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Jimin aprì gli occhi, regalandogli il tempo necessario per abituarsi alla luce del sole che penetrava dalla finestra, e che illuminava la sua piccola stanza. Sentiva freddo, la sua pelle era ghiacciata, e rivestita da brividi. Alzò la coperta, notando che non indossava la maglietta, ma che aveva gli stessi pantaloni della sera precedente. 

Si raggomitolò sotto il mantello di piume, ma capì ben presto che il gelo che sentiva non era causato dall'inverno che oltrepassava le pareti della sua casa, ma semplicemente perché il lato del letto vicino a lui era vuoto.

Ruotò la testa alla ricerca di Jungkook, ma il più piccolo non era nella stanza. Una spiacevole tristezza gli rubò il cuore, si aspettava di trovarlo lì, di vedere il suo volto, di dargli il bacio del buongiorno appena sveglio

" stavi cercando me?"

Jungkook si presentò con i capelli bagnati, ed uno spazzolino in bocca. Si poggiò alla porta, buttando il peso del corpo sulla spalla destra, ed incrociando le caviglie

" certo, che stavi facendo?"

" a te che sembra?"

" dovevi aspettare che mi svegliassi"

" perché volevi farmi compagnia?"

Le parole del più piccolo uscirono distorte, ma raggiunsero le orecchie di Jimin in modo ben comprensibile. Una scarica di imbarazzo gli fece avvampare le guance, costringendolo a puntare lo sguardo verso un punto indefinito della coperta

" che c'è, ti vergogni hyung? Ma come? Ieri mi chiedevi di toglierti i pantaloni"

Jimin morì internamente, ricordava quello che era successo, ricordava l'audacia che l'alcool gli aveva tirato fuori, l'incredibile ed inaspettata dolcezza di Jungkook, e ricordava i baci, tanti baci.

Afferrò un cuscino, e lo lanciò contro il più piccolo, che lo schivò prontamente, ed uscì dalla stanza salterellando, tronfio di aver vinto la conversazione.

Jimin si alzò, prese un maglioncino bianco dall'armadio, e dopo essersi vestito cominciò a riordinare. Aveva le vertigini, la testa era come compressa in una morsa, che ad ogni movimento stringeva la presa. L'alcool era un amico ed un nemico allo stesso tempo

" io sono pronto, ti aspetto in cucina"

Jimin sobbalzò nel sentire la voce di Jungkook dietro l'orecchio, faceva uno strano effetto averlo così vicino dopo tanto tempo. Si girò, e si sedette sul materasso per la sorpresa. I suoi occhi brillarono, il suo cuore palpitò, e la sua bocca si spalancò dallo stupore.

Jungkook si ergeva in tutto il suo splendore di fronte a lui, indossava una camicia di un blu intenso, un colore che richiamava la profondità degli oceani, e che spiccava sulla sua carnagione, e si abbinava alla perfezione ai suoi capelli corvini

" pronto per cosa?" si lasciò sfuggire il dottore

" sei impegnato oggi?"

" no, è il mio giorno libero"

" allora fatti una doccia, vestiti, e usciamo"

" io e te?" chiese senza saliva

" ti dispiace?"

Jungkook sorrise, e si piegò sulle ginocchia, il tanto per raggiungere il viso di Jimin e prenderlo tra le mani. L'area sui suoi zigomi era rossa, e le palpebre sbattevano inarrestabili.

Di nuovo quell'interminabile dualismo.

Innocenza.

Sensualità.

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