimin eccitato perché il capo lo aveva appena preso in considerazione

'' il portantino oggi è in malattia, e qui siamo tutti impegnati, devi accompagnare un paziente a fare un ecocardiogramma ''

''ma dottore io dovrei assisterla nel giro visite '' protestò Jimin

'' non hai detto che i pazienti sono tutti stazionari? ''

'' si ''

'' quindi vuol dire che sono stabili, e quindi che non ci sarà nulla di nuovo da dire e che non dovrò cambiare terapia ''

'' ho capito, chi devo accompagnare? '' chiese rassegnato

'' stanza 3245, Jeon Jungkook ''

Jimin spalancò gli occhi non appena sentì quel nome. Cercò di ribellarsi a quella decisione ingiusta, perché lui era un chirurgo, lui doveva imparare qualcosa invece che scarrozzare i pazienti in giro, ma Jin lo congedò con un semplice gesto della mano. Aveva perso, così con il capo chino tornò in quella stanza, e diede a Jungkook la bella notizia che sarebbe stato lui il suo accompagnatore. Il più piccolo rise, e Jimin rimase sorpreso da quel suono. Non lo aveva mai sentito ridere, ed il che era strano, era scioccante, perché Jeon Jungkook non rideva mai

'' se ti fanno fare da portantino tutte le volte, questo vuol dire che fai schifo come dottore ''

'' sta zitto e mettiti seduto sulla sedia a rotelle ''

Jimin lo aiutò a mettersi una giacca sul pigiama, per fargli evitare di prendere freddo durante il tragitto, e dopo averlo sistemato, iniziò a spingere la carrozzina fino all' ascensore. Entrò e schiacciò il tasto numero 0, ormai stava iniziando ad orientarsi in quell' immenso ospedale. L'ascensore partì, ma non appena raggiunse il secondo piano si arrestò di colpo, facendoli sobbalzare entrambi. Le luci si spensero improvvisamente, facendo attivare solo la piccola lampadina di emergenza, che emetteva una flebile luce verdognola

'' che cosa diavolo è successo?? '' domandò Jimin con un velo di agitazione nella voce

'' credo ci sia stato un blackout '' rispose Jungkook tranquillo

'' un blackout?? Come è possibile? Negli ospedali non possono succedere queste cose! ''

'' succede a volte, vedrai che ci faranno uscire presto ''

'' quanto presto?? ''

Jungkook riusciva a vedere a stento Jimin, a causa del buio, ma aveva capito benissimo che qualcosa non andava. La sua voce, che solitamente era dolce e ferma, era improvvisamente divenuta fredda ed agitata. Si alzò dalla sedia a rotelle, che spostò verso la porta dell'ascensore, e fronteggiò Jimin, che stava iniziando leggermente a tremare

'' che diavolo ti prende? ''

'' n-niente, rimettiti seduto ''

'' stai tremando, e stai iniziando a sudare '' disse Jungkook mentre gli toccava la fronte con un dito

'' non ho niente, adesso rimettiti seduto ''

'' oh cavolo, stai avendo un attacco di panico, hai paura del buio? ''

'' no, ma dei luoghi chiusi, e se ci aggiungi il buio facciamo un addizione di panico ''

'' ti devo fare qualcosa? ''

'' mettiti seduto e basta, mi passerà ''

'' ho letto da qualche parte che si deve parlare, dobbiamo raccontarci qualcosa, così la tua mente si distrae, e pensa ad altro ''

'' ti prego Jeon Jungkook ''

'' allora, siamo entrambi di Busan, ti piace il mare non è vero? Io amavo andarci, fare lunghe passeggiate sulla spiaggia mi aiutava a sfogarmi. Adoravo andarci da solo, il rumore delle onde, gli stridii rumorosi dei gabbiani, tutto era così affascinante''

Jimin cercò di concentrarsi sulle parole di Jungkook, immaginando di trovarsi su una bellissima spiaggia di Busan. Si lasciò trasportare dai ricordi, pensando a quanto gli mancasse la sua città, il suo cibo. Quanto avrebbe voluto tornarci. Continuò ad ascoltare la voce soave del suo paziente, aveva ancora la sensazione di claustrofobia, ed infatti teneva gli occhi chiusi, ma iniziò lentamente a tranquillizzarsi. All'improvviso tutto cambiò quando Jungkook gli prese la mano, spalancò gli occhi di colpo, ricominciando a tremare, ma questa volta per l'eccitazione e non per la paura. Jungkook era troppo vicino, e questo gli provocava ogni volta delle strane sensazioni

'' perché tremi ancora? Non so quello che devo fare ''

'' parlami di te ''

'' parlarti di me? E perché? ''

'' fammi svagare la mente, lo hai detto tu, raccontami qualcos' altro ''

'' ero un ottimo studente! Lo so, non si direbbe dal mio aspetto, ma mi piaceva studiare quando ero a scuola. Non ero il numero uno della classe, ma neanche l'ultimo, arrivavo a metà classifica. Mi piaceva un sacco allenarmi, correre, fare gli addominali, li faccio tutt' ora a dire il vero, ma il mio fisico non regge più lo stesso ritmo. Ne faccio una decina e poi mi fermo per un oretta prima che il cuore mi esploda nel petto ''

'' quando ti sei trasferito a Seoul? ''

'' all' incirca un anno fa, volevo iscrivermi qui all' università, ma avevo le idee confuse, così sono rimasto fermo un anno e ho lavorato. Ho messo da parte un po' di soldi per l'affitto e la futura retta universitaria, visto che non volevo pesare ancora sui miei genitori, ma poi è successo questo piccolo incidente ''

'' come hai reagito? ''

'' a che cosa? ''

'' alla malattia ovviamente ''

'' queste sono domande troppo intime Jimin ''

'' sono più grande di te, quando lo imparerai? ''

Lo sentì ridere per la seconda volta in quella mattinata, ed era così strano. La risata di Jungkook era straordinaria, era divertente e coinvolgente, era un peccato che non ridesse di più, ma Jimin era contento, perché forse era uno dei pochi in quell' ospedale ad aver sentito quel rumore melodioso. Era felice che Jungkook si fosse aperto con lui, e che gli avesse raccontato del suo passato. Voleva sapere di più, voleva conoscerlo più a fondo, voleva scoprire tutte le sue paure ed incertezze. Il loro rapporto era cambiato in così poco tempo, e forse Taehyung aveva ragione. Jungkook era uno dei ragazzi più buoni al mondo, perché continuava a stringergli la mano anche se aveva smesso di tremare, perché era di fronte a lui in piedi e non era tornato a sedersi, nonostante fosse sicuramente stanco. Il buio nell' ascensore aveva ancora la meglio, ma gli occhi di entrambi si erano abituati a quella situazione

'' saremo fuori tra pochissimo '' sussurrò Jungkook

Jimin si sentiva come un ragazzino, eppure era lui il più grande tra i due. Era a suo agio, si sentiva protetto e quasi coccolato. Non capiva perché Jungkook si comportasse così, non capiva quel cambiamento repentino nel suo carattere, era scioccato, ma rimase ancora più scioccato quando Jungkook afferrò il suo viso, e gli diede un bacio sulle labbra.

Love YourselfWhere stories live. Discover now