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Erano passate due settimane da quando Jungkook e Jimin si erano messi insieme, ed il più grande ancora non era riuscito a raccontargli la verità su Yoongi, non aveva trovato il momento adatto. Erano stati giorni difficili, in cui il lavoro in ospedale era aumentato in modo esponenziale, ormai le infermiere ed i medici dei vari reparti iniziavano a fidarsi degli specializzandi, e per questo gli venivano affidati più incarichi rispetto all' inizio. Jimin non aveva tempo per stare con Jungkook, si divideva tra il pronto soccorso, e gli affiancamenti in camera operatoria, non riusciva neanche a respirare, era placcato, da una parte sentiva il peso degli obblighi che il dottor Jin gli imponeva, dall'altra aveva la costante pressione della sorellastra di Yoongi, che cercava qualsiasi modo per incontrarlo

" credo che impazzirò! "

Jimin urlò esasperato nello sgabuzzino della biancheria pulita, era l'unico posto in cui riusciva a ritagliarsi dieci minuti di tempo da solo, un luogo dove difficilmente qualcuno ci metteva piede, se non la mattina per il rifacimento dei letti. Si sentiva in trappola, uno strano nodo di ansia si era impossessato della sua gola.

Il dottore si accasciò al suolo, poggiando la schiena sulla sfilza di lenzuola bianche nell'armadio, e lanciò un sospiro di stanchezza. Nessuno sembrava essere in grado di capirlo, doveva sopportare sempre le preoccupazioni degli altri, doveva aiutare tutti, mentre lui rimaneva da solo, chiuso in uno sgabuzzino, per riprendere fiato.

Il cellulare iniziò a vibrare, destando Jimin dai suoi pensieri contorti. Spalancò gli occhi non appena vide il nome sullo schermo, inspirò con forza, si schiarì la voce un paio di volte, e rispose con un tono apatico

" pronto? Si Suran, sono in ospedale in questo momento. Ah sei in caffetteria? Dammi cinque minuti e arrivo da te "

Jimin si alzò, stirandosi il lungo camice bianco con le mani, ed uscì dalla stanza, lasciando le sue preoccupazioni dietro la porta. Si destreggiò tra i vari reparti, prima di scendere al primo piano e raggiungere la caffetteria del Seoul National University Hospital. Un immenso luogo di ristoro nella hall dell'ospedale, dove il personale sanitario si rifocillava a tutte le ore del giorno e della notte. Entrò attraverso la grande porta di vetro dell' ingresso, e fece un cenno con il capo quando vide una piccola ragazza dimenarsi dal tavolino di fronte a lui

" Jimin!"

" Noona, buongiorno"

Jimin prese posto sulla sedia di fronte a Suran, e la ringraziò non appena notò che la ragazza gli aveva ordinato un caffè

" allora, mattinata impegnativa?"

" come tutte le altre del resto"

" hai visto Yoongi?"

" è il suo giorno libero oggi, non verrà in ospedale"

" beh allora direi che è il momento perfetto per parlare"

Jimin prese tra i denti la cannuccia verde del suo lungo caffè, ed iniziò a sorseggiare lentamente, ponendo lo sguardo sull' aspetto di Suran. La ragazza aveva i capelli raccolti in una lunga coda di cavallo, un trucco pesante, che non riusciva comunque a coprire le profonde occhiaie che dominavano il suo viso, sembrava stanca, e molto preoccupata. Il dottore attese pazientemente, già elaborando eventuali risposte sulla sua finta relazione con Yoongi, ma quello che Suran gli chiese lo spiazzò completamente

" ho bisogno del tuo aiuto"

" del mio aiuto??" domandò Jimin alzando un sopracciglio

" non mi importa se mio fratello è innamorato di un ragazzo, non mi importa se state insieme"

Suran si bloccò all' improvviso, ed iniziò a piangere silenziosamente, mettendo in difficoltà Jimin, che non capiva che piega stesse prendendo quella conversazione. Non era mai stato bravo a consolare le persone, si trovava in difficoltà ogni qualvolta vedeva delle lacrime

Love YourselfWhere stories live. Discover now