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Jungkook camminava furioso di fronte alla sala d'attesa della camera operatoria, avanti e indietro, destabilizzando la finta quiete dei presenti. Jimin lo guardava da lontano, pensieroso se intervenire oppure no.

Dovevano parlare.

Il dottore inspirò dell'audacia e si tuffò. Poggiò una mano sulla spalla del più piccolo, che si voltò di scatto, rimanendo imbambolato. I suoi occhi erano vitrei, privi di vita, ghiacciati, come il corpo inumidito dalla pioggia.

"vieni con me" sussurrò Jimin

"no... io devo aspettare... devo sapere-"

"ci vorrà del tempo ancora, andiamo ad asciugarci"

Jimin afferrò la mano di Jungkook, e lo portò verso gli ascensori. Quel contatto leggero aveva fatto rabbrividire entrambi, un piccolo gesto d'affetto, ma che in quella giornata rappresentava il sole che vinceva contro il maltempo. Il più grande spinse il tasto per il terzo piano, e condusse con gentilezza il più piccolo verso gli spogliatoi.

Aprì il suo armadietto, agguantò due divise pulite, e ne lanciò una a Jungkook, che con riflessi pronti la afferrò al volo, a mezz'aria.

"cambiati, o ti ammalerai"

Jimin iniziò a spogliarsi per primo, slacciò i pantaloni della tuta, si tolse ogni indumento bagnato, e si asciugò velocemente con un asciugamano che aveva rubato dall'armadietto di Hoseok, il maggiore aveva sbagliato a dirgli la sua combinazione.

Jungkook era immobile davanti alla porta, lo sguardo fisso verso il basso, ad ammirare le sue scarpe inzuppate, e le goccioline di acqua che colavano dai suoi vestiti. Si sentiva tremendamente in colpa, aveva pensato per giorni a delle parole da dire al suo fidanzato, ma non era riuscito ancora a trovare nulla di buono, e solo per quello non era andato a trovarlo. Jin gli aveva raccontato dell'operazione, e che nessuno aveva dato alcuna possibilità di recupero a Jimin.

"mi dispiace hyung..." esordì d'un tratto

Jimin si sistemò la casacca della divisa, si spazzolò i capelli, e piantò lo sguardo su Jungkook. 

Il suo cuore perse un battito di felicità.

 Il minore era l'unico in grado di aiutarlo a volare, era l'unico capace di sollevarlo dalle sue paure, nonostante molto spesso ne fosse la causa, ma i suoi occhi, le sue parole, la sua voce soffice, tutto della sua essenza fece capire al maggiore che quel sentimento si era trasformato in qualcosa di troppo grande.

Park Jimin era follemente innamorato di Jeon Jungkook.

"sei stato uno stronzo" ammise

"lo so hyung"

"avevo bisogno di te"

"perdonami"

"ho pianto fino a sentire gli occhi bruciare, ho gridato fino a graffiarmi le corde vocali"

"è colpa mia"

"avrei solo voluto averti al mio fianco, sentire le tue mani sulle mie spalle che mi consolavano, e avrei voluto sentire la tua voce, che mi diceva che sarebbe andato tutto bene"

"sono un idiota"

Jimin si avvicinò a Jungkook, che per tutto il tempo aveva continuato a parlare con il pavimento, incapace di sollevare il capo per la vergogna. Il più grande afferrò i lembi inferiori del maglione del più piccolo, e lo forzò a toglierselo. Passò la parte asciutta dell'asciugamano sul collo del minore, per poi scendere sulle braccia, e risalire sui pettorali, dove si fermò.

"no Jungkook, l'idiota sono io"

"ma che stai dicendo hyung?"

"l'idiota sono io, perché non posso più fare nulla senza di te, e mi è bastato rivederti un attimo per capire tutto questo"

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