❇ 3) Seconda Parte

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Avevo davanti a me, una delle persone più improbabili da incontrare ad un evento di quel genere.

Da cui soprattutto, non volevo farmi vedere in un modo diverso da quello in cui aveva imparato a conoscermi.

Bella merda, farmi vedere da Ermal Meta in jeans e Converse come una qualunquista delle sue fan.

«La più sorpresa sono io.» Constatai che era anche accompagnato da una donna, che mi sembrò essere la sua fidanzata.

Estrasse una delle mani, che aveva sprofondato nelle tasche di un lungo cappotto blu e la porse verso di me, che ricambiai il gesto senza battere ciglio.

«Lei è Sabrina, la mia compagna.»

«Piacere, Frida.» esclamai, porgendo la mia mano verso di lei, che la strinse gentilmente di conseguenza.

« Piacere mio. Credo di conoscerti, sei Frida Morgan, giusto?»

«Spero che tu mi conosca per qualcosa di positivo che ho fatto.» Ironizzai.

«Adoro i tuoi articoli, li leggo spesso per via del mio lavoro. Sono una speaker radiofonica per T L R.»

«Oh conosco bene quella radio. Manda avanti solo gli artisti che appartengono alla loro etichetta discografica, massacrando tutti quelli che ne sono esclusi. Non è un onore che uno dei miei articoli venga letto dentro quel covo di venduti.»
Mi esponevo a ruota libera, dopo tutto io non avevo mai nascosto le mie opinioni.
Non volevo fare un sorriso di cortesia a quella donna, senza dirle che mi offendeva il suo accostarmi a quel branco di incapaci per cui lavorava.

«Ovviamente, non penso che tu sia un incompetente nel lavorarci, anzi sicuramente sarai la più brillante lì dentro, ma ecco non ho una buona stima di quell'ambiente.»
Cercai di mediare le mie affermazioni.

«Fai bene a pensarlo.» Rispose lei, in tutta tranquillità.

«Anche io la penso come te. Ne parliamo continuamente. » Disse Ermal, spiazzandomi con la sua solidarietà.

«Da te però non accetto più questo atteggiamento, avevamo già chiarito.»

«Cosa? Che se sono qui è solo perché hanno invitato te?»

I toni si erano accesi tra i due, come se io avessi gettato benzina su un fuoco già in fiamme.
Non volevo creare incomprensioni tra loro, così decisi di lasciarli soli.

«Vado a prendere da bere. A dopo.»

Lo sguardo di Ermal era scuro, come scontento. Raramente lo avevo visto in quella luce prima di allora.

Nessuno dei due mi aveva risposto ma capì la circostanza e non gli diedi molta importanza.
Li osservavo da lontano, discutevano meno animatamente, ma sembrava che stessero continuando a confrontarsi su un argomento che affliggeva l'equilibrio di entrambi.

Betta Lemme, stava iniziando a suonare, mi voltai spostando l'attenzione su di lei, ma decisi di restare in piedi, in quello stesso punto.
Le casse troppo vicine mi avrebbero impedito di ascoltarla nel modo che meritava, se mi fossi spostata da lì.

«Anche io, preferisco sempre le angolazioni distanti. Distaccate, sfocate.»

Ermal mi aveva raggiunto nel giro di un istante, senza che me potessi accorgermene.
Era dietro di me, sussurró quelle parole vicino al mio orecchio affinché le sentissi, nonostante il frastuono in sottofondo.
Quell'uomo, aveva la capacità di tramutare in poesia, qualunque frase uscisse fuori dalla sua bocca.

«Apprezzi meglio la melodia. I bassi, il piano, i violini
Risposi, senza voltarmi verso di lui.
Preferì che restasse alle mie spalle.

«I violini, quando ci sono!» Schernì.

«Si in questo caso è tutto molto elettronico, hai ragione.»
dissi con serenità, mantenendo la mia posizione.

«Si perde un po' della magia.»

