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Non mi piace scrivere all'inizio, ma dovevo farlo perché volevo prepararvi al capitolo, insomma, mi dovevo far perdonare visto che non ho avuto internet per una settimana e non appena ne ho avuto la possibilità ve l' ho postato, e che altro dirvi, buona lettura, sono quasi sicura che vi piacerà!  


Jimin si abbandonò sotto il getto dell'acqua per un ora, il tempo necessario per sentire i muscoli sciogliersi, e tornare a vivere. Erano successe talmente tante cose in quelle ultime ventiquattro ore, che era in uno stato di completa confusione. Aveva fatto troppo per essere solo uno specializzando alle prime armi, aveva assistito ad un operazione al cervello per dieci ore di fila, senza mai spostarsi per un secondo, aveva litigato con il suo paziente, urlando all' interno delle corsie del reparto, e poi si era buttato a capofitto in una farsa messa in piedi dal suo coinquilino

" forse dovrei imparare a dire di no "

Jimin borbottò uscendo dalla doccia, frustrato per tutte le cose che avrebbe dovuto fare per riconquistare la fiducia di Jungkook, per salvare Taehyung, e per aiutare Yoongi. 

Prese un asciugamano dal lavabo, ed iniziò ad asciugarsi lentamente il corpo, e dopo essersi accorto di aver dimenticato le mutande, se lo allacciò alla vita, tornando in camera sua con i capelli ancora bagnati. Entrò velocemente, e dopo aver preso un paio di boxer neri in fondo al cassetto, tornò in bagno. 

Aprì la porta, rabbrividendo non appena percepì la differenza di temperatura sulla sua pelle, e sgranò gli occhi quando intravide una figura affascinante piegata davanti allo specchio. Era impossibile, Jeon Jungkook era nel suo appartamento, nel suo bagno, con i capelli scompigliati dal calore, una felpa nera, e dei jeans chiari strappati sulle cosce. Era bellissimo, ma anche irreale, e per quello gridò dallo stupore

" che diavolo ci fai in casa mia?! "

Jungkook si girò di scatto, la bocca spalancata a quella visione celestiale, Park Jimin era mezzo nudo di fronte ai suoi occhi. Aveva un corpo statuario, una pelle ramata, addominali scolpiti, e delle cosce muscolose da far girare la testa. Stava iniziando a sentire troppo caldo, il cuore aveva intrapreso una corsa pericolosa, le pulsazioni stavano aumentando troppo velocemente, ed il suo stomaco ormai era sottosopra 

" Jeon Jungkook che ci fai fuori dall' ospedale?? Sei scappato?!"

" n-no, non è come sembra " balbettò il più piccolo

" come facevi a sapere dove vivo? Come sei arrivato fino a qui?? Ti senti male?!"

Jimin sparò a raffica le domande, una dopo l'altra, preoccupato per il cambiamento di carattere del suo paziente. Lo aveva lasciato quasi tra le lacrime, che gli sbraitava contro, era consapevole che aveva rotto quel sottilissimo legame che li univa, ed ora se lo ritrovava davanti con un espressione indecifrabile. Si avvicinò lentamente, ed ad ogni suo passo in avanti Jungkook si allontanava di uno. Continuarono così, fino a quando le spalle del più piccolo non trovarono il capolinea sulle piastrelle bagnate della doccia

" rispondimi Jungkook, che cosa ci fai in casa mia? "

" non è come sembra " rispose flebilmente

" lo hai già detto "

Jungkook era nel panico, Jimin era troppo vicino, e sentire l'odore del bagnoschiuma sulla sua pelle lo stava facendo agitare, in un attimo aveva dimenticato perché ce l'avesse tanto con lui. Sapeva di aver sbagliato ad urlargli contro, ma era semplicemente frustrato perché il dottore non lo aveva reso partecipe nella sua vita, lo aveva allontanato nel momento in cui lo sentiva più vicino, distruggendo con poche azioni quello che avevano costruito.

Love YourselfWhere stories live. Discover now