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Jeon Jungkook si sentiva tremendamente affaticato, il suo corpo era stato privato di qualsiasi energia, le braccia e le gambe non rispondevano al suo controllo, e ciò gli fece ricordare i suoi primi giorni di ospedale. Era stato ricoverato dopo essere svenuto in una partita di calcio tra gli amici, il petto aveva iniziato a bruciargli, ed una nauseante sensazione di oppressione gli aveva tolto il fiato, fino a farlo accasciare sul prato di erba sintetica. Non ricordava molto di quegli attimi, solo un immenso dolore, l'incapacità di accettare il suo futuro infausto, e la grande rabbia nei confronti di tutte le persone sane che lo circondavano.

Un flebile raggio di sole entrò nella stanza, facendo brillare i vetri della sua piccola finestra, che era chiusa con il chiavistello, doveva aver piovuto per tutta la notte. Jungkook si sollevò sul letto, facendo forza con i gomiti, e si guardò attorno. Aveva ricordi confusi del giorno prima, era stato il compleanno di Jimin, aveva deciso di fargli una sorpresa, e si era dichiarato in un momento in cui la sua mente non stava ragionando adeguatamente. Si schiaffeggiò la fronte, dandosi dello stupido da solo, perché non riusciva a ricordare la risposta del suo dottore.

"perché l'ho detto così di fretta? Che cosa avrà pensato Jimin di me?!"

Si buttò di nuovo sul letto, emettendo un sonoro sospiro, e facendo tintinnare qualcosa sopra la sua testa. Alzò lo sguardo, e si accorse che due grandi bottiglie di vetro erano appese sopra di lui, e scendevano fino al suo braccio. Si ricordava di quelle flebo, ne aveva fatte parecchie nei suoi primi giorni, erano principalmente dei liquidi con dei sali, che venivano somministrate per far alzare la pressione.

Jungkook ebbe un lampo nella sua memoria.

Se stava facendo quella terapia era perché la notte prima era svenuto tra le braccia di Jimin, ed era per ciò che non riusciva a ricordare la sua risposta, perché molto probabilmente non l'aveva sentita, e questo rendeva il loro prossimo incontro ancora più imbarazzante. Era stanco di dover nascondere quello che provava, era stanco di aver timore di un rifiuto, ma se il dottore non avesse accettato la sua dichiarazione, il loro rapporto sarebbe sicuramente cambiato. Iniziò così ad immaginare una vita senza Jimin, ed un inspiegabile tristezza lo attanagliò. Era riuscito a smuoverlo con così poco, era riuscito a fargli amare di nuovo la quotidianità, e a dimenticare quell'odio che lo stava dilaniando da troppo tempo. Jungkook si perse tra i suoi pensieri, e non si accorse che qualcuno stava bussando dolcemente alla sua porta.

"oh, sei sveglio" disse Jimin prima di entrare nella stanza 

Il più piccolo si alzò di scatto, ma una fitta alla testa lo costrinse a rimanere seduto sul suo letto. Chiuse gli occhi, aspettando che tutto intorno a lui smettesse di girare.

"non sforzarti Jungkook, sei ancora debole" disse il dottore prendendo posto ai piedi del letto

"puoi avvicinarti se vuoi hyung"

Jungkook si mise seduto a gambe incrociate, e con le mani fece segno al più grande di raggiungerlo. Per la prima volta gli aveva parlato con rispetto, perché stranamente si sentiva il più piccolo in quella situazione. Solitamente era lui che prendeva in mano le redini del gioco, ma quella mattina era completamente vulnerabile di fronte agli occhi di Jimin.

"non chiamarmi così, ti prego"

"mi ricordo di ieri sera.." esordì d'un tratto

"ti prego, fermati"

Jungkook disobbedì come suo solito, e si avvicinò a Jimin, facendo attenzione che i fili della flebo lo seguissero. I loro corpi erano di nuovo vicini, e non appena sfiorò la guancia del maggiore, un'improvvisa scossa di piacere lo pervase.

Quello non era sicuramente un sentimento di amicizia.

Portò entrambe le mani sulle guance paffute di Jimin, e spostò la sua testa, il giusto per far scontrare le loro fronti. La punte dei loro nasi si sfioravano delicatamente, ed un misero velo d'aria separava le loro labbra.

Love YourselfWhere stories live. Discover now