«Mi trovi d'accordo.»
risposi, osservandolo con aria sognante.

Non vidi più la sua Sabrina nelle vicinanze, probabilmente si era allontanata per raggiungere qualche suo collega.
Si dava il caso che Ermal, non conoscesse nessuno oltre me e avesse deciso di avvicinarsi esclusivamente per quel motivo.

Non c'erano secondi fini, continuai a ripetermi.
La cosa più difficoltosa per me, era capire la giusta distanza da tenere con le persone.
Nella mia mente esisteva una linea immaginaria, che divideva me dalla gente e in mezzo c'era un confine di fiducia e indifferenza.
Una continua guerra in cui non sapevo mai scegliere da che parte stare.
Nel dubbio, usavo sempre l'istinto, sbagliando sempre.
Ma non poteva essere un errore, mostrare ad Ermal, il mio dispiacere per ciò che era accaduto poco prima.

«Ermal, mi dispiace se le mie opinioni hanno causato qualche attrito tra te e la tua compagna poco fa.
Non era mia intenzione.»

«Quello che hai toccato, è l'unico argomento di scontro tra noi. Ma siamo anime gemelle, lo siamo da nove anni. »
...
«Piuttosto, volevo ringraziarti a nome mio e di Fabrizio per le belle parole che hai scritto sul nostro instore. Non ce lo aspettavamo.»
Si lascio guidare dalla foga di voler cambiare argomento, dopo aver tentennato qualche secondo.

«Chi dei due non se lo aspettava?»

«Più lui di me.»
Rise.

«Diciamo che ho sempre ispirato più fiducia in te.»

«Non ti ho cercato per non risultare troppo invadente, ma questa è stata una buona occasione per ribadirti che se vuoi ancora accettare quella proposta di seguirci, è ancora valida.»

«Hai la faccia di uno che non accetta un no come risposta

«Ci terrei e credimi, ci tiene anche Fabrizio, anche se per lui è più difficile dimostrarlo

«D'accordo, dopo che mi hai visto nei miei panni normali, direi che io non abbia più segreti. Fammi avere nel mio ufficio le date, le cercherò di intersecare con i miei prossimi impegni. Ma non vi prometto che potrò esserci sempre.»

«Quello che puoi, basterà.
Ne sono certo.
So che sarà così.
Se non ti dispiace raggiungo Sabrina o penserà che me ne sia tornato a casa annoiato. Buona serata.»
Mi liquidò con fretta, esclamando quella frase tutta d'un fiato.
Era in difficoltà e non ne capivo il motivo.

«A te. Ermal
risposi, stringendogli la mano.

Durante il tragitto di ritorno a casa, ripensai all'atteggiamento di difesa che mi aveva riservato Ermal, dopo che c'eravamo scambiati più delle solite due parole a cui eravamo abituati.

Ricevere un suo messaggio, poco dopo, mi confondeva ancora di più.

Scusa il disturbo...

Già lì, avrei voluto stoppare, rispondendogli «Tu non disturbi mai.!»

Il messaggio continuava.

...Ma era troppo figa la maglietta degli AC DC.
Non ti facevo così "normale".
Mi hai spiazzato
Volevo che lo sapessi
Buona notte Frida.

L'aveva buttata sulla simpatia, sicuramente con la complicità della sua compagna accanto e la sua totale approvazione.
Non lessi malizia, volontà di fare il provolone.
Solo ironia, stima e desiderio di instaurare un rapporto. Spingersi più in la delle apparenze.

Avevo sempre avuto l'impressione di sbagliare nel mostrarmi per come ero, ma forse qualcuno stava apprezzando i miei modi di fare.
Uno come Ermal, non avrebbe mai usato le debolezze di una donna per emergere.




"Le debolezze di una persona sono come degli spazi bianchi, è solo lì che puoi scriverci qualcosa."

-Ermal Meta

Non abbiamo armi {MetaMoro}Where stories live. Discover now