❇ Introduzione ❇

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«Dall'eliminazione per plagio alla vittoria. Tutto molto italiano, per dirla con Stanis, ha vinto l'italietta. Ha vinto il malaffare. Hanno vinto 'gli amici degli amici'. Se dovessimo decidere di andare all'Eurofestival facendoci odiare con questa canzone, piuttosto faremmo meglio a non presentarci mai. »

Rockol.it by Frida Morgan, 11. 02' 2018



La poltrona in velluto rosso, in cui ero accomodata, sorseggiando un caffè accompagnato dal mio solito croissant integrale quella mattina, restringeva fin troppo le mie minimamente accentuate natiche.
Il dubbio che stessi ingrassando di critiche, si insinuò in me.

Dalla finestra di quell'ufficio di fortuna scorgevo il mare, movimentato da un leggero vento, con cui il sole si stava divertendo a riflettersi senza pudore.

Le mie unghie laccate rosso ruby di Mac, stringevano il mouse con cui ero intenta a pigiare su ogni cestino esistente nella mia casella mail, piena zeppa di desideri di rettifica, di insulti alla mia persona, di minacce di quattordicenni in piena crisi ormonale.

Mi feci scivolare tutto addosso, mentre nella stanza, risuonava "You're the best thing about me" degli U2.

Questa era la musica che le mie orecchie volevano udire.

Trasformai in parole, quello che mi stava passando per la testa e lo condivisi sui miei social.

Twitter e il suo stupido limite di caratteri da inserire, una vera tragedia per chi era privo del dono della sintesi, come me.

Insomma, mi ritrovai limitata ad esprimere il mio pensiero, ma che importava, avevo ampliamente dato il meglio di me in quell'articolo dedicato ai vincitori di Sanremo 2018.

E quell'articolo, sembrava essere la mia rovina, piuttosto che il mio trampolino di lancio.

La mia prima volta nel trovarmi a dare la mia opinione ad un festival così importante, anziché rendermi brillante e innovativa agli occhi del popolo, mi rese pungente e irriconoscente verso un talento evidente.
Il problema era che io non stavo contestando il talento dei due artisti, che a parer mio continuavano a funzionare meglio divisi anziché in coppia, e che le canzoni migliori che avevano scritto le avevano stupidamente donate ad altri piuttosto che tenerle per se, creandone un capolavoro.

Il mio fardello era sospeso sul desiderio di quei due individui nel fare giustizia con una canzone, nel dare un messaggio di pace che di moderno non aveva nulla.
Si, la storia della guerra da sconfiggere con l'amore, senza buttare odio sull'odio, era di facile commozione per tutti, ma a me questa banale furbizia non aveva colpito.
A dire la verità la canzone di Ermal Meta e Fabrizio Moro mi annoiava come una strampalata musichetta dello Zecchino d'oro.
E il livello era pressoché identico.

Me li immaginavo i bambini, fare un coro alle loro spalle, mi aspettavo qualcosa del genere nella serata dedicata ai duetti, ma in quell'occasione mi avevano stupito con la decisione di chiamare Simone Cristicchi a leggere una lettera, per poi iniziare a cantare con loro.
Mi avevano colpito, ma non a tal punto da considerarli degni di vincere, non con un pezzo già pubblicato e riadattato all'occorrenza.

Troppo facile usare il sociale per arrivare al cuore delle persone quando non si ha niente da dire.

Quell' ennesima frase, rincarava la dose di quel velenoso articolo.

Chiusi il portatile, lo misi nella sua apposita valigetta e decisi di fare un ultimo giro per le vie di Sanremo, prima di tornare nel mio loft a Milano, decidendo quale sarebbe stata la mia prossima avventura.

Ebbi il tempo di indossare il mio cappotto midi di Burberry color cammello, quando udì bussare alla porta.

«Avanti.»
Esclamai, credendo si trattasse di Linda, l'assistente che mi aveva accompagnato in ogni tappa del mio soggiorno qui.

«Buongiorno.» Disse di rimando, l'uomo che al suo posto, mi trovai davanti.

Dai tatuaggi che si intravedevano dalla sua camicia sbottonata, i suoi capelli scompigliati e lo sguardo dark e penetrante, capì che Fabrizio Moro si era presentato al mio ufficio e il suo modo brusco di chiudersi la porta alle spalle, mi fece intuire che il nostro, sarebbe stato un incontro tutt'altro che amichevole.

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